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Rieti, lo psicologo: La messa in stato d’accusa dei genitori è paradossale

Castelbianco: Riflettiamo perché dalla società non c’è alcun supporto vero

Pubblicato:19-12-2016 12:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:26

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“Quanto successo a Rieti è una tragedia incommensurabile che i genitori stanno vivendo in prima persona. Accusare di incapacità genitoriale un padre e una madre che non hanno impedito alla figlia 14enne di tuffarsi in acqua deve farci riflettere”. Così Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva, commenta l’accusa di “omicidio colposo” rivolta ai due genitori per non aver impedito alla figlia di tuffarsi nelle acque del lago del Salto (Rieti) dopo aver mangiato. L’indagine non si è ancora conclusa e il 18 gennaio è stata fissata l’udienza davanti al gup.

“La prima riflessione che dobbiamo porci è fino a che punto siamo in grado di impedire ad un adolescente di fare cose sbagliate. Per ‘cose sbagliate’ mi riferisco, piuttosto, ai comportamenti a rischio e scorretti per la morale e per la società: dall’abuso di alcol alla violenza, dalle droghe ad una sessualità vissuta in modo inconsapevole, ecc.. Consideriamo che la società non aiuta minimamente i genitori a porre un rimedio e a contrastare questi comportamenti estremamente gravi. Basti ricordare che in Liguria fu chiamata la polizia perché un padre diede un ceffone a un figlio di 12 anni volendo impedirgli di uscire la sera. Non vi è alcun senso di equilibrio- continua il direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO)-, immaginare di portare avanti un’accusa del genere significa essere sicuri che la società abbia dato ai genitori tutti gli strumenti per intervenire. Purtroppo non è così. Al contrario- ribadisce lo psicologo- i genitori sono sempre più immobili nell’aspetto educativo e, a livello sociale, non si registra alcun aiuto vero, nessun limite morale e di valore viene realmente proposto ai giovani. Quindi- conclude Castelbianco- questa messa in stato di accusa è veramente paradossale e fuori luogo”.


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