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Regioni, Osservatorio Orti: “Campania cresce e primeggia al Sud, ma non basta”

https://www.youtube.com/watch?v=DgrJHlbZA-E&feature=youtu.beROMA - Nel 2016 la Campania ha registrato un tasso di crescita del Pil dell'1,9%, più del doppio della media

Pubblicato:22-10-2018 17:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:42
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https://www.youtube.com/watch?v=DgrJHlbZA-E&feature=youtu.be

ROMA – Nel 2016 la Campania ha registrato un tasso di crescita del Pil dell’1,9%, più del doppio della media nazionale (+0,9%), del Centro e del Mezzogiorno (+0,8%) e maggiore del Nord (+1,04%). Un dato “sorprendete” se si considera “che la Regione veniva da un lungo periodo di stagnazione o recessione” mentre si deve tornare indietro al 2007 per trovare un segno positivo significativo nella crescita del Pil regionale. Eppure restano deludenti i trend relativi all’investimento in Ricerca e Sviluppo e alla presenza di multinazionali sul territorio regionale.

Sono i dati presentati oggi a Napoli nel rapporto sull’economia della regione dall’Osservatorio Relazioni Territori-Imprese Orti, durante il #tavolocampania18 in corso al centro congressi dell’università Federico II.
Orti propone un focus sulle dinamiche produttive della Campania, a confronto con la media nazionale e le altri Regioni del Sud, e sul ruolo svolto dalle istituzioni territoriali nella collaborazione con le imprese. Un rapporto virtuoso che ha permesso alla Campania di raggiungere un livello di crescita nel tasso di occupazione del +7% nel triennio 2014-2017, segnala il rapporto dell’Osservatorio.


La Regione primeggia tra quelle del Meridione per la capacità di inserire le multinazionali campane nelle catene globali o di attrarre investimenti esteri, eppure “la quota che detiene nella dimensione nazionale è ancora scarsamente consistente”. Infatti, rivela il rapporto Orti, sono campane “309 multinazionali” pari al 2,2% delle oltre 13mila multinazionali italiane. La Campania è undicesima in Italia per imprese attive all’estero mentre sono 175 le multinazionali attive nella regione (+15,1% dal 2009 al 2015). Nonostante questa crescita evidente “la percentuale di multinazionali tra le imprese campane è di quasi 6 volte inferiore alla media nazionale”.

Un quadro “con chiaroscuri” anche per il settore turistico: all’ottima capacità di attrazione di flussi internazionali e nazionali si unisce un “andamento del comparto sfavorevole negli ultimi anni”.

Ad esempio, l’andamento del valore aggiunto del settore di servizi di alloggio e ristorazione negli ultimi 20 anni è cresciuto meno della media meridionale ma la Campania resta comunque settima in Italia per la capacità di intercettare flussi turistici, grazie ai suoi 5,6 milioni di arrivi e 20,4 milioni di presenze. Ha invece subito “un crollo” del valore aggiunto e una “riduzione del numero degli addetti” nel settore di attività artistiche e di intrattenimento.

L’Osservatorio Relazioni Territori-Imprese considera “positivo” anche il dato sulla presenza di start-up: con le sue 733 nuove imprese innovative, pari al 7,6% di quelle italiane e al 30,9% di quelle del Sud, la Campania si colloca al quinto posto tra le Regioni d’Italia. Napoli fa la parte del leone e, da sola, accoglie il 45,5% delle start-up regionali.

DA EMPOLI (I-COM): DA CAMPANIA ATTESA PIÙ CAPACITÀ DI ATTRAZIONE

“In Campania c’è ancora tanto da fare. La situazione, in generale, non è positiva ma c’è qualche nota di speranza specialmente per i risultati raggiunti negli ultimi anni, in cui c’è stato un recupero del Pil regionale dopo molti anni di stagnazione, che sono andati ben oltre quelli della crisi. Dal 2015 al 2016 registriamo un recupero che si è tradotto anche in migliori livelli occupazionali”. Così all’agenzia Dire Stefano da Empoli, presidente di I-Com, presenta a Napoli il rapporto sull’economia della Campania lanciato durante il #tavolocampania18 dall’Osservatorio Relazioni Territori-Imprese Orti.

Il report presenta una fotografia in chiaroscuro della crescita regionale, seppure in presenza di un tasso di crescita del Pil nel 2016 dell’1,9%, il doppio della media nazionale, e dell’occupazione del 7% nel triennio 2014-2017.

“Rispetto ad altre Regioni del Sud – osserva da Empoli – la Campania ha una struttura manifatturiera più solida ed è molo forte in alcuni settori di attività, penso all’agroalimentare, ai trasporti, alla chimica farmaceutica. Registriamo un recupero dell’export e un forte aumento delle start-up ma ci sono anche segnali di debolezza”.

“La bilancia commerciale – sottolinea il presidente di I-Com – continua a essere negativa e non è brillante il dato sulla presenza di multinazionali che in Campania è ridotta a una percentuale infinitesimale del numero di imprese”. Rispetto al quadro dell’economia campana presentato da Orti “ci si aspetterebbe, in una Regione che ha una metropoli importante come Napoli, una capacità di attrazione superiore rispetto a quella vista”.

NONNO (OPEN FIBER): INVESTIAMO IN GRANDI CITTÀ E AREE BIANCHE SUD

“Investire nel Mezzogiorno è una sfida importante perché oggi al Sud si investe poco, in particolare in infrastrutture abilitanti allo sviluppo del Paese”. La pensa così il direttore Regolamentazione di Open Fiber, Francesco Nonno, intercettato dall’agenzia Dire a margine della presentazione del rapporto sull’economia della Campania presentato dall’Osservatorio Relazioni Territori-Imprese Orti a Napoli.

Open Fiber “investe una gran parte delle risorse al Sud, sia nelle più importanti realtà del Mezzogiorno – ricorda Nonno – sia nella aree cosiddette bianche”, cioè quelle a fallimento di mercato “dove nessun operatore intendeva investire in reti di nuova generazione e fibra”.

Su un totale di 9,5 milioni di unità immobiliari a livello nazionale raggiunte da Open Fiber “nel Mezzogiorno nel troviamo circa 4. E’ un dato di grande rilevanza – commenta il direttore Regolamentazione della società che ha portato la fibra ottica a banda ultralarga in tutta Italia – che crediamo possa aiutare imprese e famiglie a essere sempre più connesse con il resto del mondo e, quindi, a sviluppare sia legami sociali che economici a livello internazionale. Questa è la base per lo sviluppo dell’impresa moderna”.

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