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Aggredito il 90% degli assistenti sociali, Zampa: “Ferita alla società”

Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print https://youtu.be/VOnzLA4Tm8c ROMA - "Il 90% degli assistenti sociali italiani è stato

Pubblicato:21-02-2019 18:48
Ultimo aggiornamento:21-02-2019 18:48
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ROMA – “Il 90% degli assistenti sociali italiani è stato vittima di aggressioni verbali. Sono stati maledetti o minacciati di comportamenti ritorsivi. Trattandosi di una professione molto femminile, la maggioranza delle vittime è fatta di donne. Molti sono stati aggrediti nei luoghi di lavoro, con oggetti presenti negli uffici o con armi portate da casa dalle persone. Un assistente sociale su tre ha paura quando va in ufficio al mattino, ha temuto per la propria incolumità o quella dei propri figli, ha avuto paura o è stato effettivamente seguito”.

Sono alcuni dei numeri presentati da Barbara Rosina, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Piemonte e coordinatrice della ricerca ‘Conoscere per agire’, condotta dal Consiglio nazionale degli assistenti sociali cui hanno risposto “piu’ di 20mila assistenti sociali su un totale complessivo di 42mila”, che è stata oggetto di analisi nella tavola rotonda di DireDonne moderata questo pomeriggio dalla giornalista Sandra Zampa.


Numeri che rappresentano la “spia di una societa’ sempre piu’ aggressiva”, secondo Sandra Zampa, che ha coinvolto proprio per questo, in una riflessione piu’ ampia sul fenomeno, anche Debora Serracchiani, parlamentare PD, e Silvana Mordeglia, presidente della Fondazione degli assistenti sociali.

La risposta delle Istituzioni e della politica ha un ruolo chiave al fianco di queste figure professionali. “Quando ero presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia- ha ricordato Serracchiani- fummo tra i primi a promuovere una misura di sostegno al reddito e la platea delle persone seguite dai servizi sociali passo’ da 5.000 a 30.000. Arrivarono lavoratori ‘poveri’, segno che l’aiuto sociale è piu’ complesso del solo sostegno economico. Per questo oggi sono preoccupata- ha detto la deputata- su come sarà attuato questo reddito di cittadinanza: l’entita’ delle domande, il peso sui Comuni, l’attesa, l’incertezza sugli importi e sul loro uso, e quindi la frustrazione che potrebbe nascere”.

L’assistente sociale sconta una certa “immagine e per questo- ha ribadito Silvana Mordeglia, presidente della Fondazione degli assistenti sociali- anche i media hanno una responsabilità. Bisogna saper distinguere tra il mandato professionale dell’operatore, quello istituzionale possibile e infine quello sociale. Se bastasse solo offrire aiuti economici non ci sarebbe bisogno di noi. Anche la formazione deve tenere il passo, non abbiamo fondi di ricerca, e ad esempio si puo’ accedere alla laurea specialistica senza aver fatto la triennale del percorso”.

Urgente è garantire sicurezza a una figura di frontiera che sconta spesso il divario tra “risposte possibili date alle situazioni di disagio e le attese delle persone fragili”, come ha ricordato Barbara Rosina e sono molti gli assistenti sociali che “finiscono con il vivere nell’ansia, persino con la colpa”.

Per questo, “mentre purtroppo non è passato l’emendamento all’articolo 5 che prevedeva un intervento di speciale di assistenza e tutela, in relazione al provvedimento di legge sul reddito di cittadinanza- ha ricordato Serrachiani in merito al dibattito in corso al Senato- si puo’ pensare di aumentare il numero degli assistenti sociali e ci sono emendamenti anche su questo. Ma credo che saranno respinti. Nel frattempo abbiamo proposto un DDL a firma di Elena Carnevali, per intervenire sul fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari, che ha incluso anche gli assistenti sociali, il cui lavoro- ha ribadito- è anche un lavoro di prevenzione. La sensazione- ha concluso Serracchiani, commentando le varie proposte del governo, dalla legittima difesa all’abbassamento dell’età di punibilità, “è che si vogliano semplicemente chiudere i problemi a chiave”. Risolverli, affrontare quest’emergenza che investe in modo particolare gli assistenti sociali è un’esigenza generale piu’ ampia perchè- come ha concluso la coordinatrice della ricerca- in gioco è il futuro di tutti, non solo della nostra professione”.

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