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L’attività dell’Iscr nelle zone colpite dai terremoti

ROMA - Il terremoto mette in pericolo non solo vite umane e abitazioni, ma anche opere d'arte. Per

Pubblicato:22-08-2017 14:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:37

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ROMA – Il terremoto mette in pericolo non solo vite umane e abitazioni, ma anche opere d’arte. Per la loro tutela e il loro restauro si attivano in Italia i professionisti dell’Iscr, l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, pronti ad intervenire dopo ogni sisma.

Il primo settembre 2016, pochi giorni dopo la terribile scossa del 24 agosto, restauratori dell’Iscr hanno potuto affiancare i tecnici della Protezione civile e dell’Uccr Lazio nell’azione di recupero dei beni mobili del museo civico Cola Filotesio di Amatrice.

Ha così avuto inizio una intensa attività di supporto tecnico scientifico alle Uccr delle regioni colpite dal sisma come disposto dalla direttiva del 12 dicembre 2013 pubblicata nella GU n.75 del 31.3.2014 che affida agli Istituti per le operazioni di pronto intervento sui beni mobili.


L’intervento di recupero delle opere del museo di Amatrice oltre a consentire l’allontanamento di 85 beni ha anche consentito di prendere in considerazioni le criticità di queste operazioni che per norma sono delegate proprio nell’azione di recupero ai Vigili del fuoco o ai Carabinieri unici soggetti autorizzati ad accedere negli interni compromessi strutturalmente.

L’Istituto sempre in analoghe fasi di questa procedura è stato coinvolto in particolare con propri restauratori in appoggio ai gruppi delle Soprintendenze e delle Unità di crisi regionali sempre nel recupero delle opere mobili, svolto in collaborazione con le Unità di crisi regionali, Vigili del fuoco, carabinieri.

Sempre il primo settembre 2016 l’Iscr è stato chiamato nelle Marche ad Arquata del Tronto per fornire assistenza al recupero di opere collocate nella chiesa di San Francesco ed in particolare per la rimozione della sindone di Arquata del Tronto ‘extractum ab originali’ dalla chiesa pericolante e al trasporto nel Duomo di Ascoli Piceno, collocazione temporanea del manufatto.

Nell’organizzazione di questi primi recuperi e/o messe in sicurezza sono risultate evidenti difficoltà sia sui tempi che sulla logistica di imputare alla complessità della situazione.

Ha avuto particolare importanza e utilità tutta l’attività svolta fin dai primi momenti del sisma dell’Istituto insieme all’Iccd al fine di mettere a disposizione tutta la documentazione dei beni coinvolti utilizzando i sistemi informativi integrati che hanno offerto un supporto di grande importanza all’individuazione dei beni e alle stime preliminari della possibile consistenza dei danni.

L’utilizzo del sistema informativo territoriale di vincoli in rete, nell’immediatezza dell’evento, ha permesso di definire la quantità dei beni immobili e dei beni mobili schedati e che ricadevano nei comuni colpiti dal terremoto.

Gli elenchi ottenuti con le relative immagini sono stati trasmessi alle sedi regionali delle unità di crisi e alle soprintendenze coinvolte. Un ulteriore coinvolgimento su base volontaria delle professionalità utili alle squadre impegnate nelle verifiche dello stato di conservazione degli immobili sottoposti a tutela ha visto il coinvolgimento del personale dell’Istituto.

Il 21 luglio 2017 sempre gli Istituti sono stati partecipi della gestione dei depositi analogamente a quanto si era verificato nel sisma dell’Emilia con il deposito/laboratorio installato nella Reggia di Sassuolo. I depositi delle opere nelle tre regioni maggiormente coinvolte sono stati individuati con tempi e modalità diverse e hanno richiesto uno studio e la realizzazione di apposite attrezzature, eccezione fatta per il deposito di Spoleto di Santo Chiodo già attrezzato dalla Regione Umbria. L’attività di messa in sicurezza delle opere mobili all’interno dei depositi è stata oggetto di un accordo tra Iscr e Opd che hanno indirizzato la propria attività verso l’Umbria l’Opd e verso Lazio e Marche l’Iscr.

