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Strage di Bologna, parte il processo Cavallini: sarà ‘guerra tra tesi’

BOLOGNA - Oltre 50 potenziali testimoni, a cui si aggiungeranno l'imputato, le persone rimaste ferite e i parenti delle vittime,

Pubblicato:21-03-2018 08:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:39
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strage bologna
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BOLOGNA – Oltre 50 potenziali testimoni, a cui si aggiungeranno l’imputato, le persone rimaste ferite e i parenti delle vittime, il tentativo di rimettere in discussione la verità giudiziaria della strage di matrice neofascista riproponendo l’ipotesi della ‘pista palestinese’ e, forse, la possibilità di aprire nuovi scenari investigativi nell’inchiesta sui mandanti. Con queste premesse si apre, questa mattina, il processo per concorso nella strage alla stazione ferroviaria di Bologna del 2 agosto 1980 nei confronti dell’ex Nar Gilberto Cavallini, accusato di aver fornito supporto logistico a Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, già condannati in via definitiva come esecutori della strage, che fece 85 morti e 200 feriti.

Nell’udienza in programma oggi in Corte d’Assise a Bologna sarà discussa una serie di questioni preliminari, in primis l’ammissione dei testimoni, tra cui ci sono ovviamente Mambro, Fioravanti e Ciavardini, citati da Procura, difesa e parti civili, ma anche nomi ‘pesanti’ come il terrorista internazionale Ilich Ramirez Sanchez (meglio noto come ‘Carlos’ o ‘Carlos lo sciacallo’), l’ex parlamentare Carlo Giovanardi, l’ex consigliere di Yasser Arafat ed ex portavoce del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, Bassam Abu Sharif (tutti citati dai difensori di Cavallini, Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini), il leader di Forza nuova Roberto Fiore e l’ex comandante del Ros dei Carabinieri ed ex direttore del Sisde Mario Mori. Questi ultimi sono invece nella lista degli avvocati di parte civile Andrea Speranzoni (foto a sinistra), Roberto Nasci, Nicola Brigida e Giuseppe Giampaolo, così come il leader di Ordine nuovo Carlo Maria Maggi, condannato in via definitiva come mandante della strage di piazza della Loggia a Brescia.

La lista dei testimoni di parte civile comprende anche tutte le persone indicate dalla Procura, come Flavia Sbrojavacca, compagna di Cavallini, Elena Venditti, ex fidanzata di Ciavardini, Cecilia Loreti, amica del gruppo, e i periti che fecero le analisi sull’esplosivo usato per l’attentato. Ma se, scorrendo la lista dei pm, sembra che l’obiettivo sia soprattutto provare il concorso di Cavallini, accusato di aver ospitato i tre esecutori della strage nella notte fra il 31 luglio e l’1 agosto 1980, di aver falsificato una patente per Fioravanti e di aver fornito ai tre l’auto per raggiungere Bologna, mentre dalla lista della difesa emerge la volontà di rilanciare l’ipotesi della ‘pista palestinese’, quella delle parti civili sembra puntare a ricostruire uno scenario più ampio. In particolare, nel corso del processo potrebbe riemergere la questione, già sollevata da Speranzoni in occasione dell’udienza preliminare, del biglietto, indirizzato da Maggi all’altro ordinovista Claudio Bressan, in cui si parla di detonatori e armi da dare agli amici di G.C. (che secondo l’avvocato sarebbe, ovviamente, Gilberto Cavallini). Il biglietto, che per il legale proverebbe il legame tra Nar e Ordine nuovo, era emerso in un processo tenutosi negli anni ’80, e conclusosi con condanne per reati in materia di armi e per ricostituzione del Partito fascista, sul rinvenimento di armi al poligono di tiro di Venezia, presieduto dall’armiere di Ordine nuovo Carlo Digilio, di cui la Procura ha chiesto di acquisire le dichiarazioni sui suoi rapporti, in materia di armi, con Cavallini e Fioravanti.


Altra questione che potrebbe essere affrontata nel corso del processo è quella dell’omicidio, avvenuto il 6 gennaio 1980, del presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, fratello del presidente della Repubblica Sergio.

I legali di parte civile hanno infatti chiesto di acquisire le dichiarazioni rese nel 1986 da Mambro e Fioravanti a Giovanni Falcone, che indagava sul delitto e che era convinto che a commetterlo fossero stati Fioravanti e Cavallini.

Per quell’omicidio i due furono processati e assolti, ma i presunti rapporti tra neofascisti e Cosa nostra potrebbero essere ‘ripescati’ nel processo Cavallini, fornendo magari uno spunto investigativo alla Procura generale, che ad ottobre ha avocato l’indagine sui mandanti della strage di Bologna. L’obiettivo delle parti civili, più volte ribadito nel corso degli anni, è infatti dimostrare l’esistenza di un’unica regia dietro tutte le stragi avvenute in Italia in quegli anni.

E sempre sul fronte delle parti civili, il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi (foto a destra), conferma alla Dire che sarà in Tribunale assieme agli altri parenti che si sono costituiti parte civile. Anche in base a come andrà l’udienza, precisa poi Bolognesi, i familiari decideranno se essere presenti con i loro rappresentanti a tutte le altre udienze del processo.



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