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Hobo prova a riprendersi aula Regeni, finisce a manganellate

BOLOGNA - Finisce con le manganellate della

Pubblicato:22-03-2016 16:48
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:26

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BOLOGNA – Finisce con le manganellate della Polizia il tentativo del collettivo Assemblea di Scienze Politiche, vicina a Hobo, di rioccupare un’aula della Facoltà a per (ri)intitolarla a Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto. La Polizia, spiega la vicepresidente della Scuola di Scienze Politiche Pina Lalli, è stata chiamata dopo che “due dipendenti dell’Università mi hanno chiamata, dicendo di essere stati aggrediti da un gruppo di studenti“. A quel punto, prosegue la docente, “mi sono precipitata, e ho visto che i ragazzi avevano occupato l’aula e messo un cartello. Ho chiesto loro, senza successo, di togliere il cartello, e a quel punto ho avvisato la direzione del dipartimento e il prorettore Mirko Degli Esposti, che mi hanno detto di invitarli ad andare via”.

foto 3Anche stavolta, però, non c’è stato nulla da fare, e “nel frattempo è arrivata la Digos in borghese“. Alla vista degli agenti, i ragazzi “hanno urlato più forte, e io ho chiesto loro per l’ultima volta di andarsene, ma non c’è stato niente da fare”. Andati via gli agenti in borghese, sono arrivati quelli in tenuta antisommossa, che hanno caricato i ragazzi: alcuni hanno ricevuto dei colpi in testa, e una di loro dice che potrebbe avere una mano rotta. Sul punto, Lalli si limita a dire che “quando la Polizia interviene, lo fa con gli strumenti della Polizia. Da parte nostra, abbiamo invitato più volte i ragazzi a rispettare uno spazio che non è occupato, ma è dell’Ateneo”, aggiungendo che l’Alma Mater “non può tollerare che a dei dipendenti venga impedito di lavorare e che rischino di farsi male”.


Su quanto accaduto oggi, il punto di vista del collettivo è radicalmente diverso, anche se, sulla dinamica dei fatti, le versioni sono molto simili. Infatti, spiega Francesco dell’Assemblea di Scienze politiche, “questa mattina siamo entrati nell’aula verso le 10, e abbiamo affisso dei cartelli in memoria di Regeni“. Per farli uscire dall’aula, continua, “prima sono arrivati i guardiani, che hanno cercato di spingerci fuori mettendoci le mani addosso, ma naturalmente noi siamo rimasti, insieme ad altri studenti che stavano già studiando”. Dopo di che “sono arrivati 20 agenti della Digos in borghese, provocando e chiedendoci i documenti”. Poi, insiste Francesco, “all’improvviso se ne sono andati e sono arrivati 50 ‘celerini’, che hanno iniziato a manganellarci violentemente nell’antisala dell’aula, dove non avevamo vie di fuga, e ci hanno spinti fuori”. Su quanto dichiarato da Lalli, l’esponente del collettivo afferma che la docente “può raccontare tutte le boiate che vuole, ma noi abbiamo i video che provano quanto sosteniamo e non ci facciamo scrupoli ad attaccarla, perché lei è la responsabile di quanto è successo”. E infatti, gli studenti rimasti nel cortile della Facoltà hanno contestato a più riprese Lalli, invocandone tra l’altro le dimissioni. Ora, conclude Francesco, “decideremo insieme come rispondere a questo attacco dell’Università”.

di Andrea Mari, giornalista professionista

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