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Il restauro svela le decorazioni di Santa Pudenziana

L'intervento nella Basilica nel cuore di Rione Monti a Roma è effettuato dall'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro

Pubblicato:20-01-2018 11:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:22

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ROMA – I putti d’oro zecchino, i volti candidi degli amorini, i festoni minuziosamente stuccati a fare da cornice agli affreschi con la vita di San Pietro. Doveva essere magnifica la cappella dedicata all’apostolo all’interno di Santa Pudenziana, la Basilica nel cuore di Rione Monti considerata una delle chiese più antiche di Roma. Tanto che le fonti agiografiche raccontano che proprio qui San Pietro aveva celebrato la messa, ospite di Pudente, il senatore romano padre di Pudenziana e Prassede convertito al Cristianesimo proprio dal Santo.

Secoli di stratificazioni si susseguono sopra la sua domus, fino agli ultimi anni del 1500, quando la cappella di epoca medievale viene totalmente rinnovata dall’architetto Giovanni Battista della Porta, ingaggiato dal canonico francese della Basilica, Didier Collin. Il suo lavoro è arricchito dal pittore Giovanni Baglione, che realizza gli affreschi poco dopo il suo rientro a Roma, nel 1595. E i preziosissimi stucchi che accolgono i dipinti? In questo caso la datazione è più complicata. Finora la storiografia li attribuisce alla mano di Leonardo Retti, il maestro di cultura tardobarocca che opera nella seconda metà del Seicento. Finora, però, perché probabilmente i testi andranno presto rivisti sulla base dell’intervento effettuato dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro.

“La storiografia e l’evidenza reale non sono allineate“, spiega all’agenzia Dire Dora Catalano, storica dell’arte dell’Iscr che ha diretto con la restauratrice docente Carla Giovannone il cantiere didattico che a Santa Pudenziana ha visto impegnate le studentesse della Scuola di Alta Formazione dell’Istituto. “Quella che noi vediamo, in realtà, è una decorazione a stucco che nulla ha a che fare dal punto di vista stilistico con la cultura post berniniana e tardobarocca- dice Catalano- ma che ha i caratteri formali e l’impianto compositivo di una decorazione tardo manierista, cioè di fine Cinquecento”.

Una rivelazione che conferma il lavoro di scoperta storico artistica che ogni restauro porta con sé.

“Al termine del cantiere potremo rimettere in discussione quello che è normalmente riportato negli studi su questa cappella. Stucchi e affreschi sono fatti praticamente in contemporanea- aggiunge Giovannone- e siccome abbiamo dei pagamenti attestati per Giovanni Battista della Porta negli anni 1596-98, il lavoro doveva essere completato in quella fase. Dunque, quasi cento anni prima rispetto a quanto in genere affermato”.

L’Iscr è intervenuto nella cappella di San Pietro in Santa Pudenziana con il principale obiettivo di mettere in sicurezza la decorazione della volta, che “versava in condizioni disastrose”.

I lavori eseguiti ai primi del Ventesimo secolo per la realizzazione di via Balbo e la costruzione del palazzo dell’Istat, infatti, hanno trasformato questo spazio in un ambiente ipogeo, e la forte umidità ha portato alla progressiva perdita del modellato degli stucchi e alla quasi completa scomparsa degli affreschi di Baglione. Per questo motivo le superfici decorate della cappella sono state protagoniste della tesi di laurea di Eleonora Panella, restauratrice ex allieva della Saf. È lei che oggi lavora al restauro insieme a Roberta Cucchietti, Eleonora Gigante, Linda Giovani e Ludovica Onori, che alla Scuola Iscr seguono il corso di restauro sui Materiali lapidei e superfici decorate dell’architettura. Ed è davanti ai loro occhi e sotto le loro mani che è arrivata la seconda grande sorpresa, frutto dell’intervento.

“Durante la pulitura dei putti modellati in stucco- raccontano- di colpo abbiamo visto un puntino brillante. Siamo andate avanti con cautela, finché non abbiamo visto quel puntino allargarsi. Ci siamo emozionate, perché abbiamo capito che si trattava di oro. I putti che incorniciano gli affreschi erano in parte ricoperti di oro zecchino”.

Col tempo, anche la doratura si è persa a causa dell’umidità che caratterizza la cappella che oggi si trova sotto il livello stradale. Tanto che è stato proprio il custode di Santa Pudenziana a richiedere l’intervento di restauro. Dopo lo studio del microclima e le indagini diagnostiche, l’equipe tutta al femminile dell’Iscr ha messo in sicurezza e consolidato la volta della cappella, a cui è seguita la fase di pulitura delle superfici.

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