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Revelant (Ar): “Giunta toglie contributi prima casa”

  TRIESTE - "Non bastavano una riforma sanitaria e una riforma degli enti locali,

Pubblicato:21-01-2016 13:01
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:49

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RevelantTRIESTE – “Non bastavano una riforma sanitaria e una riforma degli enti locali, nate per contenere la spesa ma che nei fatti ne stanno comportando degli aumenti. Non bastava una gestione inefficace e inopportuna degli immigrati che si è concretizzata nei fatti con la sola approvazione di una legge inutile a tutela solo di diritti di chi arriva da oltre confine. No, non bastava tutto questo, ora il duo Serracchiani-Santoro interviene anche nelle politiche abitative, eliminando nei fatti il contributo per l’acquisto della prima casa, uno strumento efficiente ed efficace particolarmente apprezzato dai cittadini del Friuli Venezia Giulia che necessiterebbe eventualmente solo di pochi elementi correttivi e l’integrazione con garanzie bancarie”.

A intervenire sul disegno di legge che la prossima settimana approderà in Aula per la definitiva approvazione è il consigliere regionale Roberto Revelant di Autonomia responsabile: “È già discutibile la scelta della Giunta di predisporre e depositare un disegno di legge sulle politiche abitative senza attendere l’esito dell’analisi sulle politiche abitative vigenti affidata dal Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione, e soprattutto senza tener conto delle considerazioni emerse dalla stessa che definiscono un successo i contributi prima casa adottati finora, che per il 95% dei casi va a soddisfare l’acquisto di fabbricati, mentre solo il rimanente 5% è destinato alle nuove costruzioni o ristrutturazioni.


Con le disposizioni per l’edilizia agevolata proposte la Giunta, all’articolo 18 del disegno di legge n. 120 che arriverà in Aula, intende finanziare ancor meno di quel 5% perché, essendo escluse le nuove costruzioni, rimangono ammesse a contributo esclusivamente le istanze finalizzate al recupero o all’acquisto con contestuale recupero dei fabbricati”.

“Se da un lato tale scelta è senz’altro un colpo all’economia immobiliare, il prezzo più grande lo pagheranno ancora i giovani, che per avere una casa di proprietà dovranno accedere a un mutuo non solo per l’acquisto del fabbricato ma anche per le successive spese di ristrutturazione, aumentando di fatto i costi. Ciò significa affrontare mutui che nella migliore delle ipotesi partiranno dai 200.000 euro, il che, al di là delle difficoltà bancarie legate anche alla precarietà del lavoro, vuol dire esaurire la restituzione delle rate forse con l’arrivo della pensione, anche se di questo passo forse per i giovani d’oggi, non ci sarà più nemmeno quella”.

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