BOLOGNA – La bocciatura a sorpresa della candidatura del rettore Francesco Ubertini all’assemblea dei soci della Fondazione Carisbo rischia di provocare un vero e proprio terremoto a Palazzo Saraceni. A dare la prima scossa è l’ex premier Romano Prodi, presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli, che oggi si dimette da socio assieme a Gianni Lorenzoni, professore emerito di economia all’Alma Mater. “In occasione dei recenti eventi avvenuti nella vita della Fondazione, riteniamo doveroso e utile rassegnare le nostre dimissioni da soci della fondazione stessa“, scrivono Prodi e Lorenzoni in una lettera indirizzata “con amicizia” al presidente dell’ente di via Farini, Leone Sibani.
“Doveroso perché la rottura nei confronti dell’Università appare dannosa e ingiustificata per i fini della fondazione”, spiegano prendendo le distanze da quanto avvenuto ieri in assemblea. Il loro addio all’assise della fondazione, aggiungono Prodi e Lorenzoni, sarà comunque “utile, perché servirà a rinnovare il corpo dei soci che, pur in presenza di profili di grande valore, si è eccessivamente appesantito e cristallizzato negli ultimi anni“. Insomma, una spinta verso un rinnovamento che forse è stato tradito dal voto di ieri. La bocciatura di Ubertini, del resto, era inattesa: in 45 avevano formato per la candidatura del magnifico, al quale, tuttavia, alla fine sono mancati 17 voti, non consentendogli di raggiungere consensi sufficienti per l’elezione nell’assemblea dei soci. Oggi Prodi e Lorenzoni con le loro dimissioni lasciano due posti vacanti. Un segnale chiaro all’establishment di via Farini.
di Vania Vorcelli, giornalista professionista
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