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Migranti, Sami (Unhcr): “Un piccolo ‘miracolo’ i due summit sui rifugiati”

I rifugiati passano tra i 18 e i 20 anni in condizioni di incertezza, un limbo lunghissimo

Pubblicato:21-09-2016 12:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:05

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sami_carlotta_unhcrROMA – Gli sfollati nel mondo sono 65,3 milioni, di cui la maggior parte vive in media tra i 18 e i 20 anni in condizioni di incertezza: un limbo lunghissimo, durante il quale è difficile intraprendere un percorso di istruzione o introduzione al lavoro adeguati. Una situazione “mai accaduta dalla Seconda guerra mondiale”, come spiega all’agenzia Dire Carlotta Sami, portavoce di Unhcrl’Agenzia Onu per i Rifugiati – per il Sud Europa. Ma la cosa più allarmante “è che il 90% di queste persone (secondo dati Oxfam) trova rifugio nei paesi poveri del Terzo mondo e non in Europa o in Nord America, paesi più ricchi e quindi con maggiori possibilità di fornire un’assistenza di qualità”. E’ per questo che hanno riscosso entusiasmo i due summit internazionali sul tema – il primo lunedì alle Nazioni Unite, il secondo ieri con 50 Paesi e Obama padrone di casa – da cui sono emerse importanti novità. La prima, la decisione assunta ieri di accogliere 360mila persone attraverso i corridoi umanitari, “una modalità di ingresso dei migranti legale e sicura, che Unhcr ha chiesto all’Europa e continua a chiedere con forza”. L’obiettivo è far sì che almeno il 10% delle persone in transito sia accolto in questo modo. E non solo: al termine del vertice Onu al Palazzo di vetro, la firma del Global Compact, un documento che raccoglie principi e linee guida specifiche per migranti e rifugiati, e che offre alla persona interventi a 360 gradi che iniziano al momento stesso dell’arrivo, coinvolgendo non solo i governi ma anche il settore privato.

Un piccolo miracolo“, commenta Sami, perchè “si è riusciti a mettere d’accordo 193 Stati, quasi tutti i Paesi del mondo”. Fondamentale inoltre il fatto che si sancisca un principio che finora “aveva rappresentato una lacuna: quello secondo cui la responsabilità dell’accoglienza non può essere limitata a un numero ristretto di stati, bensì è di tutti, e nessuno può tirarsi indietro”, afferma Sami. Tra i paesi firmatari stupisce la grande partecipazione dei Paesi dell’Africa: “Il Presidente dell’Uganda Yoweri Museveni ad esempio ha detto che ‘i rifugiati non sono un peso bensì una grande opportunità”. Noi spesso pensiamo che da queste zone le persone fuggano e basta, in realtà- osserva Carlotta Sami- sono gli stati che accolgono di più”. Un dato per dimostrarlo: “In Europa via mare quest’anno sono giunte 300mila persone, l’Uganda solo a luglio ne ha viste arrivare 100mila dal Sud Sudan, che si aggiungono alle oltre 700mila già presenti, e le sta accogliendo tutte”.

Per questo Unhcr chiede all’Europa e ai governi dei paesi ricchi di fare di più, e sembra che qualcosa stia cambiando: “Ieri il Presidente Obama ha annunciato la volontà di accogliere 110mila migranti nel 2017, oltre i 75mila del 2016”, e anche il Canada sta facendo la sua parte: “In sei mesi ha aperto le porte a 30mila siriani”. Un trend positivo che sembra confermare un’inversione di rotta nelle politiche dei governi. Proprio gli Stati Uniti però sono da tempo bersaglio di critiche per la crisi dei migranti da sud, tenuti lontani con un muro che blinda il confine col Messico: “E’ una questione interna molto controversa che risale agli anni Cinquanta, e chiaramente viola i diritti di chi fugge da molte regioni dell’America Latina. Ma non è servito a niente. Quindi- conclude la portavoce dell’Agenzia Onu- proprio gli Stati Uniti dimostrano che i muri non servono”.


di Alessandra Fabbretti, giornalista professionista

GUERRA YEMEN, I BAMBINI TORNANO A SCUOLA NEI TUNNEL

yemen

Intanto, a proposito della difficoltà di avere un’istruzione per chi fugge dalle guerre o per chi vive nel pieno di un conflitto, i bambini dello Yemen proprio in questi giorni tornano a frequentare la scuola nei tunnel della città, al riparo dalla guerra. Lo riporta, con una foto postata su Twitter, lo ‘Yemen Post’, un’agenzia yemenita con 152 media partner internazionali. I bombardamenti negli ultimi mesi hanno distrutto 180 istituti nel paese della penisola araba sconvolto dalla guerra civile e dai raid arei della coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita.

di Alfredo Sprovieri

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