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Senegal, Cissokho (Y’en A Marre): “Votiamo basta corruzione”

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Pubblicato:22-02-2019 14:04
Ultimo aggiornamento:22-02-2019 14:04

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ROMA – “Si sono presi le terre senza dare ai contadini alcun risarcimento; ci sono rimasti lo stadio e il Radisson Hotel: brillano nella notte, ma non abbiamo i soldi per andarci”. A parlare con l’agenzia Dire è Mouhamed Moriba Cissokho, dirigente di Y’en A Marre, movimento di giovani, rapper e giornalisti del Senegal. L’intervista si tiene a pochi giorni delle elezioni di domenica, che potrebbero vedere la conferma di Macky Sall, il presidente che ha ordinato l’esproprio delle terre proclamandole “domaine nationale”. Al loro posto, a 40 chilometri da Dakar, sulla via del nuovo aeroporto Blaise Diagne, accanto a un’autostrada a pedaggio a quattro corsie, sta sorgendo la “smart city” Diamniadio. Brilla davvero nella notte la Dakar Arena, stadio-gioiello che nel 2022 ospiterà le prime Olimpiadi d’Africa. Con i parasole multicolore disegnati dalle archistar turche Kerem e Begum Yazgan, illumina i cantieri del business center, degli alberghi e di una nuova università. “Il problema qui resta il lavoro” dice Cissokho, 28 anni, laureato nel vecchio ateneo di Dakar, quello intitolato a Cheikh Anta Diop. L’attivista è originario proprio di Diamniadio, il villaggio vecchio, dove il piano di sviluppo Senegal Emergent ha portato via le terre ai contadini. “Bene la nuova università ma poi cosa faranno i ragazzi?” chiede Cissokho. La Dir’ lo ha incontrato la prima volta in Senegal pochi mesi fa, insieme con altri esponenti di Y’en A Marre, un’espressione che in italiano significa “siamo stufi” e che nel 2012 si tradusse nelle manifestazioni di protesta in piazza e nella sconfitta elettorale dell’allora presidente Abdoulaye Wade.

La tesi degli attivisti è che i cantieri aperti, compresi quelli della ferrovia ad alta velocità che collegherà il centro di Dakar al Blaise Diagne, siano stati l’occasione per arricchire imprese e dirigenti “amici” del governo. E’ però un fatto che il presidente, dopo le condanne giudiziarie e l’invalidamento delle candidature dei rivali Khalifa Sall e Karim Wade, potrebbe farcela. Domenica saranno chiamati a decidere sei milioni e 600mila aventi diritto, in un Paese dove l’età media è di 19 anni. Non tutti hanno potuto percorrere la nuova autostrada a pedaggio, fiore all’occhiello di Senegal Emergent. A Diamniadio, grazie anche ai prestiti internazionali, ora si distinguono quattro sezioni: i ministeri, la “città della conoscenza” con l’Université Amadou Mahtar, il parco industriale già punteggiato di insegne cinesi e la “smart city” con gli appartamenti di lusso. La spesa? “Oltre due miliardi di dollari” accusa Cissokho. “C’è tanta corruzione, che spinge ancora ragazzi sulla via della Libia o del Marocco, fino al mare”.


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