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Africa, nasce l’alleanza tra le comunità in Italia e l’Agenzia Dire

ROMA - "Raccontare la normalità" contrastando anche sul piano giornalistico gli stereotipi sull'Africa e

Pubblicato:19-09-2018 12:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:34

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ROMA – “Raccontare la normalità” contrastando anche sul piano giornalistico gli stereotipi sull’Africa e gli afroitaliani, creando spazi, piattaforme e sinergie che coinvolgano anzitutto le nuove generazioni: sono alcune delle priorità emerse da un incontro ospitato dall’agenzia ‘Dire’ con rappresentanti e voci delle comunità originarie del continente.

Tra gli spunti il rischio di un giornalismo acritico, che si limiti a rilanciare magari contenuti diffusi sui social, anche da esponenti della politica. Una responsabilità, questa dei cronisti, decisiva e comunque indispensabile per un lavoro di informazione attento, che si avvalga appieno del contributo delle diaspore per raccontare un’Italia che cambia sia nel suo tessuto sociale che nei rapporti con il mondo.

Al centro del dibattito le opportunità offerte dalla riforma della Cooperazione italiana, a partire dalla legge 125/2014 che per la prima volta ha indicato nelle associazioni delle comunità di origine straniera un soggetto chiave per l’efficacia di progetti e interventi. L’appello è stato a un coinvolgimento pieno e costante, favorito dai Summit delle diaspore inaugurati lo scorso anno anche nella prospettiva di una partecipazione ai bandi per iniziative di sviluppo in Africa e di un maggior sostegno a chi investe nei Paesi d’origine.


All’incontro sono intervenuti dirigenti di associazioni, artisti, scrittori e giornalisti. Rappresentati anche il Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo e il Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane (Conngi). Da tutti l’invito ad alimentare subito, nel lavoro quotidiano e giornalistico, “una nuova narrazione”.

Necessarie e auspicate sinergie nelle stesse redazioni, con il contributo dei talenti e delle competenze degli afroitaliani. In evidenza poi la necessità di lavori di inchiesta che forniscano elementi aggiornati sulle nuove generazioni di origine migrante nelle scuole e nelle università. Un percorso di ricerca, è stato sottolineato, al quale affiancare l’attenzione al mondo delle professioni e della cultura, nella convinzione della necessità di maggiori spazi per le competenze degli afroitaliani.

L’orizzonte sarebbe “una battaglia di civiltà e partecipazione” che non contrapponga ma unisca, in un mondo e in uno contesto, anche italiano, che vive di interconnessioni. Lo strumento indispensabile, in questa prospettiva, sarebbe un giornalismo più attento. “Le parole possono fare danni – ha sottolineato Nico Perrone, direttore della ‘Dire’ – e tornare poi al punto zero è una fatica incredibile”.

All’incontro, tra gli altri, hanno partecipato: Ada Ugo Abara, Anab Farah Abdi, Ismail Ali Farah, Abderrahmane Amajou, Adramet Barry, Godwin Chukwu, Fatou Diako, Jean-Jacques Diku, Cleophas Dioma, Eulalia Guiliche, Pap Khouma, Yves Michel Kondombo, Fortuna Ekutsu  Mambuli, Balkyssa Maiga, Pio Mulamba, Insa Ndiaye, Omar El Hadj Ndiaye, Bertrand Mani Ndongbou, John Mwangi Njoroge, Manuella Penda, Michel Rukundo, Mukuna Samuloumba, Kassim Yassin Saleh, Ireneo Spencer, Andrea Spinelli Barrile, Mehret Tewolde, padre Efrem Tresoldi, Anna Spencer e Andry Rungi.

https://www.youtube.com/watch?v=Q5RdfZQ9dfw&feature=youtu.be

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