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Renzo De Felice, il seminario a 21 anni dalla sua scomparsa

Considerato il maggior studioso del fascismo, De Felice ha dedicato l'ultima parte della sua vita a ricostruire la biografia storica di Mussolini

Pubblicato:22-03-2017 07:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:02

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ROMA – Giornalista e storico di fama internazionale, a 21 anni dalla sua scomparsa, l’Università Niccolò Cusano ha organizzato un seminario sulla figura di Renzo De Felice. Considerato il maggior studioso del fascismo, De Felice ha dedicato l’ultima parte della sua vita a ricostruire la biografia storica di Mussolini dando vita ad una opera monumentale, 8 volumi per quasi 6 mila pagine. Il convegno si è aperto con l’intervento di Paolo Nello, docente di storia contemporanea presso l’Università di Pisa, che ha voluto rimarcare come De Felice sia stato un maestro che: “Ci ha insegnato a ricercare la verità, per quanto possa essere ricercata, al di fuori dei cliché, al di fuori degli schemi, dei pregiudizi e delle ideologie. La sua battaglia contro la storiografia ideologica è tipica. Il suo è stato anche un grande amore verso i documenti e la loro ricerca, di cui ha sempre fatto un’analisi critica. E questo è un insegnamento che può valere sia per quei giovani che vogliono avvicinarsi alla Storia – ha concluso Nello – sia per chiunque voglia essere un buon cittadino e un educato allo spirito critico”.



Mentre secondo Giuseppe Parlato, docente di storia contemporanea presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma, “è importante oggi parlare di Renzo De Felice perché è stato il primo che ha messo le mani nell’archivio dello Stato italiano per studiare il fascismo e a fare una revisione della storia, nel senso intelligente del termine, cancellando una serie di vulgate e luoghi comuni che nell’immediato dopo guerra si erano affermati e rischiavano di restare l’unica interpretazione del fascismo. Del suo metodo di indagine storiografica resta un’impalcatura metodologica e storica nella quale De Felice ha costruito la storia della società italiana fra le due guerre mondiali”.


Luciano Zani, professore di storia contemporanea presso l’università La Sapienza di Roma, che per 20 anni ha lavorato con De Felice, ha ricordato: “Era uno storico senza aggettivi. Come storico era un appassionato dell’uomo in tutte le sue dimensioni. Come diceva un altro storico francese, Marc Bloch, era come l’orco della fiaba: lì dove fiutava carne umana, lì c’era la sua preda. Lui ha trasmesso a tanti giovani la voglia di fiutare l’uomo, la sua storia, il suo passato per conoscere meglio il suo futuro”.



Silvio Berardi, docente di storia contemporanea presso l’Università Niccolò Cusano, ha voluto rimarcare come “De Felice è stato uno dei principali storici del Novecento. Uno storico che è sempre stato attento a raccontare la storia partendo dai fatti- ha continuato Berardi- senza alcun pregiudizio ideologico, cercando di portare il lettore a potersi formare un proprio e autonomo giudizio sulle singole realtà e i singoli avvenimenti. Credo che questa sia una grande lezione che può essere di grande attualità per i ragazzi, anche di oggi. Una delle più grandi perdite è proprio il metodo con cui De Felice amava spiegare la Storia. Rielaborava gli eventi con un metodo che potremmo definire positivistico– ha concluso Berardi- e aveva la capacità, qualsiasi tema affrontasse, di attenersi ai fatti e di raccontare tutto con un forte pragmatismo. Questi erano i punti di riferimento della sua indagine storiografica”.

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