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VIDEO | Clima, la provocazione dei biologi: “Ragazzi lasciassero il motorino a casa”

Ecco cosa rispondono i giovani

Pubblicato:19-03-2019 15:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:15
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ROMA – “Invece di fare una manifestazione senza andare a scuola un giorno, lasciassero a casa per una settimana il motorino”. E’ la provocazione lanciata dal presidente dell’Ordine dei Biologi, Vincenzo D’Anna, ai ragazzi scesi in piazza in tutta Italia per i ‘Fridays for future’, l’iniziativa in difesa del clima ispirata alla 16enne svedese Greta Thunberg.

“Apprezzo questa giovane ragazza che ha una malattia cronica piuttosto rara e fastidiosa, che credo abbia tratto dalle sue sofferenze e dal suo disagio questa spinta verso l’idea di un mondo più pulito- ha detto D’Anna intervenendo a Radio 2- Però io sono molto franco, credo che l’abbiano un po’ strumentalizzata. Non è molto difficile convincere milioni di studenti a non andare a scuola. Vorrei saggiare veramente questa presa di posizione dei giovani”. Perché “ci sono tanti modi per aiutare l’ambiente- ha concluso il presidente dei Biologi- e mettersi con un cartello in mano e sfilare è molto semplice”.

LA RISPOSTA DEI RAGAZZI

STUDENTI: DISPOSTI A LASCIARE MOTORINI

Dopo la protesta, i giovani passano ai fatti. In risposta alla provocazione lanciata da Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine dei Biologi, gli studenti romani sarebbero disposti, per una settimana, a lasciare a casa i motorini e muoversi solo con mezzi pubblici o passaggi di amici e parenti. Intervenuto a Radio2 in riferimento alla manifestazione ‘Fridays for future’, D’Anna aveva ‘sfidato’ i ragazzi a fare qualcosa di concreto per ridurre l’inquinamento, come ad esempio rinunciare ai propri mezzi di trasporto per una settimana. E i giovani si dicono pronti a raccogliere la sfida. “Se tutti lo facessero sarebbe un piccolo passo che può portare a un cambiamento“, commenta una ragazza, mentre per una sua coetanea “sarebbe un sacrificio, ma utile per far passare un messaggio”.


Ambientalisti, quindi, ma solo per un tempo limitato. C’è chi ammette di non riuscire a resistere per più di tre giorni, e chi proprio non saprebbe come fare, tra scuola e altri impegni. Ma a difendere la manifestazione e l’impegno dei ragazzi, intervengono anche i docenti. “Muoversi è una necessità, e molto spesso i ragazzi non hanno alternative– commenta una professoressa del liceo artistico Ripetta di Roma- piuttosto, dovremmo chiedere ai politici cosa potrebbero fare concretamente per cambiare la situazione. Non sta ai giovani prendersi questa responsabilità”. In linea con la docente anche Paolo, studente di Brindisi che sentito anche lui dall’agenzia ‘Dire’ sottolinea: “Sono d’accordo con il fatto che tutti possiamo fare la differenza e che soprattutto possiamo dare l’esempio, ma credo che la cosa poi resti solo fine a stessa. Ergo, i ragazzi possono anche non andare in giro col motorino per sensibilizzare gli automobilisti a non prendere l’auto e spostarsi con i mezzi ma anche le istituzioni dovrebbero prendere delle decisioni, attuarle e farle attuare”.

Per Anna invece, studentessa di Sulmona, certamente “un semplice sciopero non risolve molto. Dovremmo davvero cominciare a fare noi per primi la differenza, dando noi il buon esempio ai nostri genitori. Ma noi, da soli, senza l’appoggio degli adulti e soprattutto delle istituzioni, non riusciremo a risolvere un granché. Questi scioperi servivano proprio per ‘svegliare’ gli adulti”.

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