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Tra agli giganti, carote e Jeeg Robot, aspettando TEDXROMA 2016

Il 9 aprile conferenze TED: discorsi brevi e d'impatto adatti ad essere diffusi e fruiti come video sul web

Pubblicato:22-03-2016 16:15
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:26

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ted-cnrROMA – Vengono definiti “Game changers”, cioè coloro che “cambiano le regole del gioco”. Sono i 19 oratori che, al TEDXROMA 2016, evento previsto per il 9 aprile, si cimenteranno con il modello delle conferenze TED: discorsi brevi e d’impatto adatti ad essere diffusi e fruiti come video sul web. Le loro qualifiche non hanno nulla in comune: li unisce il desiderio di far conoscere le loro idee.

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Oggi, alla conferenza stampa che presentava l’appuntamento romano, erano presenti alcuni di loro. Tra questi, Alessandro Guagni, ingegnere, e Lorenzo Bianchi, avvocato, che alla conferenza presenteranno la loro esperienza di “modern farmers“, agricoltori moderni. I due hanno dato vita a “Kissing.lab”, un’azienda che, affermano, si dedica alla riscoperta “di quei prodotti agricoli che la cultura della grande distribuzione ha confinato a piccolissime aree di coltivazione, fino a farne rischiare l’estinzione”. Tra i “pezzi forti” dell’azienda ci sarebbe “un aglio gigante” che, pur conservando tutte le proprietà benefiche dell’aglio, non dà cattivo odore all’alito.

Gabriele Mainetti è invece il regista, tra l’altro, del lungometraggio “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Durante la conferenza, il cineasta ha parlato del successo del suo ultimo film, anticipando, probabilmente, i temi dell’intervento che terrà il 9 aprile: “più volte ho sentito da grandi critici che il mio film assomiglia a tutto ma non assomiglia a nulla, e ha una forte identità tutta italiana. Spero che questo dia stimolo e sicurezza ai tanti bravi artisti che ci sono in Italia”. Il fisico Guglielmo Lanzani, infine, ha anticipato all’agenzia Dire il tema del suo discorso: “Pomodori e carote per costruire apparecchi elettronici. Siamo capaci di costruire dispositivi con materiali bio-compatibili, possiamo sostituire parti che non funzionano come i fotoricettori della retina, oppure fare dispositivi che entrano nel corpo e comunicano con il medico”.

di Giulia Beatrice Filpi

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