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Yasmeen, l’artista dei due mondi: “Araba e femminista si può”

L'artista-attivista si racconta

Pubblicato:22-03-2018 17:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:40
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palestinesi morti
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ROMA – In Palestina, l’occupazione israeliana puo’ diventare “lo strumento attraverso il quale il patriarcato, il sessismo e le molestie continuano impunite”. Cosi’ Yasmeen Mjalli, artista ventunenne di origini palestinesi, che sara’ a Roma domani per un’iniziativa a sostegno del movimento Non una di meno.
In una intervista pubblicata dalla testata ‘Il Salto’, Yasmeen ha raccontato: “Negli ultimi tempi alcune marce femminili sono state cancellate perche’ la politica in quel momento doveva pensare al problema dello spostamento della capitale israeliana a Gerusalemme, il che e’ comprensibile. Tuttavia e’ stato un ulteriore esempio di come la questione femminile sia stata messa ancora una volta in un angolo“.
Yasmeen ha illustrato il suo punto di vista sul femminismo, che unisce a pratiche politiche e artistiche. Viaggia in Cisgiordania con la sua macchina da scrivere e raccoglie storie di violenze sulle donne, ma non solo.
La giovane si e’ trasferita a Ramallah, in Palestina, nel 2016, dopo essere cresciuta in una cittadina del North Carolina che descrive come “una realta’ molto tranquilla dove tutti conoscono tutti”.
Per le strade della citta’ palestinese Yasmeen ha subito per la prima volta molestie verbali da uomini sconosciuti, il cosiddetto ‘catcalling’, e ha deciso di reagire cucendo messaggi sul retro di giacche in jeans. “I am not your habibty”, che in italiano si potrebbe tradurre “Non sono il tuo tesoro” e’ la frase in inglese e arabo che Yasmeen cuce sui suoi capi, il cui ricavato viene impiegato per retribuire le donne che li cuciono, a Gaza.
“Il sessismo, le molestie, le violenze sulle donne, sono oppressioni internazionali e questa e’ la ragione dell’uso dell’inglese, poiche’ mantiene la questione a livello universale, e non specificamente riferita al Medio Oriente o alla Palestina”” ha spiegato ancora a ‘Il Salto’: “Sto capendo come connettere tranquillamente questi due mondi: il mio essere femminista con la mia identita’ araba. Sappiamo che e’ possibile”.

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