NEWS:

Blitz della Guardia di Finanza all’Anas: 10 arresti per appalti truccati. Coinvolto anche ex sottosegretario alle Infrastrutture – VIDEO

Il presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani, "esprime piena fiducia nel lavoro della Procura di Roma, con l’auspicio che possa arrivare velocemente a fare chiarezza sui fatti ed aiutare il vertice dell’azienda a voltare pagina"

Pubblicato:22-10-2015 09:06
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:40

gdf
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

guardia_di_finanzaROMA – Dalle prime ore dell’alba, circa 300 Finanzieri del Comando Provinciale di Roma stanno eseguendo 10 ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale di Roma, nei confronti di 5 dirigenti e funzionari di ANAS SPA della Direzione Generale di Roma, 3 imprenditori, titolari di aziende appaltatrici di primarie opere pubbliche, 1 avvocato e 1 politico, Luigi Meduri, già sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture. Il provvedimento cautelare è stato emesso sulla scorta degli elementi di reità, acquisiti nel corso delle investigazioni esperite dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma.

ECCO COME AGIVA LA ‘DAMA NERA’ – Un giro di tangenti documentato di 200mila euro per ‘muovere’ appalti e gare del valore di centinaia di milioni relativi alla più grande stazione appaltante pubblica d’Italia, l’Anas, che veniva gestito da un’associazione a delinquere annidata nella direzione generale di Roma della società, con un intreccio tra dirigenti, imprenditori e politica. Questo il quadro ricostruito dalla Guardia di finanza in merito all’inchiesta ‘Dama nera’ che ha portato stamattina all’arresto di cinque dirigenti e funzionari di Anas della direzione generale di Roma, tre imprenditori titolari delle società aggiudicatrici degli appalti, un avvocato e l’ex sottosegretario del ministero delle Infrastrutture e presidente della Regione Calabria, Luigi Meduri: oltre 90 le perquisizioni effettuate in 10 regioni e 23 città, 31 in totale gli indagati. I dettagli dell’operazione, durata circa un anno e i cui ultimi episodi sono riconducibili alla fine di settembre di quest’anno, sono stati spiegati in una conferenza stampa dal procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, insieme al comandante provinciale della Gdf, Giuseppe Magliocco, al comandante del Nucleo di Polizia tributaria di Roma, Cosimo Di Gesù e al comandante del Gico, Gruppo investigativo criminalità organizzata, Gerardo Mastrodomenico.

LA ‘DAMA NERA’ A CAPO DELL’ASSOCIAZIONE – A capo dell’associazione c’era Antonella Accroglianò, dirigente responsabile del Coordinamento tecnico amministrativo di Anas Spa, appunto la Dama nera, deus ex machina del sodalizio insieme ai colleghi Oreste De Grossi, dirigente responsabile del Servizio incarichi tecnici della Condirezione generale tecnica, e Sergio Serafino Lagrotteria, dirigente Area progettazione e nuove costruzioni. Coinvolti anche due funzionari, Giovanni Parlato e Antonio Ferrante. I cinque ora sono in carcere. A gestire il giro di mazzette, secondo la Finanza, era la Accroglianò – a casa della anziana madre sono stati trovati 70mila euro in contanti – che in alcune intercettazioni si lamentava della “poca serietà degli imprenditori che ritardavano i pagamenti” delle tangenti, ribattezzate ‘ciliegie’, ‘libri’, ‘topolini’, o ‘medicinali antinfiammatori’. Tangenti che venivano richieste e pagate per diversi ‘servizi’, dall’aumento delle cifre per gli espropri agli accordi bonari, passando per l’operazione di cessione di un ramo d’azienda. In sostanza i dirigenti corrotti, che comunicavano tramite ‘pizzini’, “prendevano soldi da tutto ciò che poteva essere trasformato in denaro”.