REGIONE MARCHE

Per le opere delle Marche è stato predisposto un progetto per la schedatura, il controllo e il pronto intervento sulle opere su tela, tavola e manufatti lignei in genere ricoverate presso il deposito ricavato all’interno di alcuni ambienti della Mole vanvitelliana di Ancona, progetto fondato sulle precedenti esperienze maturate dal personale di questo istituto nelle precedenti simili circostanze in Abruzzo ed Emilia Romagna. Il cantiere didattico che si era tenuto nel mese di luglio 2013 presso i laboratori di restauro allestiti nel Palazzo Ducale di Sassuolo aveva infatti permesso di verificare un campione significativo dei beni confluiti nei depositi.

Aveva consentito inoltre di verificare nella realtà emiliana il sistema di schedatura e la prassi operativa individuate dall’Istituto superiore conservazione e restauro (ISCR) e messe a punto, in accordo con l’Opificio delle Pietre Dure (OPD), presso il museo di Celano in occasione del terremoto abruzzese e divenute procedura codificata dall’unità di crisi del nostro ministero con circolare n. 38 del 2012. Nel laboratorio allestito nella Reggia di Sassuolo 14 studenti della scuola di alta formazione di questo istituto insieme a 6 studenti provenienti dalla scuola di alta formazione dell’opificio delle pietre dure di Firenze, guidati dai rispettivi docenti, avevano schedato oggetti in diverse condizioni conservative intervenendo su di esse con operazioni di messa in sicurezza stabilendo una priorità di intervento per la necessaria programmazione dei successivi restauri.

Visti gli ottimi risultati ottenuti a Sassuolo si è previsto di applicare ancora una volta il modello già ampiamente sperimentato impiegando come operatori i neolaureati dei corsi della Saf dell’Iscr che da allievi avevano vissuto proprio la ricordata esperienza del cantiere di pronto intervento di Sassuolo.

È stato per questo strutturato un nuovo progetto di tirocinio formativo rivolto ai giovani laureati del 62° corso Saf dell’Iscr: a livello di prima sperimentazione si sono ipotizzati due gruppi composti da tre neodiplomati e un tutor restauratore esperto impegnati su periodi di tre mesi di tirocinio da svolgere nel laboratorio di restauro annesso al deposito temporaneo presso la Mole vanvitelliana di Ancona occupandosi, nel contempo, della schedatura e degli interventi di urgenza sui manufatti lì custoditi.

 Ad oggi sono state avviate le procedure per l’inserimento di un terzo gruppo composto come i precedenti e si stanno organizzando attività didattiche estive per gli studenti delle scuole di alta formazione di Roma e Matera per i mesi di luglio e settembre.

Attività di controllo, schedatura conservativa e messa in sicurezza del patrimonio ricoverato presso il deposito temporanea di Ancona – Mole vanvitelliana. Nel deposito attrezzato e nei laboratori di pronto intervento è stata avviata in data 20 marzo l’attività in oggetto che viene svolta come di seguito sintetizzato – schedatura conservativa, inventariazione e immagazzinamento di beni mobili danneggiati dai terremoti che hanno colpito i territori del Lazio e delle Marche nel corso del 2016, secondo la procedura codificata dall’Unità di Crisi del Mibact.

Eventuali sopralluoghi sui territori presso i depositi diversi da quelli facenti capo alle soprintendenze sopra indicate eventualmente allestiti da enti ecclesiastici o territoriali, allo scopo di valutare e predisporre opportune sistemazioni in loco; oppure per effettuare provvedimenti di prima necessità volte all’eventuale trasferimento negli spazi organizzati sopra indicati, limitatamente alle opere danneggiate.

Lo svolgimento di questi compiti è stato affidato a tre soggetti con procedure di affidamento a trattiva privata; mediante la valutazione dei curricula delle ditte regolarmente registrate nei nostri elenchi, individuando figure professionali con esperienza qualificata e specifica all’attività in oggetto acquisita in medesime o analoghe circostanze. Attualmente risultano messe in sicurezza più di 80 opere con la compilazione delle relative schede di pronto intervento di cui 12 già caricate su Carta del rischio (le restanti sono in fase di caricamento, a seguito delle implementazioni software realizzate appositamente in seguito al primo periodo di impiego del sistema).

A ciascuno dei restauratori, oltre le attività sopra elencate che essi svolgono direttamente, è affidato il ruolo di tutor per tre neolaureati della Saf di questo istituto che stanno svolgendo, sul posto, tirocini formativi e di orientamento su questa tipologia di attività, finanziati con i fondi di funzionamento Iscr destinati alla formazione. Il periodo di attività di ciascun restauratore è stato fissato in tre mesi e procederà fino alla fine del mese di settembre prevedendo periodi di compresenza per lo scambio delle informazioni e delle prassi operative.

