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Caso Manduca, Calì: “Sentenza ridicola, agli orfani chiesti indietro 260 mila euro”

Il cugino di Marianna Manduca e padre adottivo dei suoi tre figli commenta le motivazioni della sentenza d'appello che non ha riconosciuto alcuna responsabiltà ai magistrati sul caso

Pubblicato:21-03-2019 17:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:16
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ROMA – “Sono arrabbiatissimo per le motivazioni ridicole della sentenza, per la totale indifferenza dimostrata dalle Istituzioni, per la grande mancanza di rispetto nei confronti di tutte le donne vittime di violenza”. Lo ha detto all’Agenzia Dire Carmelo Calì, cugino di Marianna Manduca e padre adottivo dei suoi tre figli, dopo l’uscita delle motivazioni della sentenza d’appello che non ha riconosciuto alcuna responsabiltà ai magistrati in merito alle ben 12 denunce che la giovane donna presento’ contro l’ex marito, che alla fine riusci’ ad ucciderla.

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“L’ho sempre pensato e quello che è successo non fa che rafforzare la mia idea: la casta dei magistrati esiste, è sempre esistita ed è difficile scardinarla. I loro principi di fatto sono diversi dai nostri; loro sono al potere e noi no, e secondo loro quindi dobbiamo solo subire. Le motivazioni mi sono arrivate anche in un giorno particolare come quello della Festa del papà, e da una parte mi sembra davvero tutto un gioco, un brutto sogno dal quale risvegliarmi- ha raccontato Calì- Ora io ai miei figli, che non sanno ancora nulla, come glielo spiego quello che è successo? Con quali parole potrò spiegare a loro che c’è una Magistratura dentro uno Stato che dovrebbe proteggerli, e che invece sta facendo di tutto per metterli in mezzo ad una strada? Con loro sono stato sempre schietto, questa volta però sono in difficoltà. Dovrò dire loro che tutti i sogni che avevamo fatto in questi mesi svaniscono in un secondo, e che adesso diventa ancora più problematico mandare avanti la nostra famiglia”.


Con il ribaltamento della sentenza infatti, alla famiglia Calì è stato chiesto indietro il risarcimento concordato in Primo grado per gli orfani di Marianna. “260mila euro con gli interessi di 10 anni, una cifra ridicola- ha spiegato Calì- che già da domani potrebbe essere richiesta effettivamente indietro. Di fonte a questo rischio però combatterò fino alla fine per far sì che questo non accada. Io non mi arrendo, la forza mi viene dalle immagini di tutte le donne vittime di violenza che ho sempre nella testa, donne che non hanno avuto giustizia come Marianna e continuano a morire tutti i giorni- ha continuato- In tutta questa vicenda, la mia fortuna è di avere due legali che hanno dato tutto quello che avevano in termini di lavoro, di umanità, per me e soprattutto per i miei figli, quindi so con certezza che anche loro faranno di tutto per scongiurare il peggio”.

“Noi con la nostra associazione, lavoriamo nelle scuole con i ragazzi e sentenze come la nostra non fanno che fomentare l’idea che ci sia totale libertà sulla donna e su eventuali violenze ai loro danni, perchè tanto non ci saranno conseguenze dal punto di vista giudiziario. Io invece ci credo fermamente che le cose cambieranno, ma bisogna andare a sbattere contro le Istituzioni, contro lo Stato, ma soprattutto contro tutte quelle persone che ancora pensano che le donne siano oggetti da manipolare a proprio piacimento. Nel nostro Paese manca proprio la cultura del rispetto nei confronti delle donne, cultura che deve partire dalla famiglia, e poi arrivare in tutti le altre situazioni. Con la nostra associazione l’anno prossimo per esempio, terremo un corso di educazione casalinga, per insegnare ai maschi che niente è dovuto in una famiglia, e che i compiti- ha concluso Cali’ alla Dire- devono essere uguali per tutti”.

di Chiara Buccione

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