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Basi militari, il 60% sono in Sardegna. Ma ecco cosa cambia con l’accordo

E' di lunedì scorso la firma di un accordo per avviare una riduzione della presenza militare sull'isola

Pubblicato:21-12-2017 11:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:00

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CAGLIARI – “Un accordo atteso da oltre quarant’anni“, ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru. “No, è una pagina imbarazzante di questa legislatura”, ha ribattuto l’ex assessore regionale della giunta sarda, Paolo Maninchedda. Ha scatenato reazioni contrastanti, e forse era inevitabile vista la delicatezza dell’argomento, il protocollo d’intesa sulle servitù militari della Sardegna, firmato il 18 dicembre a Roma da Pigliaru con la ministra della Difesa Roberta Pinotti, documento che fissa alcuni punti verso una riduzione della presenza militare nell’isola.

Comunque la si pensi, l’accordo rappresenta una tappa importante nella storia della contrattazione tra istituzioni sarde e governo sul contributo che l’isola da oltre sessant’anni sta versando sul piano della presenza di basi e presidi militari, anche internazionali. Se non altro, per la rinnovata attenzione dell’opinione pubblica sull’argomento e il dibattito politico che si è scatenato tra chi, con la giunta, ritiene che il documento rappresenti un primo passo, anche simbolico, verso un riequilibro decisivo della presenza militare in Sardegna, e coloro che invece, movimenti autonomisti e indipendentisti in testa, sono convinti che l’intesa sia al ribasso.


Su un punto, tutti gli schieramenti politici sardi sono comunque d’accordo: l’onere militare che grava sulla Sardegna è enorme, un contributo, come ha ribadito Pigliaru nel suo intervento in Consiglio regionale una settimana prima della firma dell’intesa, sproporzionato, considerato che la Sardegna “contribuisce per oltre il 60% del totale nazionale, in termini di presenza militare e gravami, con una popolazione pari al 2%”.

OLTRE 35.000 ETTARI SOTTO VINCOLO MILITARE

Il poligono di Quirra-Perdasdefogu

I numeri parlano chiaro: nell’isola sono oltre 35.000 gli ettari di territorio sotto vincolo di servitù militare. In occasione delle esercitazioni viene interdetto alla navigazione, alla pesca e alla sosta, uno specchio di mare di oltre 20.000 chilometri quadrati, una superficie quasi pari all’estensione dell’intera Sardegna. Sull’isola ci sono poligoni missilistici (Perdasdefogu), per esercitazioni a fuoco (Capo Teulada), poligoni per esercitazioni aeree (Capo Frasca), aeroporti militari (Decimomannu) e depositi di carburanti (nel cuore di Cagliari) alimentati da una condotta che attraversa la città, oltre a numerose caserme e sedi di comandi militari (di Esercito, Aeronautica e Marina). Si tratta di strutture e infrastrutture al servizio delle forze armate italiane o della Nato. Il poligono del Salto di Quirra-Perdasdefogu (nella Sardegna orientale) di 12.700 ettari e il poligono di Teulada di 7.200 ettari sono i primi due poligoni italiani per estensione, mentre il poligono Nato di Capo Frasca (costa occidentale) ne occupa oltre 1.400.

NON SI POTRA’ PIU’ SPARARE DALL’1 GIUGNO AL 30 SETTEMBRE

Ma cosa cambia con l’accordo siglato lunedì scorso, e quali sono gli impegni della Difesa? Innanzitutto, si certifica la sospensione delle attività a fuoco nei poligoni dal primo giugno al trenta settembre di ogni anno.

