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Mentana presenta il suo giornale e dà del “coglione” al cronista

Dal palco del 'Campus Party' di Rho Fiera il lancio del nuovo giornale dell'ex direttore del Tg5

Pubblicato:19-07-2018 13:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:23
Autore:

enrico mentana
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del direttore Nico Perrone

Sono accorsi in tanti e in molti stanno spedendo i loro nomi. Una folla di giovani tutta orecchie, corsa ieri al Campus Party di Milano ad ascoltare Enrico Mentana. Tutti pronti a fare i giornalisti nel nuovo quotidiano annunciato dal direttore de La7 che ha già cominciato le selezioni. Devono essere giovani under 33, e se ci sarà qualcuno che sfora, questo dovrà essere un genio, un ‘Ronaldo’ del nuovo mondo dell’informazione. Così ha detto il direttore in un monologo dinanzi a una platea che non si perdeva una parola, adorante. Per un attimo, questa l’impressione, il giornalista aveva assunto le sembianze di un guru che istruiva i discepoli su come dovrà cambiare l’informazione, il mestiere del cronista. Che si sia trattato di una sorta di trance collettiva, che non si poteva interrompere, lo si è capito quando il semplice (e giovane) cronista dell’agenzia Dire ha riportato tutti alla banalità del quotidiano chiedendo: il giornale lo finanzierà il suo editore Urbano Cairo? Apriti cielo. Una domanda terra terra che ha fatto uscire dai gangheri il mega-super-direttore inventore della nuova frontiera della comunicazione.

Alla fine Mentana, infastidito, ha dato del coglione al cronista della Dire. Per una risata dei suoi adepti ha messo alla berlina un cronista colpevole di fare il suo mestiere. Un lavoro, che se ben fatto, alla fine punta solo a scoprire la verità. E la verità fa sempre male a qualcuno. In questo caso a Mentana, che non vuol dire chi pagherà la sua nuova impresa. Perché se i suoi giovani giornalisti avranno, come ha detto, tutti un contratto, serviranno milioni di euro. Alla fine, come capita sempre con i potenti di turno, Mentana ha preso a male parole il (vero) giovane cronista solo per non rispondere a una domanda scomoda ma lecita. Una parolaccia per lui, una medaglia per l’agenzia Dire, dove lavorano 62 giovani giornalisti, età media 34 anni, contrattualizzati. Ragazzi e ragazze con un anno in più di quelli che vuole Mentana. Fuori target per lui, forse. Ma che non hanno dimenticato che il vero giornalista fa domande e non si inchina.


—> Guarda il video con gli insulti sul sito del Fatto quotidiano

Arriva la vignetta:

La replica di Enrico Mentana:

La risposta del direttore Nico Perrone:

La nota del Cdr dell’agenzia di stampa Dire:

Il Cdr dell’agenzia stampa Dire ha deciso di intervenire sulla questione degli insulti rivolti al nostro redattore di Milano, Nicola Mente, da parte del direttore del Tg La7 Enrico Mentana. Egregio direttore Enrico Mentana, nel corso delle ultime 24 ore il dibattito cui abbiamo assistito sui social ci è sembrato piuttosto surreale ed è culminato con l’accusa nei confronti dell’agenzia Dire di aver costruito una falsa storia e di aver mistificato la realtà.

Agli atti, ampiamente documentati da diversi video che stanno circolando sulla rete, restano gli insulti che lei ha rivolto a un collega che stava solo facendo il proprio lavoro: fare domande. Non ci interessa entrare in una ricostruzione dettagliata del vostro scambio, e non abbiamo mai messo in dubbio che lei abbia risposto alla domanda posta da Nicola, non è questo il punto. Ci interessa solo capire cosa abbia potuto spingerla a insultare un collega davanti a una platea, come dice lei, di 600 giovani.

