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Villa Migone, la dimora della resa nazista a Genova ora è un b&b/FOTO

Il proprietario, l’ex senatore Gian Giacomo Migone, ha deciso di trasformare l'appartamento storico in un b&b e lo affitta su Airbnb

Pubblicato:20-07-2017 17:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:32

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di Simone D’Ambrosio, giornalista professionista

Turisti a Villa Migone

GENOVA – “Popolo genovese esulta. L’insurrezione, la tua insurrezione, è vinta. Per la prima volta nel corso di questa guerra, un corpo d’esercito agguerrito e ancora bene armato si è arreso dinanzi a un popolo. Genova è libera. Viva il popolo genovese, viva l’Italia”. Così, il partigiano Pittaluga, al secolo Paolo Emilio Taviani, alle 9 del mattino di giovedì 26 aprile 1945, annuncia dalle onde di “Radio Genova” che la città si è liberata dai nazisti. Poche ore prima, alle 19.30, il generale tedesco Guenther Meinhold aveva firmato la resa a Villa Migone, nel quartiere di San Fruttuoso. Primo e unico caso in cui la Wehrmacht gettava le armi di fronte ai partigiani insorti, senza attendere l’arrivo delle forze alleate. Oggi, 72 anni dopo, quelle stesse stanze sono state trasformate dal proprietario, l’ex senatore Gian Giacomo Migone, in un bed and breakfast.

L’atto di resa del 1945

UNA DIMORA DI LUSSO DA 240 EURO A NOTTE

Più correttamente, come risulta anche dai registri ufficiali di Comune e Regione, il piano nobile della dimora storica – realizzata con tutta probabilità dalla famiglia Spinola tra il XIII e il XIV secolo e che, prima della famiglia Migone, fu anche proprietà dei Sauli – è un vero e proprio “appartamento ammobiliato per uso turistico”, di lusso. Per alloggiare tra i muri che diedero riparo al cardinale Pietro Boetto durante la Seconda Guerra Mondiale basta avere 240 euro nella carta di credito – che salgono a 280 nei fine settimana – e affidarsi ad Airbnb, noto portale online di affittacamere. In realtà, i costi giornalieri sarebbero dimezzati ma il soggiorno minimo è di due notti. Tre camere da letto – due doppie e una singola – due bagni, un soggiorno nella “Sala della Resa”. In più, l’accesso alla terrazza circondata dal verde dell’attigua Villa Imperiale. Completano l’arredo, una consolle con specchiera in stile Luigi XIV e il pianoforte gran coda Erard del 1883 suonato da Giuseppe Verdi nel 1890 quando il suo, identico a quello fatto arrivare dalla famiglia Migone da Parigi, andò in riparazione per oltre 14 mesi.


VIETATISSIMO FUMARE, IL GIUDIZIO E’ 4,5 STELLE SU 5

Agli avventori è richiesta una particolare attenzione per il valore simbolico della villa protetta dalla Sovrintendenza: anche per questo, nelle stanze è vietatissimo fumare. Le recensioni sono tutte ottime – in italiano, inglese, tedesco, francese, olandese e turco – e valgono all’alloggio una valutazione di 4,5 stelle su 5. L’unica, perdonabile, pecca sembra essere la posizione: il quartiere di San Fruttuoso non è certo uno dei più panoramici della città e non ha alcuna vocazione turistica. Ma con qualche fermata e poco più di una decina di minuti di autobus si può arrivare comodamente in centro città o alla stazione ferroviaria di Genova Brignole.

Stanza della nonna

“TROPPE SPESE, AFFITTIAMO PER AVERE QUALCHE ENTRATA”

La scelta dell’onorevole Migone di aprire le porte al pubblico non solo in occasione delle annuali celebrazioni per la Festa della Liberazione non è stata dettata da un improvviso afflato filantropico ma da una necessità più venale. La villa richiede interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria quasi costantemente. La struttura, infatti, è piuttosto ampia: nel complesso, dieci appartamenti, suddivisi sui quattro piani più mansarda. Di questi, due sono vuoti mentre altri sei abitati più o meno quotidianamente.In un primo tempo, sembrava che un gradito aiuto potesse arrivare dallo Stato attraverso un fondo destinato alle antiche dimore con valore storico-artistico. Ma quei soldi finirono ben presto. Ci pensò, allora, il Consiglio regionale della Liguria che per un paio d’anni affittò le stanze ora adibite a uso turistico: 30mila euro all’anno. Ma anche queste risorse svanirono.

«Non abbiamo più nessuna forma di sussidio – ci spiega l’ex senatore – così ogni anno devo pagare 30mila euro di mutuo perché ogni 40-50 anni bisogna rifare il tetto, la facciata o altri lavori strutturali che la villa richiede perché è molto datata». La pensione da parlamentare non basta. «Con mia moglie ci definiamo sia finti poveri che finti ricchi – scherza Migone – finti poveri perché i poveri veri sono un’altra cosa e finti ricchi perché questa casa drena soldi a tutto spiano. Averne allestito una parte a bed and breakfast ci garantisce un piccolo introito che aiuta, vista la situazione».

A BREVE IN AFFITTO ANCHE UN SECONDO APPARTAMENTO DEL COMPLESSO

L’operazione sembra dare buoni frutti, tanto che tra pochi giorni su Airbnb comparirà una nuova inserzione per un secondo appartamento, sempre al piano nobile ma di dimensioni e costi più contenuti rispetto a quello che comprende la “Sala della Resa”. A Villa Migone, negli anni, hanno fatto visita due presidenti della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro e Giorgio Napolitano, un presidente del Parlamento europeo, il tedesco Martin Schultz, e l’ambasciatore tedesco a Roma, Michael Steiner.

La sala della resa

GLI ATTI DI RESA PERO’ NON SONO QUI

La villa, senza dubbio, è ben tenuta. Ma del suo passato storico rimangono solo la tradizione orale, l’orgoglio dei proprietari e qualche targa. Le due copie originali dell’Atto di Resa scritte in doppia lingua – e firmate dal generale Meinhold e dal capo di Stato maggiore Asmus, da una parte, dal presidente del Comitato di liberazione nazionale ligure, Remo Scappini, assistito da Errico Martino, Giovanni Savoretti e dal maggiore Mauro Aloni, comandante della Piazza di Genova, dall’altra – non si trovano, infatti, tra queste mura. Nell’indifferenza di molti, una è custodita al Museo del Risorgimento di Genova, nella casa natale di Giuseppe Mazzini, dopo essere stata a lungo alla polvere dell’ufficio di rappresentanza del sindaco a Palazzo Tursi. L’altra è a Gerusalemme, come storica dote al seguito di uno dei responsabili dell’Istituto ligure per la Storia della Resistenza trasferitosi a vivere in Israele, lontano oltre 4mila chilometri dalle stanze in cui si fece la storia della Genova contemporanea.

(Le immagini della villa sono state concesse da Villa Migone)

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