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Fahrenheit 11/9, potere e avidità al centro del nuovo film di Michael Moore

Il film presentato oggi in anteprima alla Festa del Cinema di Roma

Pubblicato:20-10-2018 12:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:41

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https://www.youtube.com/watch?v=730H5cY2H7I

ROMA – “Come cazzo é potuto accadere? Come é stato possibile per Donald Trump vincere le elezioni americane e diventare presidente degli Stati Uniti?”. E’ la domanda al centro di Fahrenheit 11/9, il nuovo provocatorio documentario di Michael Moore, che questa mattina e’ stato presentato alla Festa del Cinema di Roma. Dopo l’11 settembre 2001 (raccontato in Fahrenheit 9/11, Palma d’oro a Cannes) Moore sposta la sua attenzione su un’altra data storica per il popolo americano, quella del 9 novembre 2016, giorno in cui Donald Trump viene eletto 45esimo Presidente degli Stati Uniti.

Il film prende il via mostrandoci un’America convinta della vittoria di Hillary Clinton, un’America di star della musica e del cinema che si schierano a favore del partito democratico e che sta attendendo con ansia di vedere realizzato il proprio sogno. Gli Stati Uniti si preparano ad avere il loro primo presidente donna, poi, all’improvviso, qualcosa va storto nell’incredulitá generale. Cosa e’ successo?


Per capirlo bisogna fare un passo indietro e abbandonare le grandi metropoli, che nell’immaginario collettivo rimandano agli Stati Uniti, ed andare a Flint per esempio, in Michigan, dove un’intera città ha bevuto acqua contaminata da piombo per soddisfare il desiderio d’avidità di chi era al potere. O in West Virginia dove gli insegnanti per ottenere l’assistenza sanitaria hanno dovuto indossare un device che controllava quanti passi al giorno facevano, pena una multa salata. O ancora a Parkland in Florida, dove per mano di un diciannovenne armato sono morti 17 ragazzi innocenti, generando un movimento di giovani che ha scosso le coscienze di una nazione, superando anche i confini del Paese.

In un affresco fatto piu’ di scuri che di chiari, in cui Moore non perde occasione per tirare le orecchie al partito repubblicano mostrandoci il volto peggiore di Trump, che arriva ad assumere le sembianze di Hitler prestandogli la voce, c’e’ spazio pero’ anche per una critica forte al partito democratico. Un partito che non lascia spazio ai giovani o a chi ha veramente a cuore gli interessi del Paese, ma che, anche in maniera illecita, tende a riproporre sempre gli stessi volti,  finendo in questo modo per autosabotarsi.

I veri protagonisti del film diventano cosi’ il potere e la paura. Non c’é costituzione dietro cui nascondersi nella speranza di essere salvati da una deriva autoritaria (come quella nazista), ci dice Moore. E’ successo e può succedere di nuovo, sta a noi decidere se cambiare o meno le cose.

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