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Alma mater, il Cua interrompe lezione di Panebianco: “Guerrafondaio”

BOLOGNA - Di nuovo una contestazione in Ateneo ai danni di Angelo Panebianco, docente di Scienze politiche all'Università

Pubblicato:22-02-2016 11:36
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:01

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BOLOGNA – Di nuovo una contestazione in Ateneo ai danni di Angelo Panebianco, docente di Scienze politiche all’Università di Bologna. Anche in questo caso il blitz è andato in scena in Strada Maggiore 45 e ancora una volta l’intervento degli studenti antagonisti prende di mira un editoriale del professore sul ‘Corriere della sera’. E’ diverso, però, il collettivo entrato in azione: se due anni fa l’iniziativa fu di Hobo, stavolta a muoversi il Collettivo universitario autonomo (Cua), che racconta l’accaduto con un comunicato.
cua_panebianco2“Risale al 14 febbraio l’ultima vergognosa fatica di Panebianco, noto barone Unibo ed editorialista del ‘Corriere della sera’- recita la nota- in cui egli si chiede se ‘noi italiani’ saremo mai pronti per affrontare la guerra in Libia. La verve guerrafondaia con cui il professore condisce il suo ultimo editoriale non ci stupisce: è solo l’ennesima presa di posizione reazionaria e sciovinista di un docente da sempre legato agli interessi bellici nostrani”. Per questo, “abbiamo deciso di far sperimentare al professore un po’ di realtà: siamo entrati nell’aula in cui si teneva la sua prima lezione di Teorie della guerra e della pace– riferisce il Cua- interrompendo il suo monologo militarista con suoni registrati nelle zone di conflitto armato e distribuendo materiale informativo sulle nefandezze di Panebianco. Se la guerra gli piace tanto, perché non prova a fare lezione sotto i suoni delle bombe, degli spari e dei lamenti?”.

cua_panebianco1Scrive poi il Cua: “Non tocca a noi piangere altri morti per guerre decise altrove e legittimate da opinionisti come Panebianco che, inoltre, vorrebbero trasformare l’Università in un palcoscenico da cui veicolare e legittimare le loro pulsioni guerresche”. La nota del collettivo punta il dito “contro lo sproloquio dei baroni della guerra in Università e contro il suo coinvolgimento in progetti di collaborazione con l’industria bellica (vedi Eni, Finmeccanica, Technion), contro i progetti che Israele porta nei nostri atenei (come la collaborazione tra Unibo e il Technion di Haifa), in solidarietà ai docenti turchi arrestati per aver firmato un appello in sostegno al popolo curdo”.
Con queste stesse parole d’ordine, il Cua promuove per giovedì, di nuovo a Scienze politiche, un’assemblea pubblica. Per lunedì prossimo, invece, viene annunciato “un presidio nella giornata dell’inaugurazione dell’anno accademico a Santa Lucia, per un mondo senza frontiere a partire dai saperi”.


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