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Professoressa di Palermo sospesa, De Simone (Istituto Colombo Roma): “Diritto alla libertà d’insegnamento”

Maria Rosaria De Simone commenta il caso della professoressa di Palermo sospesa perchè non avrebbe vigilato sul lavoro dei propri alunni, che in un video hanno accostato il dl Sicurezza del ministro Matteo Salvini con le leggi razziali del 1938

Pubblicato:21-05-2019 13:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:29
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ROMA – “Sono rimasta particolarmente colpita dalla sospensione di quindici giorni dell’insegnante di Palermo per ‘omessa vigilanza’ sul lavoro dei suoi giovani studenti, perché sono insegnante di scuole superiori anch’io”. Così commenta all’agenzia Dire il caso della professoressa di Palermo Maria Rosaria De Simone, docente all’Istituto Colombo di Roma. “Per non farmi condizionare dai vari pareri, ho guardato il video incriminato ad opera degli studenti e anche le parole della docente, profondamente umiliata dalla sospensione, dopo anni di onorato lavoro e di dedizione. Il video- spiega la professoressa- propone un accostamento probabilmente eccessivo nel paragonare le leggi razziali di Mussolini al decreto Sicurezza di Salvini, ma ho apprezzato lo sforzo dall’analisi e della riflessione dei ragazzi che hanno cercato di raccontare che non si può celebrare la Giornata della Memoria se non si riflette sui tempi attuali, per non commettere gli errori del passato. L’accostamento della professoressa di Palermo- lo ripete De Simone- è una semplificazione ingenua dei fatti, ma non è nuovo, è stato oggetto di discussione anche nei mass media e non ha provocato particolari incidenti diplomatici. Perché, dunque, punire una professoressa quando non è stato punito nessun altro dei professionisti per l’utilizzo legittimo della libertà d’espressione? La docente ha preso una decisione: lasciare ai suoi alunni la libertà di contestare il decreto sicurezza nella rigidità con cui si occupa del tema dell’immigrazione. Probabilmente ha offerto ai suoi ragazzi la possibilità di esprimere solidarietà, compassione, la possibilità di coltivare ideali di bellezza e di giustizia, di rompere le barriere ideologiche. Avrebbe potuto censurare, è vero. Ma non l’ha fatto. Ha rispettato un ragionamento. Anche perché avrà pensato che non è scontato che i giovani riflettano sui fatti di attualità. Infatti, una delle realtà più drammatiche che gli insegnanti incontrano nelle classi- spiega ancora nel suo articolo- è proprio l’atteggiamento opposto, ossia il lassismo, il disinteresse o il turpiloquio contro gli immigrati che rubano il lavoro e che dovrebbero tornare a casa loro. Così giovani e già così poco solidali, così disincantati certi nostri studenti, che scaricano le loro rabbie e le loro difficoltà arrendendosi all’odio”.

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“È triste quando accade. È triste- ribadisce Maria Rosaria De Simone- ma i docenti danno la possibilità di esprimere anche il malessere, per poter costruire assieme la capacità di divenire un cittadino libero, che ami il proprio paese, ma che non ha paura della diversità, che abbia voglia di un futuro migliore per se stesso e per gli altri. A mio parere- conclude De Simone- la professoressa non ha voluto fare propaganda politica, cosa che non è legittima in nessun caso, ma ha voluto esercitare il suo diritto di libero insegnamento, permettendo ai suoi studenti libertà di pensiero e di espressione, attraverso l’uso corretto e mai denigratorio del linguaggio”.

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