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Carlo Verdone riceve il dottorato honoris causa all’Università Tor Vergata

Verdone: "Non potevo ricevere regalo più bello"

Pubblicato:22-11-2017 17:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:55

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ROMA – “Per aver offerto un quadro autentico delle evoluzione antropologica e sociale del nostro Paese, per aver valorizzato la cultura e il territorio di Roma, per aver conservato e rielaborato lo spirito indagatorio della grande commedia all’italiana”. Sono le motivazioni che hanno portato l’università di Roma Tor Vergata a conferire questa mattina il dottorato honoris causa ad uno tra i registi ed attori più amato nella Capitale e nel resto d’Italia, Carlo Verdone.

Verdone: “Non potevo ricevere regalo più bello”

La cerimonia si è tenuta nell’aula Ennio Morricone della Facoltà di Lettere e Filosofia di Roma 2, di fronte a centinaia di giovani studenti e al rettore Giuseppe Novelli. “Questa prestigiosa sorpresa- ha commentato Verdone, inizialmente molto serio e quasi commosso- giunge esattamente nell’anniversario dei miei 40 anni di attività nello spettacolo e nel centenario della nascita di mio padre Mario. Più bel regalo non potevo riceverlo. Di incontri ne ho fatti davvero tanti ma oggi posso dire di essere emozionato e anche di essermi commosso mentre il professor Spagnoletti ha ripercorso la mia carriera”.

La dedica alla famiglia e a Roma

“Io devo tutto alla mia famiglia e a Roma– ha poi continuato Verdone ripercorrendo la sua vita e la sua carriera, con la voce quasi rotta dall’emozione, senza filtri- Sono stati i miei a spingermi all’entusiamo nel guardare questa città e a farmi coltivare in me lo stupore verso l’essere umano, il quartiere e la città. Ricordo che dalla mia terrazza che dava a 360 gradi sulla città il mio occhio andava sempre sul Gianicolo, il suo faro, ma soprattutto su ponte Sisto, che negli anni ’70 era il ponte dei suicidi”.


“Una volta scesi a vedere il recupero di un cadavere da quel ponte- ha ricordato Verdone- Era interessante ascoltare quello che diceva la gente mentre i sommozzatori tiravano su il corpo: ognuno creava una storia di fantasia su quanto successo. ‘Si è suicidata ‘na contessa de Trastevere’ diceva uno. E un’altra rispondeva: ‘No so’ due sorelle’. ‘No no, pare che è un cinese’ diceva un terzo e un altro aggiungeva: ‘e mò che ci stanno cinesi a Roma?’. Ecco, il mio cinema nasce proprio da questo tipo di osservazioni”.

“Nei miei film una Roma che stava scomparendo”

“Per i miei primi film- ha ricordato ancora il regista- scrissi storie su una Roma che avvertivo stava scomparendo e su un’anima popolare che si stava dissolvendo. ‘Un sacco bello’ è un omaggio alla città di come me la ricordavo in quegli anni e quando mi affacciavo dalla mia terrazza. Una Roma piena di personaggi inadeguati lontani, ad esempio, da quelli di Gassman che rimorchiava le donne. I miei erano ragazzi spaesati dalle ragazze, nella fase del femminismo”.


“Naturalmente voglio molto bene anche a film successivi e più malinconici- ha aggiunto Verdone- Penso ad un film autobiografico come ‘Al lupo al lupo’, girato nei luoghi dove la famiglia Verdone andava spesso: Siena, la città di mio padre, il Chianti e la Val d’Orcia. Quello è un film che mi è molto caro”. Verdone ha ripercorso tutti i suoi film davanti agli studenti, spiegandone la genesi, uno ad uno: dall’osservazione dei cafoni in ‘Viaggio di nozze’ ai mitomani anni 90 ritratti in ‘Gallo Cedrone’.

“Il mio amico Toni Servillo- ha confessato- mi dice sempre che il film con la migliore recitazione, quello che fa vedere a suo figlio per fargli capire come si recita, è ‘C’era un cinese in coma’. Lui tenta sempre di imitarmi nella scena in cui sono legato al letto- ha aggiunto ridendo- ma non gli viene bene”.

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“Ora- ha concluso Verdone- Roma sta cambiando ma bisogna avere sempre molta attenzione nel giudicarla e il dono dell’indagine nell’analizzarla. Io ho fatto del mio meglio e non è facile proseguire. Resta però la voglia di osservare i dettagli: andrò avanti finché posso e mi darò il cartellino rosso da solo prima che me lo darà il pubblico. Poi magari farò un film solo come regista, scriverò libri o sceneggiature”.

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“Per premiare un commediante ci vuole un certo coraggio- ha concluso il regista dottorando- Questo attestato di stima da parte dell’università di Tor Vergata non potrà che responsabilizarmi sui prossimi lavori che mi attendono. Cercherò, con una crescita entusiasmo, di meritarmi ciò che è stato scritto da un importante motivazione che mi assegna il dottorato. Sono nella fase più matura della mia carriera ma ho ancora tanta voglia di continuare ad osservare, analizzare e rappresentare questa realtà così complessa, così ricca di contraddizioni e di veloce trasformazione”. Al termine della cerimonia l’università ha intitolato la sala del cinema interno al padre del regista, il critico ed intellettuale Mario Verdone.

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