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Whiteblack l’inno all’accoglienza di Capone & BungtBangt

"Mai distinzione tra migranti economici e di guerra. La fame è fame"

Pubblicato:21-05-2019 16:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:29

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NAPOLI – “Questo parallelo, il voler accostare i nostri emigranti degli anni ’50 e i migranti dei nostri tempi e’ una cosa ovvia, scontata e quasi banale. Ma, e’ anche una grande offesa per i razzisti, per quelli che credono di avere qualcosa di meglio rispetto agli altri”. Cosi’ Maurizio Capone racconta alla Dire il suo ‘WhiteBlack’, il brano che “nel bene e nel male scuote le coscienze di chi lo ascolta”. Firmato dal collettivo Capone & BungtBangt il singolo, uscito in questo mese di maggio e prodotto in collaborazione con D-Ross, e’ in puro stile old school rap. Il testo, firmato dallo stesso Capone, e’ ricco di ironia e sarcasmo che non perdono vigore, anzi si rafforzano, nei passaggi dal napoletano all’italiano.

‘WhiteBlack’ e’ anche un invito a “coltivare” la memoria, a non “scurda’ o’ passa’t” perche’ ai nostri emigranti gli americani “l’hanno squadrati, l’hanno lavati, l’hanno pesati – canta Capone – l’hanno disinfestati e mo o faccim nuje all’ate”.
Quella del collettivo e’ una vera e propria accusa a chi in questo Paese, ma non solo, prova a giustificare le misure contro l’accoglienza con motivazioni che, per il musicista napoletano, non hanno alcun senso. “Non farei mai la distinzione tra migranti economici e profughi di guerra perche’ – sottolinea – la fame e’ fame e forse questa e’ superiore anche a qualunque guerra”.

https://youtu.be/WB7OudlamNw


Cantautore, percussionista, inventore di strumenti musicali fatti con materiali destinati alle discariche, dallo scatolophon alla buatteria, dallo shakeratte ai bongattoli, se ne contano quasi una trentina anche se tutto nelle sue mani diventa musica, Capone, nel corso della sua lunga carriera incominciata con i 666 nel 1982, non ha mai fatto distinzione tra arte e impegno sociale. Dalle scuole, dove insegna ai ragazzi a fare musica grazie all’arte del riciclo, al cinema – Blues Metropolitano di Salvatore Piscicelli, Scugnizzi di Nanny Loy e All The Invisible Children prodotto da Maria Grazia Cucinotta per l’Unicef – dalle carceri ai palcoscenici, la sua musica non e’ mai fine a se stessa. Dentro c’e’ sempre un messaggio, dall’ambiente alla solidarieta’, dall’uguaglianza dei diritti alla lotta alla criminalita’. Un impegno che, quest’anno, gli e’ valso un riconoscimento speciale: il Premio ‘Musica e Cultura 2019′ condiviso con Mimmo Lucano, sindaco di Riace, assegnatogli da “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”. “Nella gioia di riceverlo – confessa il musicista -, per quello che significa e che c’e’ dietro, mi e’ arrivata anche una grande tristezza perche’ e’ un premio nato per ricordare un ragazzo ucciso dalla mafia e questo non deve essere mai dimenticato”. ‘Musica e Cultura 2019′ e’ un premio che mette un “timbro sul desiderio” di Capone di “portare avanti un’idea di legalita’ e uguaglianza dove legalita’ non vuol dire per forza osservare le leggi freddamente.

Perche’, come nel caso di Mimmo Lucano, anche se in questo momento non sappiamo se ha commesso dei reati, le leggi possono anche essere sbagliate e in questo caso e’ giusto infrangerle per proporre un’alternativa. Proporla vuol dire avere il coraggio di andare contro le leggi”. La scelta da che parte stare Capone l’ha fatta da giovane quando, in occasione dell’omicidio del giornalista Giancarlo Siani, compose, con i 666, un brano contro la camorra, “il primo in assoluto scritto e interpretato da un artista napoletano”.
L’impegno di Capone lo si percepisce non solo nelle sue “battaglie” musicali in favore dell’ambiente o contro le mafie ma anche nel suo saper guardare e raccontare la realta’ senza filtri, senza mediazioni e con tutte le sue contraddizioni.
Esempio di tutto questo sara’ “Strativari” lo spettacolo che Capone & BungtBangt metteranno in scena, il 10 luglio nell’ambito del Napoli Teatro Festival 2019, con Solis String Quartet e Iaia Forte, una “musa – sottolinea l’artista – in grado di interpretare non solo Partenope ma una serie di emozioni in grado di andare oltre il concetto squisitamente musicale”. Il titolo ha messo d’accordo tutti gli attori dello spettacolo perche’ “descrive bene Napoli che, nel bene e nel male, non ti tradisce mai. È cosi’. Nella citta’ si trovano degli elementi che fanno parte, tra l’altro, dell’intimo dell’essere umano e che ci fanno sentire vivi. Napoli e’ una citta’ viva che amo, nella quale sto benissimo con tutte le sue contraddizioni e che vogliamo far conoscere nei suoi molti aspetti”.

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