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Le mani della ‘ndrangheta sul Terzo Valico, Toti: “Niente stop”

GENOVA - "La buona politica ha il dovere di

Pubblicato:19-07-2016 11:37
Ultimo aggiornamento:19-07-2016 11:37

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totiGENOVA – “La buona politica ha il dovere di combattere tutto questo senza inchiodare la macchina del paese nella grande opera di modernizzazione, soprattutto nella nostra Liguria che deve andare avanti speditamente”. Lo dice il presidente della Regione Liguria e consigliere politico di Forza Italia, Giovanni Toti, commentando a caldo l’operazione “Alchemia” che, secondo quanto emerso nelle ultime ore, ha portato a 42 misure cautelari di affiliati alle cosche mafiose Raso-Gullace-Albanese e Parrello-Gagliostro.

Non è una novità che le infiltrazioni della ‘ndrangheta siano su tutto il territorio nazionale- prosegue il governatore- che i grandi appalti facciano gola alle cosche mafiose e che la Liguria non sia esente da questo genere di problemi”.

L’operazione sottolinea come la ‘ndrangheta abbia messo le proprie mani sugli appalti del Terzo Valico. In Liguria e Piemonte, evidenzia la relazione della Dda di Reggio Calabria, “è stata accertata l’infiltrazione degli appartenenti alla cosca ‘Raso-Gullace-Albanese’ in subappalti già aggiudicati per la realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria d’interesse nazionale denominata ‘Terzo Valico dei Giovi’, attualmente in fase di costruzione con l’avvenuta cantierizzazione di siti afferenti al settore ligure-piemontese. Allo scopo di agevolare l’inizio dei lavori, alcuni affiliati hanno anche sostenuto il movimento Sì Tav“.


A riguardo Toti attende “esattamente quali saranno i contorni di questa nuova indagine che riguarda anche il Terzo Valico ma, per quanto mi pare di leggere dalle agenzie di stampa- non ne so di più- si tratta di appalti secondari, quindi nulla che vada a toccare l’impianto complessivo del cantiere e la celerità con cui l’opera è giusto che prosegua nella sicurezza degli appalti e nella certezza del diritto, che deve valere assolutamente e rigorosamente per tutte le imprese che lavorano coi soldi pubblici e coi soldi privati”.

Secondo la procura reggina, “affiliati alla cosca mafiosa ‘Raso-Gullace-Albanese’ operanti in Liguria hanno confermato il loro profilo di pericolosità e di solido collegamento con la ‘casa madre’, evidenziando ancora una volta il rilevante ruolo della Liguria nelle dinamiche e negli interessi della ‘ndrangheta nel Nord Italia”. Particolarmente intensi sono stati “i rapporti accertati tra le imprese della cosca ‘Raso-Gullace-Albanese’ e gli amministratori di alcuni comuni liguri– prosegue la procura reggina- il cui operato è stato oggetto di condizionamento, anche mediante la sollecitazione al pagamento indebito di somme di denaro, con specifico riferimento alla fornitura di servizi in materiale ambientale”. Sul tema, Giovanni Toti ammette che “purtroppo è una storia antica quella di scioglimenti per infiltrazioni e di presenza della criminalità organizzata” nei comuni del levante ligure. “E’ stato fatto un lavoro generoso da parte delle forze dell’ordine in passato- prosegue il governatore- c’è un controllo molto alto, per quanto riguarda la nostra amministrazione ovviamente c’è la volontà di non abbassare la guardia e tenere il massimo rigore nel rispetto della legalità”. Il consigliere politico di Forza Italia sostiene che “le inchieste debbano proseguire con tutta la celerità e la certezza del caso. Ovviamente si tratta di indagini, di provvedimenti cautelari e non sentenze definitive, quindi con la prudenza e il garantismo che contraddistingue la mia personale attività politica e quella delle forze politiche della nostra maggioranza, guardiamo con grande attenzione a quanto accade”.

Per Toti, “se c’è qualcuno che ha sbagliato, pagherà, pubblico amministratore o privato cittadino, com’è normale che sia. Non bisogna abbassare la guardia in nessuno Comune d’Italia. L’autorità anticorruzione più volte ha lanciato un appello in queste settimane sul pericolo di infiltrazioni e sul male della corruzione, piuttosto endemico nel nostro paese e molto grave”.

Nella relazione della Dda di Reggio Calabria, si sottolinea anche che “le imprese edili e di movimento terra riferibili alla cosca ‘Raso-Gullace-Albanese‘ hanno acquisito anche appalti dalla Cooperativa ‘Coopsette‘, attraverso la corruzione di dipendenti infedeli che assegnavano le commesse a seguito dell’approvazione di preventivi appositamente ‘gonfiati’, così consentendo un maggior guadagno alle imprese mafiose e assicurarsi il pagamento di un corrispettivo”. Tra le 34 misure di custodia cautelare in carcere, tre sono originarie della Liguria; due, invece, i liguri agli arresti domiciliari. Delle 21 società a cui è stato eseguito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili, depositi bancari, quattro hanno sede in Liguria: Samoter srl, con sede legale in Borghetto Santo Spirito (SV); Gi.Erre. srl, con sede legale in Borghetto Santo Spirito (SV); Liguria 2000 soc. coop., con sede in Borghetto Santo Spirito (SV); sala giochi Ca’ Royale, a Loano (SV).

di Simone D’Ambrosio, giornalista

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