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Lupo, Wwf: “Abbattimenti sono inutili e dannosi. Meglio i recinti e i cani da pastore”/VIDEO

Un recente studio dimostra che funzionano molto di più i sistemi di prevenzione (come i recinti elettrificati) rispetto agli abbattimenti, che non danno garanzie sul risultato

Pubblicato:22-02-2017 15:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:56

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ROMA – Il lupo non è il flagello degli allevatori e attraverso adeguate misure di prevenzione è possibile vivere con una specie simbolo della fauna selvatica italiana. Insomma, “agli abbattimenti, una misura antistorica e nociva di cui si parla nel Piano di gestione del lupo presentato dal ministero dell’Ambiente, esiste un’alternativa in grado di rispondere sia alle esigenze dei conservazione che a quelle degli allevatori”. E’ il Wwf a ribadire che no, il lupo che faticosamente abbiamo protetto con una storia di successo unica in Europa, non va abbattuto. Anzi, gli abbattimenti sono dannosi anche oltre il rischio estinzione di questi splendidi animali, complicando anche la tutela efficace delle greggi.

Insomma, “i metodi di prevenzione sono molto più efficaci di quelli letali per ridurre i danni causati dai predatori agli allevamenti” mentre “le uccisioni si rivelano inefficaci o addirittura dannose nella maggior parte dei casi”, come segnala la prestigiosa rivista scientifica ‘Journal of Mammology’. Quali sono questi metodi alternativi? Recinti elettrificati, ad esempio, ma anche il più antico alleato dei pastori, il cane. Di questi veri e propri guardiani del gregge oggi nella sede Wwf ce ne sono tre, due femmine e un maschio, un giovane esemplare di due anni e mezzo dalla stazza già imponente e dal vaporoso pelo bianco. Come spiega l’allevatore Roberto Palozzi, “il nome ufficiale di questi cani è Pastore Maremmano-Abruzzese, quindi quando si parla di Pastore Maremmano e di Pastore Abruzzese in realtà si parla della stessa razza, è sempre lo stesso”. Un cane votato alla difesa delle greggi, “era il cane della transumanza- spiega Palozzi- e infatti in Abruzzo lo chiamano ‘il cane bianco delle pecore‘”.


Come aggiunge Marco Galaverini, ricercatore e consigliere nazionale Wwf, “i metodi di prevenzione funzionano molto meglio degli abbattimenti nel tutelare gli allevatori e il lupo stesso, sono metodi in atto nelle zone in cui è presente il lupo da centinaia di anni, da sempre in realtà, e laddove dove sono stati ripristinati o non sono mai stati abbandonati il conflitto e i danni alla zootecnia sono molto inferiori”. Abbattimenti di lupi del tutto inutili, oltre che uno sfregio alla natura e al buonsenso, ad esempio “l’esperienza francese insegna che gli abbattimenti non sono la soluzione, perché i danni non sono calati così come il conflitto sociale, anch’esso non diminuito”, avverte Galaverini.


Oltre al caso francese l’associazione del Panda segnala anche l’esperienza dell’Idaho, negli Stati uniti, dove secondo una recentissima ricerca (del 2017) “i danni sono 3,5 volte minori nelle aree protette che adottano metodi di prevenzione non letale rispetto a dove vengono praticati abbattimenti”. Sempre sul fronte dei numeri, “in un caso studio nell’80% dei casi in cui è stata attivata la prevenzione i danni sono calati, mentre dove sono stati applicati gli abbattimenti nel 42% dei casi non hanno ridotto i danni e nel 28% li hanno accresciuti”. Di più: quando le popolazioni di predatori “sono stabili e non sottoposte ad abbattimenti i danni all’allevamento diminuiscono fino al 36%” mentre “in seguito ad abbattimenti selettivi possono aumentare anche del 6%”.

IN EMILIA-ROMAGNA PIU’ DANNI DA FAGIANI E PICCHI CHE DAI LUPI

Rispetto ai danni subiti dalle aziende zootecniche per via dei lupi “esiste poi un problema di dati“, avverte il Wwf, “perché quelli sui danni provocati dal lupo sono scarsi e poco integrati. In Emilia Romagna, ad esempio, nel 2012 si sono registrati meno danni da Canidi (lupo, cane e volpe insieme per un totale di 150mila euro) che da fagiano (160mila euro), picchio (240mila euro), storno (240mila euro), cinghiale (310mila euro) e lepre (350mila euro)”, secondo dati forniti dalla stessa Regione. In provincia di Grosseto, uno dei territori con il più alto livello di problematicità, “la percentuale di capi d’allevamento predati rappresenta lo 0,5% del totale”, secondo dati Life MedWolf-Regione Toscana-Provincia di Grosseto. Lupo molto probabilmente innocente, quindi, e che si potrebbe allontanare con misure incruente. Ma sono costose? “No, a livello di singolo allevamento, e comunque ci sono fondi pubblici che possono essere attivati dalle Regioni- spiega Marco Galaverini, ricercatore e consigliere nazionale Wwf- alcune lo hanno già fatto, sostenendo in larga parte queste misure”. E risorse sono disponibili in 12 Regioni e una Provincia autonoma, Trento, previste nella Misura 4 dei Psr (Programmi di sviluppo rurale) del secondo pilastro della Pac, la Politica agricola comune europea. Risorse per investimenti nella prevenzione dei danni da fauna selvatica, con particolare riferimento al lupo, quindi, “con una disponibilità di spesa complessiva stimabile in oltre 6 milioni”, avverte il Wwf. Le Regioni allocano i fondi tramite bandi, mentre il “valido quanto poco conosciuto” sito del ministero dell’Ambiente e dell’Unione zoologica italiana www.protezionebestiame.it fornisce dettagli su strumenti (recinti elettrificati e cani da guardiania) e costi.

I MAREMMANI NASCONO PER FARE GUARDIA, E PECORE SONO LORO FAMIGLIA

I tre maremmani del Wwf

I Pastori Maremmano-Abruzzese “sono i cani migliori per la guardia del gregge perché da sempre hanno fatto questo mestiere- spiega l’allevatore Roberto Palozzi- a condizione però che questi cani vengano abituati a stare con il gregge sin da piccoli. Poco dopo nati devono essere abituati a stare con gli agnelli, in modo che loro percepiscano le pecore come loro famiglia. Fatto questo, non gli va insegnato altro perché sono già predisposti per la guardiania. E’ incredibile vederli quando c’è un attacco: si muovono in branco come una falange macedone, e nessuno gli ha dovuto spiegare come fare”. In caso di attacco “uno va contro il predatore per attirarne l’attenzione- prosegue Palozzi- gli altri si distribuiscono attorno al gregge per proteggerlo, mentre altri rimangono dentro: non abbandonano mai la loro famiglia, le pecore, e questo è quello che frega il lupo” e così “avendo la possibilità di dissuaderlo dall’attaccare, sono la migliore difesa per il lupo”. Animali dalla spiccata personalità, spiega l’allevatore, “sono ‘inaddestrabili'”, perché sanno già cosa fare, “e chi li conosce li definisce ostinati e testardi, ma è così perché hanno imparato a decidere da sé, visto che i pastori li lasciavano da soli anche per giorni, in campagna e sui pascoli. A volte ti guardano e non fanno quello che gli chiedi, ma solo perché non gli va”. In compenso, conclude Palozzi, “hanno un grande senso della famiglia e del territorio, e se qualcuno arriva non lo fanno entrare, ma basta una parola del padrone perché si mettano subito da parte”.

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