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Bologna in festa, concluso il restauro delle torri Asinelli e Garisenda

Ecco le Due Torri restaurate e rinforzate.

Pubblicato:20-05-2015 16:40
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:20

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torre asinelli bolognaEcco le Due Torri restaurate e rinforzate. Conclusi i lavori che le hanno tenute ‘impacchettate’ dall’autunno 2011 a questa primavera, l’Asinelli e la Garisenda sono state riaperte simbolicamente questa mattina dal sindaco Virginio Merola e dal presidente della Fondazione del Monte, Andrea Cammelli. L’inagurazione si è svolta sulla bellissima terrazza dell’Asinelli, restituita alla città con un inedito pavimento in cotto. Utilizzabile, ora, ma non aperta al pubblico. “Dovremo pensare a cosa farci”, dicono in Comune. I lavori (realizzati con un investimento di 1,8 milioni da parte della Fondazione del Monte, lavori di impresa Melegari e Studio Leonardo) hanno riguardato prima la Garisenda, poi i primi 38 metri della Asinelli, con l’introduzione di sostegni metallici tra le file di mattoni per sostenere la torre.

Nel corso del cantiere sulla Asinelli è stata anche rinvenuta una campana datata 1513, che era stata rimossa durante la guerra, quando la torre era usata per gli avvistamenti. Era dai primi del Novecento che non si svolgeva un consolidamento di questo genere: allora furono piazzate le attuali cinture che rinforzano la struttura delle torri. La novità più evidente è però la terrazza della Asinelli: le merlature (qualcuna si muove leggermente) sono state rinforzate con una struttura metallica che circonda tutta la torre.

“La torre è senza più impalcature e la possiamo ammirare in tutta la sua bellezza insieme al nostro splendido centro riqualificato, siamo molto soddisfatti”, sottolinea Merola, che ora sogna anche l’illuminazione notturna stabile per il simbolo della città. “L’illuminazione? Certamente l’aver tolto le impalcatura è importante. Riprenderemo la questione per risolvere i problemi con la Soprintendenza”.


Il pavimento della piattaforma, ammette Cammelli, “è stato oggetto di discussione ma richiedeva ulteriori risorse. Noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo, di più non avremmo potuto”. Il pavimento in cotto riprende il disegno della copertura ottocentesca in laterizio.

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