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Agricoltura, nel Lazio 53 morti e 7mila feriti: da Arsial la campagna sicurezza

ROMA - Cinquantatrè morti e quasi settemila feriti dal 2012 al 2016. E' il preoccupante

Pubblicato:21-12-2018 16:23
Ultimo aggiornamento:21-12-2018 16:23

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ROMA – Cinquantatrè morti e quasi settemila feriti dal 2012 al 2016. E’ il preoccupante bollettino dai campi: non di battaglia, ma quelli agricoli del Lazio. Le vittime infatti sono contadini e lavoratori stagionali, e le principali cause sono legate all’utilizzo dei macchinari agricoli, soprattutto i trattori, che in Italia sono circa 1 milione e mezzo, per la gran parte obsoleti e senza sistemi di protezione o anti-ribaltamento. “È necessario mettere al centro la cultura della sicurezza nel lavoro agricolo”, sostiene il presidente Arsial, Antonio Rosati, che oggi a Viterbo ha presentato la ‘Campagna regionale per la Sicurezza del Lavoro in Agricoltura 2019′ durante un convegno all’Università degli Studi della Tuscia, partner del progetto con il dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (Dafne). 

LA CAMPAGNA

La Campagna, il cui claim è ‘Sicurezza a tutto campo, nessuno escluso’, prevede l’invio alle circa 45mila imprese agricole laziali del periodico informativo AgriSicura, e la diffusione di strumenti semplici per l’autovalutazione dei livelli di sicurezza nella propria impresa. Sul sito Agrilazio.it gli interessati potranno trovare: un test (da compilare in forma anonima) di autovalutazione, più di cinquanta schede pratiche su come svolgere le attività agricole in sicurezza, il calendario degli adempimenti e delle scadenze da rispettare, come previsto dalla normativa sulla sicurezza. Il tutto sarà disponibile anche in versione App per smartphone, scaricabile sempre sul sito Agrilazio.it. Si potrà aderire all’iniziativa anche inviando un sms ‘Agrisicura sì’ al numero 371 3135001. 


IL CONVEGNO

Al convegno di presentazione di AgriSicura 2019 hanno partecipato, tra gli altri, Vincenzo Laurendi dell’Inail e Augusto Quercia dell’Asl di Viterbo. Perché, come ha spiegato il direttore del Dafne, Nicola Lacetera, “la gestione della situazione richiede un approccio multidisciplinare, che è al centro dell’iniziativa odierna e che ha visto partecipare competenze diverse che potranno poi anche consentire di mettere in campo iniziative di ricerca e di formazione, e realizzare un avanzamento degli standard di sicurezza per gli operatori del settore”.

L’Italia, per raggiungere questi obiettivi, deve trovare una propria formula perché a differenza di altre realtà ha un sistema caratterizzato da piccole imprese, per le quali è difficile sostenere piani di investimento come quelli delle grandi aziende: “La metà delle aziende italiane non raggiunge i due ettari- ha detto Danilo Monarca, professore ordinario della Facoltà di Agraria dell’Università degli studi della Tuscia- e quindi è difficile in termini di innovazione pensare di essere capillari. La criticità sicuramente è la vecchiaia del parco macchine. Speriamo che con il sistema della revisione si possa mettere fuori dall’utilizzo macchine che sono pericolosissime, facendo in modo che la coltura non abbia dei grossi contraccolpi, perché questa è l’ultima delle cose che vogliamo fare”.

ROSATI: PIÙ INFORTUNI CHE IN EDILIZIA, È PROBLEMA CULTURALE

“Il convegno ha fatto emergere che in agricoltura ci sono più infortuni che nell’edilizia, considerata il settore più pericoloso e altamente delicato. Ecco, invece in agricoltura la situazione è peggiore. Molto spesso tra gli agricoltori è una questione di approccio culturale, perché le norme ci sono, le leggi ci sono, e bastano piccoli investimenti. Coprire un trattore con la cabina e mettersi la cintura è abbastanza semplice, facile e questo può salvare la vita, perché poi bastano pochi secondi o pochi minuti per perderla, magari per una distrazione”. Lo ha detto oggi il presidente Arsial, Antonio Rosati, in occasione del lancio di AgriSicura 2019, all’Università della Tuscia, a Viterbo.

“Da gennaio- ha spiegato Rosati- insediamo un comitato scientifico e operativo. Ci daremo degli obiettivi e delle cose da fare. L’università sarà per noi preziosa per dare notizie e informazioni, perché in fondo la sicurezza non è costosa in agricoltura. Purtroppo se ne parla poco. Noi come Arsial ci occupiamo del settore agricolo a 360 gradi: promozione, sviluppo ricerca, innovazione. Ma vogliamo anche occuparci, questa è la novità di oggi, insieme a una delle Università più importanti in Italia, dell’uomo e delle donne in agricoltura nella sua integrità. Cioè con il punto di vista di un nuovo umanesimo nella produzione agricola che- ha concluso- deve essere un po’ la via maestra che ci guida, perché i numeri non ci soddisfano e noi dobbiamo fare davvero fino in fondo il nostro dovere”.

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