NEWS:

Non possono lavorare di notte? La Parmalat gli fa causa

La Parmalat ha citato in giudizio alcuni suoi lavoratori. I sindacati annunciano battaglia

Pubblicato:22-10-2018 11:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:42

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

BOLOGNA – Parmalat ha citato in giudizio alcuni suoi lavoratori dopo aver saputo che la commissione collegiale medica dell’Azienda sanitaria locale li ha giudicati non idonei a svolgere il turno notturno. E i sindacati insorgono: “E’ evidente l’intento intimidatorio rivolto ai lavoratori“. E “trascinare in giudizio propri lavoratori giudicati dall’Ausl inidonei al lavoro notturno è contrario alla responsabilità sociale cui l’azienda si appella”, rincarano Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil di Parma dicendo di aver appreso “con sconcerto” della iniziativa dell’azienda.

“È inaccettabile che un’impresa che si dice attenta alla responsabilità sociale, trascini in giudizio, con tanto di udienze convocate e spese legali, i propri dipendenti che per motivi di salute hanno ottenuto dall’Ausl limitazioni alle mansioni“, insistono i sindacati in una nota che denuncia l’accaduto. Per di più Parmalat non sembra intenzionata a discuterne.

Nell’incontro nella sede dell’Unione industriali di Parma, “l’azienda ha mostrato totale disinteresse alle argomentazioni della delegazione sindacale, confermando di voler proseguire sulla strada intrapresa”. Ecco allora, ribattono Flai-Fai-Uila, che appare “evidente l’intento intimidatorio rivolto ai lavoratori”.


Per questo il sindacato ha deciso di avviare un percorso di lotta: parte una raccolta di firme aperta a tutti lavoratori e ci sarà una conferenza stampa venerdì 26 ottobre alle 11 davanti ai cancelli Parmalat a Collecchio, “per informare la cittadinanza circa le azioni intraprese dall’azienda contro i lavoratori”. Infine, è stata indetta un’ora di sciopero a sostegno dei lavoratori chiamati in causa, in programma per lunedì 29 ottobre.

Leggi anche:

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it