Attività di supporto per spostamenti, recuperi e progettazione depositi tecnici dell’Iscr sono stati impiegati, in coordinamento con Uccr Marche e Soprintendenza, in attività di supporto in zone del cratere per spostamenti, recuperi e messe in sicurezza del patrimonio artistico.

Sono state attivate collaborazioni indirizzate alla gestione dei depositi temporanei delle curie attraverso la realizzazione di proposte di allestimento secondo quanto già realizzato nel Lazio e nelle Marche con allestimenti caratterizzati da un elevato rapporto qualità/prezzo e grande flessibilità di impiego e di riutilizzo al termine delle emergenze. Al momento sono stati effettuati sopralluoghi presso i depositi delle curie di San Severino Marche, Camerino, Macerata ed Ascoli Piceno.

È stato redatto il progetto esecutivo per l’allestimento del deposito di san Severino della Curia, dove sono ricoverate numerosissime opere.

A seguire si intende procedere con il deposito di Macerata (sotto la cattedrale e al momento ancora vuoto) e, previo futuri e auspicati accordi, si proseguirà con il deposito di Ascoli Piceno, contenente numerose opere (ancora imballate), ma che presenta condizioni ambientali critiche. Al momento, sulla piattaforma di Carta del Rischio-Unità di Crisi per la regione Marche sono stati inseriti: 1) 576 beni immobili contenitori 2) 4366 schede di beni mobili associate ai contenitori (compresi quelli privi di riscontro con NCTN 3) 458 schede di accompagnamento di beni mobili ricoverati presso il deposito della Mole 4) più di 224 schede di pronto intervento compilate già caricate (dopo le implementazioni software realizzate appositamente su Carta del rischio, successivamente al primo periodo di impiego) Da parte della Soprintendenza Marche c’è l’auspicio di estendere anche ai depositi delle curie il file Excel di gestione delle opere in deposito (già in uso presso la Mole e il deposito umbro di Spoleto), passo preliminare indispensabile per il caricamento dei dati sulla piattaforma di Carta del Rischio. Il progetto Marche vede la presenza di quattro unità dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro: Carlo Cacace, Francesca Capanna, Angela Rorro, Paolo Scarpitti (anche per ICCD).

REGIONE UMBRIA

L’attività dell’Iscr in Umbria si è incentrata sui problemi di recupero delle macerie e della documentazione intervenendo sia a Norcia nella chiesa di San Benedetto che a Campi di Norcia con le operazioni di documentazione dello della chiesa di San Salvatore. Su richiesta dell’Opd, responsabile del Deposito di Santo Chiodo, è stata attivata una collaborazione finalizzata alla catalogazione delle opere e degli interventi di messa in sicurezza. Attività svolte presso il cantiere di messa in sicurezza della chiesa di San Benedetto in Norcia (PG)

Le attività svolte dall’Iscr si inseriscono nel piano complessivo di intervento di messa in sicurezza della chiesa di San Benedetto.

In particolare l’Istituto ha fornito alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria supporto tecnico scientifico nelle figure dei funzionari: architetto Stefania Argenti, architetto Maria Elena Corrado e restauratrice Giuseppina Fazio, e ha coordinato le attività di selezione e rimozione delle macerie durante le attività di messa in sicurezza svolte dai vigili del Fuoco su progetto del professor Modena che conduce la direzione lavori del cantiere. L’Istituto per le attività di selezione delle macerie è stato supportato dall’attività volontaria dei restauratori senza frontiere.

Le attività sono iniziate il 9 gennaio 2017 e sono state improntate secondo le indicazioni impartite con la direttiva MiBACT del 12 settembre 2016. Sono state effettuate riunioni congiunte con tutti i soggetti coinvolti al fine di improntare tutte le attività propedeutiche alla selezione e rimozione macerie: ricerca di materiale di archivio inerente l’edificio, riprese fotografiche, definizione delle modalità operative attraverso la scelta dei mezzi meccanici da utilizzare. Si è concertato con la DL che la rimozione delle macerie dovesse procedere in sinergia e per step da definire in corso d’opera vista la criticità dello stato delle strutture rimaste in situ e fortemente compromesse da un punto di vista statico.

