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Fortezza da Basso studiata col geo-radar per creare un modello virtuale tridimensionale

FIRENZE - Si è concluso "a tempo di record, circa sei mesi", il progetto di ricerca per la

Pubblicato:20-01-2016 16:38
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:49

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FIRENZE – Si è concluso “a tempo di record, circa sei mesi”, il progetto di ricerca per la messa a punto di un modello tridimensionale della Fortezza da Basso con il supporto di metodi avanzati e tecnologie di ultima generazione. L’attività, che si è resa necessaria in vista degli interventi di conservazione e valorizzazione progettati dal Comune di Firenze sullo storico monumento in accordo con la Soprintendenza, è frutto di un protocollo d’intesa tra Comune, l’Università di Firenze, l’Istituto Geografico Militare e il Cnr.

firenze fortezza da basso

L’indagine, coordinata da Grazia Tucci, docente di topografia e cartografia presso il dipartimento di ingegneria civile e ambientale (Dicea), è partita dal rilievo metrico tridimensionale e ha integrato prove geofisiche, campionamenti e saggi materici, analisi chimico-petrografiche e indagini archeologiche. Fotogrammetria digitale, scansioni 3D, sistemi di mobile mapping (supportati dall’articolata rete di inquadramento misurata dall’IGM) hanno consentito ai ricercatori di elaborare un modello virtuale ad alta risoluzione, da cui sono stati estratti gli elaborati di base per le analisi realizzate dagli altri gruppi. Lo stesso modello tridimensionale costituisce anche un ricchissimo archivio di informazioni, che potrà essere interrogato e integrato anche in seguito.


Il gruppo di ricercatori coordinato da Guido Vannini, docente di archeologia cristiana e medievale, ha applicato un approccio archeologico “leggero, non invasivo ed economico“, individuando sia le strutture superstiti della fase di impianto, secondo il progetto del Sangallo, che i diversi interventi di costruzione e demolizione che nei secoli hanno interessato il monumento. Alle ipotesi di ricostruzione di alcune parti con laterizi di riuso, oltre che allo studio dei materiali di costruzione e del loro stato di conservazione, hanno contribuito anche le analisi mineralogiche, petrografiche e chimiche realizzate dai ricercatori dell’Icvbc-Cnr e da Emiliano Carretti del dipartimento di chimica.

All’interno della Fortezza, il gruppo del dipartimento di ingegneria dell’informazione (Dinfo), guidato da Massimiliano Pieraccini, docente di elettronica, ha ispezionato in modo non invasivo il sottosuolo con sistemi georadar all’avanguardia, individuando i tubi sepolti e consentendo di assistere così la progettazione, anche dal punto di vista impiantistico, dei nuovi interventi.

di Diego Giorgi, giornalista

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