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Referendum, Franceschini: “Io e Padoan se vince ‘no’? Fantasie”

Per il ministro dei Beni culturali anche in caso di vittoria del 'no' Renzi dovrebbe restare fino alla fine della legislatura. "Le elezioni sono comunque vicine", dice, poco più di un anno dopo il referendum

Pubblicato:20-11-2016 11:06
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:19

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dario franceschiniROMA – “Sono fantasie da retroscenisti“: Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, lo dice in un’intervista al Messaggero smentendo ogni possibile ipotesi di un suo avvicendamento a Palazzo Chigi in caso di sconfitta di Matteo Renzi al referendum costituzionale. Anzi, anche la sconfitta non sarebbe ineluttabile: per quanto riguarda i sondaggi “la tendenza si può invertire, facendo capire a tutti che non si vota sul governo, non ci si esprime su Renzi, ma su che cosa potrà essere e sarà l’ Italia nei prossimi decenni- dice Franceschini-. La Costituzione dura a lungo. Se il referendum, prescindendo dal merito, viene considerato solo uno strumento per dare una spallata all’esecutivo in carica, si compie un atto contro il proprio Paese”.

In ogni caso, poi, “nella sciagurata ipotesi di risultato per noi negativo, io penso, proprio per il fatto che governo e referendum sono due discorsi diversi, che Renzi dovrebbe proseguire il suo lavoro fino alla fine della legislatura“, dice il titolare del Mibact. Rispetto alle posizioni del presidente del Consiglio, “Renzi ha solo detto no a governicchi- prosegue Franceschini-. E non dimentichiamoci che le elezioni saranno comunque vicine. Si è votato nel febbraio del 2013, e la scadenza naturale sarà il febbraio 2018: poco più di un anno dopo il referendum del prossimo 4 dicembre”. Ciò detto, “è difficile trovare, negli ultimi decenni, un esecutivo che in due anni e mezzo ha realizzato la quantità delle cose che abbiamo fatto noi, condivisibili o meno che siano- conclude il ministro-. Ma il momento in cui valutare l’ operato del governo sarà quello delle elezioni del 2018. E non questo della consultazione sulla Carta Costituzionale”.


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