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Pfas, in Veneto sotto osservazione costante 250.000 cittadini

VENEZIA - "Per la sanità pubblica la cosa

Pubblicato:21-04-2016 10:00
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:36

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VENEZIA – “Per la sanità pubblica la cosa non finisce, ma inizia qui”. Così il direttore dell’Area sanità della Regione Veneto Domenico Mantoan, commentando i dati del biomonitoraggio per la rilevazione di accumulo di sostanze perfluoroalchiliche nei cittadini veneti. “Dal 2013 la popolazione è stata messa in sicurezza con azione di sanità pubblica”, corre ai ripari Mantoan, ma le azioni da intraprendere sono ancora molte per capire esattamente che effetti possa avere sulla popolazione l’esposizione e l’accumulo nell’organismo di sostanze perfluoroalchiliche. A essere monitorati costantemente saranno 250.000 cittadini di 31 comuni.

bicchiere_acqua“La popolazione è stata esposta cronicamente, sono 30 anni che beve acqua inquinata– ricorda Mantoan- useremo i dati del passato, come quelli relativi all’acquisto di medicinali specifici, e accompagneremo la popolazione interessata per capire se emergeranno patologie“. Il biomonitoraggio si protrarrà per altri dieci anni, e verrà ripetuto sulla popolazione già interessata dalle attuali analisi tra due anni. Ma qualche dato in più sull’eventuale incidenza tumorale degli agenti inquinanti in questione dovrebbe arrivare già “entro la fine di luglio” afferma Massimo Rugge, direttore scientifico del registro tumori del Veneto.


L’istituto, afferma Rugge, ha attivato un monitoraggio relativo a specifiche tipologie di tumori nell’area interessata, senza trovarenessuna evidenza di relazione di causa effetto o una maggiore incidenza“, ma il Registro tumori effettuerà nuove ricerche per “ottenere risultati più solidi, concernenti non solo i tumori marcati ma più in genere la patologia oncologica”. Il controllo della popolazione interessata, circa 250.000 cittadini sparsi per 31 comuni, “sarà effettuato con modalità da definire sulla base del livello di rischio evidenziato dal biomonitoraggio”, conclude Mantoan, che si spinge più in là annunciando che “per i soggetti altamente esposti stiamo valutando la possibilità di verificare, su base volontaria, se ci sono tecniche per accelerare l’eliminazione dei Pfos, sostanza maledetta che il corpo umano non riesce a buttare fuori”.

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