Sono stati messi in opera presidi realizzati ad hoc sulle strutture che man mano venivano liberate dalle macerie.

I Funzionari Iscr, una volta elaborata una planimetria con l’indicazione schematica della divisione in arredi azione per la rimozione delle macerie esterne all’edificio, distinte per colore, hanno concordato con i vigili del Fuoco come procedere nella rimozione delle stesse.

Per quanto si tratti di macerie tutte provenienti dal crollo della parete della chiesa e del campanile, è stato preliminarmente stabilito di operare una selezione degli elementi da recuperare; sono stati individuati, marcati, selezionati e trasportati verso le aree di deposito tutti gli elementi lapidei con un lato maggiore di 30 cm e tutti quelli che riportano decorazioni, o segni di lavorazioni evidenti (anche un solo lato regolare, anche una sola superficie sbozzata o finita); tutti i frammenti di decorazioni plastiche dei rivestimenti interni; i frammenti di intonaci con finiture policrome; i ferri antichi. Dovevano inoltre essere recuperati tutti gli oggetti di pregio eventuali tele o sculture in pietra o a stucco. Per quanto possibile, i materiali incongrui pertinenti gli ultimi restauri come parti in calcestruzzo armato e latero-cementizi, i ferri le guaine e segmenti di travi lignee sono stati rimossi preliminarmente.

Per questioni legate alla sicurezza la rimozione delle macerie ha avuto inizio da quelle che ricoprivano via Mazzini, al fine di rendere nuovamente percorribile la strada. Successivamente è stata liberata l’area originariamente occupata dal portico delle misure quasi completamente crollato dopo il sisma. Le operazioni di selezione e recupero, condotte con il supporto delle squadre dei vigili del Fuoco e con l’assistenza dei Rsf, si sono svolte in coordinamento con gli interventi di messa in sicurezza delle parti pericolanti del campanile e dell’arco gotico realizzate dagli stessi vigili del Fuoco su indicazione dello studio Modena.

Gli elementi lapidei di grandi dimensioni sono stati adagiati su pancali mentre quelli più piccoli sono stati messi in big-bag, adeguatamente siglati e marchiati, poi trasportati in un’area sicura di proprietà della Soprintendenza posta fuori dalle mura della città.

I blocchi lapidei sicuramente riconducibili ad elementi architettonici noti sono stati contrassegnati, oltre che dal colore relativo all’area in cui giacevano, anche da una scritta alfanumerica. I frammenti con particolari elementi di pregio sono stati collocati momentaneamente nell’edificio ex museo del Tartufo, parte del quale è stato destinato ad ambiente dove potere realizzare un primo intervento di stabilizzazione per i frammenti di apparati decorativi che dovessero eventualmente essere rinvenuti fra le macerie.

La selezione e rimozione delle macerie esterne all’edificio si è conclusa il 31 marzo 2017. Chiesa di San Salvatore a Campi (Norcia). L’attività ha visto il coinvolgimento, per l’Iscr, dell’architetto Maria Elena Corrado, del dottor Fabio Aramini, della dottoressa Giuseppina Fazio, della dottoressa Dora Catalano, come supporto tecnico scientifico alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria. In primis è stato commissionato alla ditta Cpt studio un accurato rilievo tridimensionale che ha compreso l’integrazione di mezzi tradizionali e di ultima generazione (prevedendo, fra l’altro, l’uso di laser scanner 3d e di diversi droni). Il rilievo è stato integrato con rilevamenti effettuati direttamente dall’Iscr mediante l’impiego di strumenti di fotogrammetria e dalla ReLuis, nella persona dell’ingegnere Stefano Podestà, dell’università di Genova, che ha effettuato un’ulteriore campagna fotografica con l’uso di droni. Tutte le operazioni di rilievo citate sono propedeutiche all’attività che l’Iscr sta impostando, finalizzata al recupero di quanto più possibile degli apparati decorativi sia pittorici (presenti in notevole quantità e di alto pregio) che lapidei.

A tal fine, i rilievi sono previsti a supporto anche di tutte le fasi successive del recupero e comprendono pertanto progressivi aggiornamenti di pari passo con l’andamento dei lavori. Parallelamente ai rilievi, è in corso anche una ricerca di documentazione nelle banche dati Mibact attraverso Vir, e di altra documentazione storica, nonché delle schede sisma già prodotte in passato sulla chiesa.

