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Il batterio della xylella verso Matera. E nuovi casi a Taranto

Lo rende noto la Coldiretti in occasione del sopralluogo aereo effettuato dal presidente Ettore Prandini e dal ministro Gian Marco Centinaio

Pubblicato:20-05-2019 09:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:29
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BARI – Il batterio della xylella ha raggiunto “Matera con i nuovi casi di contagio in provincia di Taranto dove ben 6 ulivi sono stati infettati a Montemesola e 1 a Crispiano”. Lo rende noto la Coldiretti in occasione del sopralluogo aereo effettuato dal presidente nazionale Ettore Prandini e dal ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio in elicottero nell’area infetta da Xylella, per verificare dall’alto la strage di ulivi che ha cambiato il volto e il paesaggio del Salento.

“Una strage che – sottolinea la Coldiretti – avanza inarrestabile a una velocità di più 2 chilometri al mese e, dopo aver devastato la Puglia, rischia di infettare l’intero Mezzogiorno d’Italia a partire dalla Basilicata fino alla Calabria, alla Campania e al Molise. Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi arrivando pericolosamente in provincia di Bari ed ora anche a Taranto, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’ambiente, l’economia e sull’occupazione”.


“Sotto accusa ci sono le responsabilità regionali, ma anche comunitarie a partire dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel denunciare “una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati”. 

“Dopo anni di errori, incertezze e scaricabarile – continua Prandini – occorre un deciso cambio di passo con l’importante approvazione in Parlamento del Decreto emergenze, profondamente modificato rispetto all’impostazione iniziale, per sostenere gli agricoltori colpiti dell’area infetta che vogliono soltanto avere la libertà di espiantare, reimpiantare e non morire di Xylella e burocrazia, anche grazie all’individuazione di varietà resistenti come il Leccino”. “Si deve quindi intervenire – conclude Prandini – per fermare il dilagare della malattia mentre nelle aree infettate occorre trovare adeguati sistemi di convivenza, come innesti e sovrainnesti con varietà resistenti”.

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