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Chiesa. Il 23 maggio Ppa Francesco incontra l’imam dell’Università islamica Al-Azhar

ROMA -  Una visita che se si realizzera'

Pubblicato:20-05-2016 16:11
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:45

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papa francescoROMA –  Una visita che se si realizzera’ “dara’ sicuramente un nuovo impulso ed energia al dialogo islamo-cristiano”. Cosi’ Adnane Mokrani, teologo musulmano, docente alla Pontificia Universita’ Gregoriana e al Pontificio Istituto di studi arabi e islamistica, commenta l’atteso annuncio dato dal direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, dell’incontro che dovrebbe avvenire lunedi’ 23 maggio tra Papa Francesco e il Grande Imam Ahmed al Tayyeb dell’universita’ islamica di al-Azhar. Un incontro di cui non si conoscono ancora i dettagli ma che se avverra’, colma un vuoto di rapporti durato ben 10 anni.

“Al-Azhar- spiega il professore- e’ una istituzione religiosa millenaria, che rappresenta l’Islam sunnita al livello mondiale, a prescindere del fatto che non c’e’ chiesa nell’islam”. Oggi l’universita’ accoglie studenti provenienti da tutto il mondo islamico, dall’Indonesia fino al Senegal. “Ha avuto anche un ruolo nella lotta per l’indipendenza dell’Egitto dal colonialismo britannico”, racconta il professore anche se “questo ruolo e’ diminuito in questi ultimi decenni, perche’ l’istituzione ha perso molto della sua autonomia nel rapporto con lo Stato e la politica”.

Per capire la portata “storica” di un incontro tra il Papa e il Grand Imam, bisogna ricordare che “i rapporti tra il Vaticano e al-Azhar hanno conosciuto un periodo di gelo dopo il discorso di Papa Benedetto XVI a Ratisbona nel 2006” e nel 2011 i rapporti si raffreddarono ancora di piu’ in seguito ad un attentato ai copti di Alessandria.


Invitato lo scorso anno a giugno per la prima volta in Italia dalla Comunita’ di Sant’Egidio, Ahmed al Tayyeb partecipo’ alla conferenza internazionale ‘Oriente e Occidente. Dialoghi di civilta” e in quella occasione disse: “e’ giunto forse il momento perche’ la saggezza dei Saggi si faccia sentire in Oriente ed in Occidente alla ricerca della pace, in un mondo sfinito dalle guerre e dai conflitti, per restituire all’umanita’ la felicita’ e salvarla dalla distruzione che incombe all’orizzonte”. Poi in un’intervista al Sir, il Grande Imam parlo’ anche di papa Francesco: “Da quando e’ stato eletto Papa Francesco, abbiamo visto avvisaglie di bene”. Per poi aggiungere: “Se ora il Vaticano facesse un passo, direi che noi ne faremmo dieci di passi nella sua direzione”. Il passo e’ stato compiuto quest’anno, in febbraio, quando mons. Miguel Angel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, accompagnato dal nunzio apostolico in Egitto, mons. Bruno Musaro’, ha fatto visita ad al-Azhar portando con se’ una lettera del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del dicastero per il Dialogo Interreligioso, nella quale il porporato esprimeva la sua disponibilita’ a ricevere il Grande Imam e ad accompagnarlo ufficialmente in udienza dal Pontefice. “Il dialogo – commenta il professore Mokrani – e’ sempre necessario, e’ un compito che non finisce mai, un lavoro continuo e mai sufficiente”. L’immagine dell’incontro tra il papa e il Grande Imam di al-Azhar “ha il suo valore in un mondo mediatizzato, come simbolo moderno significativo di unita’ e di riconciliazione. Ma i simboli da soli non bastano, c’e’ bisogno di un grande lavoro pedagogico per educare al dialogo e alla pace. C’e’ bisogno di una solidarieta’ islamo-cristiana concreta per testimoniare l’amore e la misericordia contro l’odio e l’esclusione. Questo ci dara’ credibilita’ e rende il nostro cammino insieme piu’ efficace”. La “diplomazia” della Santa Sede agisce a 360 gradi e la scorsa settimana mons. Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Universita’ Lateranense ha fatto visita all’Universita’ di Qom, in Iran, con la quale l’ateneo pontificio ha avviato un programma comune di scambio di studenti, ma anche di cultura. “Il Vaticano- osserva Mokrani- dialoga con tutti i musulmani nella loro diversita’ e pluralita’, salvo quelli che non sono interessati o sono addirittura contro il dialogo. Questo rappresenta un grande segno di apertura che e’ molto apprezzato. Quello che manca veramente e’ il dialogo intra-islamico tra sunniti e sciiti, tra al-Azhar e Qom, qui troviamo un blocco a causa dell’interferenza politica. Il dialogo interreligioso deve essere coniugato con il dialogo ecumenico interno. E’ quello che ci insegna Papa Francesco”. Il professore incoraggia il dialogo tra gli atenei come luoghi di formazione di preparazione di un futuro migliore di quello attuale. “Le universita’ religiose- dice- sono luoghi di cultura e di formazione. Se prepariamo oggi i sacerdoti e gli imam al dialogo e all’apertura mentale e spirituale, un grande passo verso la pace sara’ realizzato. L’istituzione religiosa non ha un esercito ma ha l’arma dell’educazione che potrebbe essere lenta, e talvolta esige una riforma radicale, ma e’ molto efficace quando funziona bene e a lungo termine. Vedi www.agensir.it

(di M. Chiara Biagioni)

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