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Iter, l’energia del futuro è come quella del Sole

L'idea è quella di sfruttare l'energia rilasciata nelle reazioni di fusione nucleare, riproducendo il meccanismo fisico che alimenta le stelle

Pubblicato:22-03-2016 15:16
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:26

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Bentornati a ScientificaMente, l’appuntamento settimanale dell’Agenzia DIRE dedicato allo Spazio e alla scienza. Questa settimana il nostro approfondimento è sul più grande esperimento mondiale di produzione di energia elettrica a partire dalla fusione nucleare

ROMA  – Il sogno degli scienziati che studiano il Sole e le stelle è quello di riuscire a creare anche sulla Terra il meccanismo di fusione nucleare che le alimenta, all’interno di un reattore da cui poter attingere come fonte infinita di energia sostenibile. Per questo è nato il progetto internazionale Iter. Letteralmente significa ‘via, cammino’: l’acronimo Iter sta per International Thermonuclear Experimental Reactor, vale a dire il più grande esperimento mondiale di produzione di energia elettrica a partire dalla fusione nucleare.

L’idea è quella di sfruttare l’energia rilasciata nelle reazioni di fusione nucleare, in cui nuclei di atomi leggeri- come l’idrogeno-, fondono per dar luogo a nuclei più pesanti, riproducendo il meccanismo fisico che alimenta le stelle. L’idrogeno si trova nell’acqua del mare e viene considerata una risorsa praticamente inesauribile e non inquinante. Di conseguenza l’energia così ricavata sarebbe a basso costo, sicura e green.


La ‘macchina’ di Iter si basa su una struttura a forma di ciambella, larga 23 metri, che funzionerà riscaldando i gas elettricamente carichi fino a 150 milioni di gradi Celsius. A quel punto, più caldo del Sole, il plasma dovrebbe far sciogliere qualsiasi altro contenitore. Ma questo non avverrà, perché due enormi elettromagneti lo terranno lontano dalle pareti tenendolo sospeso dentro a una sorta di gabbia. La sfida è quella di riuscire a costruire qualcosa che riesca davvero a sostenere questa condizione così devastante. In questo momento ci stanno lavorando Europa, Cina, India, Giappone, Sud Corea e Stati Uniti: tutti Paesi impegnati a costruire Iter entro il 2019. Per l’anno successivo sono attesi i primi esperimenti e il primo prototipo commerciale di questa centrale elettrica ‘stellare’ non arriverà prima del 2050.

Il progetto di costruire un nuovo tipo di centrale elettrica per generare energia verde si avvantaggia di alcune conoscenze e tecnologie già note in ambito spaziale. Una tecnica utilizzata per costuire lanciatori e satelliti è risultata essere il miglior modo per realizzare gli anelli di supporto alle spirali magnetiche all’interno della macchina di Iter. La costruzione di Iter avviene in Francia e in questo momento è la spagnola Casa Espacio ad occuparsi della realizzazione dei cosiddetti anelli, basandosi sul metodo perfezionato attraverso due decenni di costruzione di elementi per lanciatori e navette spaziali come Ariane 5, Vega e Soyuz, ma anche per satelliti e per la stessa Stazione spaziale internazionale.

Nel loro centro di eccellenza in Spagna i ricercatori hanno lavorato su un materiale durevole e leggero, non conduttore e non deformabile. Quello che hanno fatto è stato creare un composto ideale per i razzi spaziali che mantenesse la forma e che garantisse la sopravvivenza dello strumento oltre l’atmosfera. Ora il team è al lavoro con una tecnica simile a quella già nota per costruire componenti adatte a un ambiente ostile come quello del reattore. Con un diametro di cinque metri e sezioni a croce di 30 centimetri gli anelli di compressione di Iter terranno i magneti giganti a posto. Saranno loro a creare il campo magnetico che assorbirà fino al dieci per cento di energia prodotta a ciclo continuo dal reattore.

Quella di Iter è una sfida non facile: sono molte le componenti tecnologiche complesse da realizzare. Ma sono tanti i Paesi a credere nella sua realizzazione, e in un futuro di energia sicura.

 di Antonella Salini, giornalista professionista

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