“TI DIFENDIAMO DALLA ‘NDRANGHETA” – La Dama nera in un episodio ‘consigliava’ ai titolari di un’azienda vincitrice di un appalto pubblico in Calabria di subappaltare alcune opere a ditte facenti capo a imprenditori noti alle cronache giudiziarie per contiguità alla ‘ndrangheta (che secondo la Finanza non sarebbe coinvolta), che ne avrebbero garantito la sicurezza. In un’altra occasione, per un appalto a Palizzi (Reggio Calabria), la stessa dirigente non solo richiedeva l’assunzione di operai e geometri, ma faceva pressioni affinché la fornitura di calcestruzzo e il movimento terra – attività che in quei territori sono di interesse quasi esclusivo della ‘ndrangheta – venissero affidate a sue persone di fiducia.

GLI EPISODI DI CORRUZIONE – Alla Accroglianò, siciliana di origini calabresi da tempo residente a Roma, era arrivata anche una diffida dall’Anac di Raffaele Cantone in merito alla cessione di un ramo d’azienda, in realtà una vera e propria cessione del contratto d’appalto (normativamente non lecita) da 145 milioni di euro per la progettazione e l’esecuzione della variante di Morbegno sulla strada statale dello Stelvio (Ss 38), nella provincia lombarda di Sondrio. Episodio su cui la Finanza alla fine ha documentato un totale di 150mila euro di tangenti pagate da due noti imprenditori catanesi finiti ai domiciliari, Concetto Bosco e Francesco Costanzo (ai quali sono riferibili società come Tecnis e Cogip), per ottenere l’autorizzazione della stazione appaltante e aggiudicarsi la gara. Un altro episodio di corruzione ha riguardato l’esproprio di un terreno da parte di Anas, che ha visto il pagamento di una tangente da 50mila euro da parte dell’avvocato Eugenio Battaglia (ai domiciliari) per conto dei proprietari dell’area, i due fratelli Giuseppe e Saverio Silvagni, destinatari di avviso di garanzia.

IL RUOLO DI MEDURI – Nel giro di corruzione era pienamente coinvolto Luigi Meduri, arrestato stamattina, già presidente della Regione Calabria dal gennaio 1999 all’aprile 2000, deputato nella XIV legislatura con L’Ulivo e sottosegretario del ministero delle Infrastrutture del Governo Prodi dal maggio 2006 al maggio 2008. Il ruolo di Meduri, definito dalla Finanza come “oscuro faccendiere”, era quello di fare da tramite fra gli imprenditori, in particolare Bosco e Costanzo nell’ambito dell’episodio sulla variante di Morbegno, e la Dama nera, con la quale era accomunato dalla provenienza geografica, intervenendo sui due per velocizzare gli indebiti pagamenti su richiesta della stessa Accroglianò e chiedendo in cambio l’assunzione di due geometri all’Anas. Non solo però, perché durante le indagini è emerso un chiaro episodio di voto di scambio. Meduri “era l’interfaccia politica nella raccolta di pacchetti di voti” per sostenere la candidatura del fratello della Dama nera, Galdino Accroglianò, al Consiglio regionale della Calabria nelle elezioni dello scorso novembre 2014: la contropartita della mancata elezione (era candidato nelle liste dell’Udc) sarebbe stato un importante incarico in una partecipata della Regione Calabria.

LA NOTA DELL’ANAS – Anas “sta attivamente collaborando alle indagini della Guardia di finanza, dando il massimo supporto anche in qualità di parte offesa dai fatti oggetto di indagine, accaduti negli anni passati”, si legge in una nota. Il presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani, “esprime piena fiducia nel lavoro della Procura di Roma, con l’auspicio che possa arrivare velocemente a fare chiarezza sui fatti ed aiutare il vertice dell’azienda a voltare pagina”. Anas “si costituirà in giudizio quale parte offesa”.

“Ho parlato con il presidente Armani e ho detto di offrire massima collaborazione“, ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio. Per il ministro, “le accuse verranno poi discusse nei processi. Noi offriremo su tutto massima collaborazione e trasparenza, parola chiave anche del nuovo codice degli appalti”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it