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Giuseppe Oliviero nuovo presidente Cna Napoli. Vaccarino: Bene fusione per superare vecchi confini

Ieri sera si è svolta la prima assemblea elettiva della neonata Cna Napoli, Benevento, Caserta

Pubblicato:21-07-2017 10:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:33

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NAPOLI – La Campania è la prima Regione del Mezzogiorno a rispondere all’appello della Cna nazionale: una riorganizzazione territoriale per semplificare le procedure, ammortizzare i costi e rispondere alle esigenze delle Piccole e Media Imprese. E’ in quest’ottica che, dalla fusione di tre organizzazioni territoriali, nasce la Cna di Napoli, Caserta, Benevento che conta già più di 18mila iscritti. Il nuovo presidente della Confederazione è Giuseppe Oliviero, eletto oggi nel corso dell’Assemblea elettiva della neonata organizzazione. “Parliamo di 3 associazioni territoriali – ha spiegato Oliviero – che rappresentano l’80% della popolazione campana, il 60% dei comuni, l’80% delle imprese. Non c’era alternativa alla sburocratizzazione di una serie di procedure di un’organizzazione che non poteva più vivere tenendo in piedi tre organismi e tre gruppi dirigenti”.

L’associazione cambia volto e si riorganizza “guardando al futuro per rispondere meglio e più celermente alle domande che ci pongono le imprese – ha detto Oliviero agli iscritti -, partendo dal tema del credito e dalle difficoltà enormi che Basilea II pone dinanzi alla richiesta di credito da parte delle Pmi, soprattutto quelle familiari con meno di 5 dipendenti“. Il prossimo obiettivo è coinvolgere nel nuovo percorso della Cna anche le province di Salerno e Avellino: “Costituire una Cna regionale. Napoli – ha aggiunto il neo presidente – è la prima Città Metropolitana a rinunciare alla propria egemonia per mettersi a disposizione di un progetto più ampio. E noi, con quest’operazione, entriamo nella top ten delle principali organizzazioni Cna a livello nazionale. Non era mai successo al Sud e per questo, per noi, diventa un grande motivo d’orgoglio”.



VACCARINO: “CON FUSIONE IN CAMPANIA SUPERIAMO VECCHI CONFINI”

“I sistemi associativi devono avviare una profonda trasformazione per essere vicini alle imprese e al passo coi tempi. Cna l’ha avviata da tempo e oggi cominciano a vedersi i risultati: qui a Napoli quest’integrazione fra le tre sedi è un segno evidente della direzione che stiamo prendendo, quella di superare i vecchi confini”. Lo dice Daniele Vaccarino, presidente nazionale di Cna, la Confederazione dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, intervenendo all’assemblea elettiva della neonata Cna Napoli, Benevento, Caserta. La Confederazione nasce dalla fusione delle tre associazioni provinciali ed è frutto di un processo di riorganizzazione che sta coinvolgendo le Cna di tutto il Paese: la Campania è la prima Regione del Sud Italia a mettere in pratica questa trasformazione.

“IN ITALIA 8.000 CAMPANILI, COSI’ NON SI VINCE CONCORRENZA”

L’Italia è il Paese degli 8mila campanili – ragiona Vaccarino -, in questo modo non si vince la concorrenza coi mercati mondiali. Le imprese lo sanno già, quindi la Cna ha preso la decisione di integrare le associazioni e intraprendere quella strada di profonda e radicale trasformazione anche nel modo di fare associazionismo”. Oggi bisogna essere al fianco delle imprese “ma non solo, bisogna essere anche dentro le imprese stesse – ribadisce il presidente di Cna -, perfino cercando di anticipare il futuro. E’ un’operazione non facile ma dobbiamo farla per dimostrare alle imprese in primis e poi alla stessa nazione quanto il sistema associativo può essere utile alla società”.

“LA CRISI DEGLI ULTIMI 10 ANNI NON E’ ANCORA FINITA DEL TUTTO”

La crisi di questi 10 anni non è ancora terminata del tutto – sottolinea Vaccarino – anche se ci sono segnali positivi e importanti. Certo, non si torna al punto di partenza: sono cambiati drasticamente gli orizzonti dell’economia nazionale e mondiale” e in quest’ottica “dobbiamo puntare verso nuovi settori – spinge il presidente di Cna- in particolare al Sud. Mi riferisco in primis al turismo che può essere una leva fondamentale per l’economia italiana”. Riflettori accesi anche sull’internazionalizzazioni “ma l’export – ricorda Vaccarino – può essere una buona valvola di sfogo se non si dimentica che bisogna far crescere i consumi interni perché tutte le imprese possano agganciare la ripresa”.

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