LE SPIAGGE CHE VENGONO ‘RESTITUITE’ ALLA REGIONE

Ci sono poi diverse cessioni, come la spiaggia di Porto Tramatzu, nel poligono di capo Teulada e quella di S’Ena e S’Arca, nell’area del poligono di Capo Frasca. Prevista poi la cessione alla Regione della caserma Ederle di Cagliari, “previa realizzazione di idonee strutture ove rilocare attività e funzioni attualmente ivi svolte, con oneri non a carico della Difesa” e il rilancio e la valorizzazione della scuola di formazione per allievi sottufficiali della Marina militare della Maddalena, oltre alla piena operatività della caserma di Pratosardo, a Nuoro, anche attraverso il dislocamento di alcuni reparti. Infine, l’istituzione di osservatori ambientali indipendenti per le attività di esercitazione e la nascita di un tavolo interistituzionale per lo sviluppo di attività di ricerca e innovazione tecnologica.

PIGLIARU: “ABBIAMO APERTO LA STRADA, CERTO C’E’ ALTRO DA FARE”

Reparti di volo

Sarà sufficiente? Il governatore sardo su questo punto è chiaro: “Sarebbe stato molto facile cavalcare l’onda populista e demagogica del dire no a tutto- ha spiegato-. Ma il nostro obiettivo non è questo, ma fare il bene della Sardegna dando risposte concrete. Abbiamo aperto una strada, altri passi sono necessari, li faremo e li farà chi verrà dopo di noi, se vorrà”. Tradotto: è stato aperto un varco nel muro della contrattazione con il governo, ora bisogna operare per fare in modo che lo spiraglio non si chiuda e possibilmente diventi una breccia più ampia, anche attraverso il lavoro degli esecutivi futuri.

Più o meno la stessa posizione espressa dal deputato del Pd Gian Piero Scanu, presidente della commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, e dal senatore di Campo progressista Luciano Uras: “La giunta e il Consiglio hanno fatto una scelta appropriata- ha spiegato Scanu in un’intervista a ‘La Nuova Sardegna’-. Hanno dato applicazione al ‘principio di realtà’: stando così le cose non si poteva fare di più e diversamente. Questo protocollo è confezionato su misura per un governo e un Parlamento prossimo allo scioglimento”. Ma, ha sottolineato il parlamentare, “nel quadro dei rapporti tra Stato e Regione pongo come primo obiettivo la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico”. In Sardegna “abbiamo il 60% delle servitù di tutta Italia- ha ribadito Uras- ma per arrivare da questa presenza allo zero, c’è un percorso da fare. E questo percorso mi pare che in questi giorni abbia avuto un’accelerazione”.

PILI ATTACCA: “NON CI SIAMO RIPRESI NEANCHE UN ETTARO DI SERVITU’ MILITARE”

Reparti Difesa Aerea

Di tutt’altro tenore le considerazioni dell’ex governatore sardo Mauro Pili, leader di Unidos: “Nell’accordo non è prevista la cessione di un solo metro quadro di servitù militare alla Sardegna- ha spiegato il deputato-. Resta totalmente invariato il dato degli oltre 30.000 ettari a disposizione dei militari e nemmeno un ettaro è stato ceduto. E sul fronte delle bonifiche, che è la partita più rilevante, non viene stanziato neanche un euro”.

PARTITO DEI SARDI: “NEMMENO UNA PAROLA SU SALUTE E BONIFICHE”

Ma le critiche più dure, sono piovute dal Partito dei sardi, considerato che appoggiano l’esecutivo guidato da Pigliaru: “Oltre agli aspetti di imbarazzante subordinazione psicologica che l’accordo rivela nei presupposti e nei risultati voluti dalla giunta, c’è un punto gravissimo che non può essere taciuto: il totale silenzio sulla bonifica dei poligoni, sulla accertata pericolosità dei materiali utilizzati, sui 25.000 colpi sparati a Teulada. È scandaloso che nell’accordo non venga mai citata la relazione della commissione presieduta da Scanu. È scandaloso che non si parli di riduzione dell’estensione dei poligoni. È scandaloso che non si parli di salute e di bonifiche. È un accordo che fa male alla storia”.

di Andrea Piana, giornalista professionista

(Le immagini sono in parte tratte dal sito dell’Aeronautica militare)

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