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L’idea della Comunità Giovanni XXIII: “Alle mamme 800 euro al mese per 3 anni”

L'associazione fondata da don Benzi ha tutta l'intenzione di portare questa proposta a Matteo Renzi ("o perlomeno al ministro Graziano Delrio che ha nove figli e forse ci ascolterà")

Pubblicato:21-02-2015 15:28
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:08

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mammeBOLOGNA  – Uno stipendio di 800 euro netti al mese a tutte le mamme per i primi tre anni di vita del bambino: da Bologna la comunità papa Giovanni XXIII lancia una proposta “concreta”, destinata a far discutere, dicendosi convinta che si tratti di una via d’uscita dalla crisi e di un sistema per far ripartire i consumi e dunque l’economia, perchè “senza figli non c’è crescita”. Non solo: lasciare più tempo le mamme a casa con i bimbi avrebbe come effetto anche quello di diminuire il numero dei detenuti e l’abuso di sostanze da parte dei giovani. L’associazione fondata da don Oreste Benzi ha tutta l’intenzione di portare questa proposta al premier Matteo Renzi (“o perlomeno al ministro Graziano Delrio che ha nove figli e forse ci ascolterà”, dice il responsabile generale dell’associazione, Giovanni Paolo Ramonda). Intanto oggi a Bologna dell’idea si è discusso in un convegno, a cui hanno partecipato tra gli altri l’economista Ettore Gotti Tedeschi, il presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, Francesco Belletti e il segretario regionale della Cisl, Giorgio Graziani.

Chiediamo a Renzi di aggiungere uno zero, dagli 80 euro che servono per comprare qualche pacco di pannolini a uno stipendio per i primi tre anni di vita del bambino”, afferma il responsabile dell’associazione Ramonda, definendolo “un atto di giustizia sociale”. Per coprire lo stipendio alle mamme, stimate in un numero di 1.600.000 in Italia, l’associazione papa Giovanni XXIII ha calcolato che ci vogliono 14,4 miliardi all’anno. Dove prenderli? Tagliando sui costi della politica (un miliardo), tassando le transazioni finanziarie (cinque miliardi) ma anche rimodulando il bonus di 80 euro (togliendolo ai single o alle coppie senza figli, che al momento sono la metà dei beneficiari e ricavando cinque miliardi).

Nel conto, poi, per arrivare a raccimolare i 14,4 miliardi, vanno poi considerati anche le erogazioni a favore della maternità spesi dell’Inps, che solo nel 2013 sono ammontati a tre miliardi. Le proposte comunque sono anche altre, a partire dal taglio delle spese per gli armamenti. “Non sta a noi dire dove tagliare, non è il nostro lavoro- dice Ramonda- quello di cui siamo sicuri è che è il momento di dire basta alle elemosina per la famiglia. La Francia spende il 5% del suo Pil a favore della famiglia, l’Italia appena l’1,4%”. Il nodo da cui l’associazione papa Giovanni XXIII è partita per lanciare questa proposta è “la denatalità, che “ormai è un’emorragia inarrestabile, basta pensare che anche le mamme immigrate sono entrate nel trend”.


Senza la famiglia, dice ancora Ramonda, “non si va da nessuna parte, lo vogliamo dire anche ai politici, bisogna sostenerla”. Don Oreste Benzi, ricorda il responsabile generale dell’associazione, diceva che “quello della mamma è il lavoro con la l maiuscola. Dare uno stipendio alle mamme significa riconoscere la dignità della donna, la dignità della mamma e dare una possibilità ai figli di crescere in una relazione sufficientemente adeguata”. E secondo Ramonda, porterà i suoi frutti anche da un punto di vista sociale: “Avremo le carceri meno piene, perchè molti di quelli che sono in carcere non sono mai stati sulle ginocchia di mamma e papà, ma anche meno giovani che abusano di sostanze: nelle nostre comunità, spesso ci dicono che si sono sentiti abbandonati dai genitori che magari si erano separati”, spiega. “Noi non siamo contro gli asili nido o contro le donne che si vogliono esprimere nel lavoro, ma vogliamo che venga riconosciuto anche il genio femminile della maternità e siano sostenute le mamme che vogliono crescere i loro figli”.

Di misure di sostegno alle famiglie, ben più consistenti di quelle che prevede attualmente l’Italia, ne esistono del resto già in altri paesi d’Europa. In Francia, spiega ancora Ramonda, una famiglia con un figlio disabile riceve 3.000 euro al mese, ed è previsto un incentivo una tantum per l’avvio alla scuola di 300 euro per ogni figlio. In Germania, poi, in gravidanza una donna riceve 300 euro al mese per nove mesi, e ogni famiglia 2.000 euro al mese dalla nascita ai tre anni di vita del bambino (più 160 euro mensili per ogni figlio).  Per il responsabile generale della comunità papa Giovanni XXIII “con il sostegno degli economisti e dei politici questa proposta, che parte come provocazione, possa diventare una svolta”.

 

di Marcella Piretti

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