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Uno bianca, Zecchi agli studenti: “Non perdoneremo mai gli assassini”

BOLOGNA - "I feriti ancora mi chiamano in preda al panico: hanno paura che la scarcerazione di Marino Occhipinti sia

Pubblicato:21-01-2019 17:35
Ultimo aggiornamento:21-01-2019 17:35

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BOLOGNA – “I feriti ancora mi chiamano in preda al panico: hanno paura che la scarcerazione di Marino Occhipinti sia la chiave di volta per la liberazione anche degli altri componenti” della banda della Uno Bianca. Rosanna Zecchi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della banda guidata dai fratelli Savi, torna, parlando in Regione Emilia-Romagna nel corso dell’incontro ‘Verità storica e verità processuale-La banda della Uno Bianca’, sulla questione dei benefici concessi ai componenti della banda, che uccise 24 persone e ne ferì 102. E ribadisce, rispondendo a chi le chiede se un giorno potrà mai perdonare gli assassini, che “con quello che abbiamo passato, non potremo mai perdonare”. 

Nel suo intervento davanti a una platea di studenti del liceo bolognese Laura Bassi e dell’istituto Francesco Alberghetti di Imola, Zecchi racconta che “10 giorni fa una signora, sulla cinquantina, mi ha fermato al supermercato, chiedendomi perché ancora non ho perdonato Occhipinti: le ho risposto di non permettersi mai più di avvicinarmi. L’episodio mi ha fatto capire che la gente di quegli anni si è già dimenticata della vicenda”. E proprio dalla necessità di ricordare cosa accadde in quegli anni prende le mosse il progetto, lanciato lo scorso anno con l’associazione Corso Doc, ‘Ferite nel corpo, nell’anima e nel territorio: l’oscura e tragica storia della Uno Bianca’, un docufilm realizzato dagli stessi studenti, 150 ragazzi di sette classi, assieme a D.E-R (associazione documentaristi Emilia-Romagna) per il quale sono stati intervistati Alberto Capolungo, vicepresidente dell’associazione dei familiari, e la storica Cinzia Venturoli, che ha spiegato ai giovani la verità giudiziaria, stilando i profili dei componenti della banda criminale”.

Oltre a Zecchi e Capolungo, questa mattina gli studenti hanno ascoltato anche Karen Bergami, autrice del libro ‘Spari illegali dalla Uno bianca. Studio sulla personalità di Roberto e Fabio Savi’, Rosi Manari, del servizio ‘conCittadini’ dell’Assemblea, e il magistrato della Procura generale di Bologna, Valter Giovannini, che si occupò, in qualità di pm, delle indagini sulla banda.


Proprio Giovannini definisce “importante” l’incontro odierno, affermando che “lanciare ai ragazzi semi di memoria è utile, germoglieranno” e ricordando che “la stragrande maggioranza dei giovani qui presenti non era neppure nata quando si concluse la parte giudiziaria della vicenda. Da parte mia- conclude il magistrato- nessuna velleità di storico. Ho semplicemente raccontato la mia esperienza umana e professionale”. E sull’importanza di progetti come il docufilm presentato oggi si sofferma anche Anna, studentessa del liceo Laura Bassi, secondo cui “se andassimo in giro a chiedere alla gente cos’è stata la banda della Uno bianca, sono convinta che in tanti non saprebbero rispondere. Ricordare è fondamentale, dimenticare non si può. E questo vale anche per noi giovani”.

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