Il prosieguo delle attività, sempre a supporto tecnico-scientifico della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria prevede il coinvolgimento, al momento, dei funzionari architetto Stefania Argenti, architetto Maria Elena Corrado e dottoressa Giuseppina Fazio, che stanno pianificando, anche col supporto di strutturisti esterni, tutte le attività propedeutiche alla rimozione, cernita e selezione delle macerie, in previsione di una futura ricomposizione dei frammenti decorativi di pregio. Attualmente in Umbria sul fronte delle attività in atto nel deposito di santo Chiodo di Spoleto (OPD) sono impiegate 2 unità dell’Istituto superiore per la conservazione ed il restauro: Carlo Cacace, Paolo Scarpitti (anche per ICCD). Al momento sulla piattaforma di Carta del Rischio-Unità di Crisi per la regione Umbria sono stati inseriti: 1) 281 beni immobili contenitori 2) 4809 schede di beni mobili associate ai contenitori (compresi quelli privi di riscontro con NCTN 3) 417 schede di accompagnamento di beni mobili ricoverati presso il deposito della Mole 4) 3 schede di pronto intervento già caricate (le restanti sono in fase di caricamento, a seguito delle implementazioni software realizzate appositamente su Carta del Rischio, successivamente al primo periodo di impiego).

REGIONE LAZIO

L’Istituto ha svolto una intensa attività di supporto all’UCCR Lazio nelle azioni di recupero di beni. Le opere prelevate durante le varie campagne di recupero provengono da:

Amatrice: chiesa di San Agostino, sagrestia e chiesa e museo civico, frazioni di Amatrice, chiesa dell’Icona Passatore, Santuario della Filetta, Accumoli e frazione: chiesa di Santa Maria della Misericordia, Comune e Santuario di Santa Maria delle Coste,

Poggio Vitellino: chiesa di San Emidio,

Grisciano: chiesa di Sant’Agata.

Le opere prelevate appartengono a varie tipologie di beni che possono andare da dipinti su tavole o tele, cornici di dipinti, statue di varie dimensioni e natura, reliquiari, paliotti, paramenti liturgici, pianete, calici, stole, candelabri, campane a croci processionali, confessionali, mostre di porte. Sono state offerte collaborazioni all’allestimento del deposito di città Ducale dove a breve sarà possibile dare inizio agli interventi di messa in sicurezza delle opere nel laboratorio di restauro che è in fase di completamento. Le opere sono state ispezionate al momento del loro prelievo dal luogo di appartenenza e si è proceduto ad un intervento di urgenza, quando necessario per poterne garantire una movimentazione e trasporto in sicurezza.

Le opere sono state imballate secondo la loro tipologia e secondo le procedure in uso e trasportate nel deposito di città Ducale dove sono state messe in sicurezza. Ogni bene è stata catalogato ed è stato indicato nella scheda a corredo di ognuno di esso il suo stato di conservazione per facilitarne la gestione futura dal punto di vista conservativo.

Le cassette che contengono i frammenti sono conservate nel deposito a Città Ducale. Le documentazioni fotografica e grafica accompagna i frammenti per facilitarne la futura ricomposizione delle decorazioni. Nel contempo sono stati effettuati interventi d’urgenza sui dipinti murali rimasti in situ, le velinature effettuate hanno permesso di salvare alcune zone nel corso dei successivi eventi sismici. Hanno partecipato alle missioni: Roberta Bollati, Francesca Capanna, Giovanni Carelli, Stefano Ferrari, Luciana Festa, Flavio Garzia, Elisabeth Huber, Paola Iazurlo, Anna Valeria Jervis, Marie-José Mano, Mariabianca Paris, Alessandro Pierangeli, Elisabetta Prunas, Paolo Scarpitti.

Al momento, sulla piattaforma di Carta del Rischio-Unità di Crisi per la regione Lazio sono stati inseriti: 1) 216 beni immobili contenitori 2) 6903 schede di beni mobili associate ai contenitori (compresi quelli privi di riscontro con NCTN) 3) 1295 schede di accompagnamento di beni mobili ricoverati presso il deposito di Città ducale. Il sistema vincoli in rete grazie all’interoperabilità con i sistemi di carta del rischio sezione unità di crisi e il Sigecweb dell’Iccd permette di avere aggiornata la consistenza delle fasi di schedatura che avvengono su campo.

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