Direttore Mentana, non eravate al bar, né in un appartamento privato. Ed è legittimo che lei possa essersi infastidito per le modalità di ingaggio con il nostro collega. Ma resta un fatto: che lei ha deliberatamente e ripetutamente ridicolizzato davanti al suo pubblico un collega, anche un suo collega, prima decretando arbitrariamente che uno come lui “non sarebbe mai stato assunto” (tra l’altro, le ricordiamo, che il bravo Nicola Mente è già assunto alla Dire), poi apostrofandolo come “sparapalle” e infine dandogli del “coglione”.

Chiamiamolo incidente di percorso. Nel nostro lavoro capita più o meno tutti i giorni di essere attaccati o insolentiti per una domanda sgradita o per l’insistenza nel porre questioni che riteniamo di interesse pubblico. Questa non sarà di certo l’ultima volta. Spiace che proprio lei sia incappato in questo scivolone nei confronti di un giovane collega di una testata di 62 giornalisti, con 34 anni di età media, che ogni giorno svolgono al meglio il loro lavoro, in strada e in redazione. La invitiamo, anche per questo, a conoscerli nella nostra sede di Roma. In modo da chiudere definitivamente questo spiacevole episodio con una stretta di mano collettiva.

Qui il resoconto della presentazione del giornale:

Cairo non sarà il mio editore, potrebbe darmi una mano con la pubblicità. Mi piacerebbe che questo progetto spingesse verso nuove nuove assunzioni di giovani. Se ci fosse una seria detassazione per tutti i settori d’impresa non ci sarebbero più alibi”. Questo il succo ‘politico’ del discorso di Enrico Mentana durante la presentazione del nuovo progetto, quel giornale under 33 che ancora non ha una data e un nome ma che tanto fa sperare i giornalisti in erba, un progetto che necessariamente, come accenna l’ex direttore del Tg5, “avrà dei garanti”.

Un Mentana lievemente diverso rispetto a quello a cui siamo abituati, che in un discorso non certo breve (un’ora e mezza abbondante) preferisce viaggiare sui discorsi assoluti (“alzate la voce, fatevi sentire“, ripete spesso come consiglio) rispetto a toccare con nomi e cognomi l’attualità politica, con un pensiero ai tanti giornalisti in Italia “che non scendono dalla torre d’avorio” e ai giornali che preferiscono come tutte le aziende “tamponare e salvare l’esistente” invece di investire, rischiare, osare, “non accodarsi” e di conseguenza valorizzare le nuove generazioni.

Accenni al mondo social, ai suoi limiti, alla sua propensione alla disinformazione e al continuo scontro con chi secondo Mentana “va affrontato”, e se necessario “cacciato dal profilo con conseguente bonifica del pozzo”, perché “se mi dici di non essere d’accordo io con te discuto ma se mi dici ‘taci sei pagato dal Pd’ sono costretto a trattarti per quello che sei”.

Un Mentana che inquadra il fallimento della Buona Scuola come causa della caduta di Renzi (“voleva accontentare tutti e alla fine non ha accontentato nessuno”, dice) e che non valuta “di destra o di sinistra” la solidarietà ai migranti, perché “si tratta soltanto di umanità”. Insomma, un (lunghissimo) discorso motivazionale, più che una vera e propria presentazione tecnico-organizzativa del progetto, un incontro che ha voluto promuovere in primo luogo l’innovazione dell’approccio del giovane al mondo del giornalismo e del lavoro in generale, con parziale focus sul futuro (incerto) della stampa cartacea e della stampa tutta, costretta ad interrogarsi e a cambiare. Un futuro atteso e ipotizzato “secondo alcuni nel 2046”, come dice Mentana a margine ai cronisti.

Gran parte dei giornali internazionali già sono su altri supporti che non sono la carta stretta- aggiunge- infatti il problema di fondo sarà capire come sarà l’evoluzione e in effetti nessuno lo sa capire, ma soprattutto nessuno sa capire come remunerare il lavoro giornalistico”.

di Nicola Mente, giornalista professionista

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