NEWS:

LE INTERVISTE – Biasci (Fimp): “Vaccini essenziali, ma modifichiamo il sistema”

Dai temi legati alla pediatria al contratto, il neo presidente parla all'Agenzia Dire

Pubblicato:19-03-2018 10:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:38
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Il pediatra è una delle figure più delicate e complesse della sanità, perché è il partner necessario di tutti i genitori nel periodo più importante della vita, quello che va dalla nascita ai 14 anni.
Paolo Biasci, toscano di 62 anni, è stato appena eletto alla guida della Federazione Italiana Medici Pediatri, sindacato (ma anche società scientifica) che associa la maggioranza dei pediatri italiani di libera scelta, rappresentando così uno dei soggetti cardine della medicina convenzionata nazionale (gli altri ‘cardini’ sono Fimmg, per la medicina generale, e Sumai per gli specialisti ambulatoriali). Già al momento della sua elezione Biasci ha indicato i punti cardinali della sua presidenza: ammodernamento e riorganizzazione della pediatria. Ha infatti dichiarato al termine del recente congresso di Verona: “La nostra è una professione che deve continuamente rinnovarsi per poter rispondere ai sempre più complessi bisogni di salute della popolazione pediatrica e adeguarsi alle frequenti novità legislative”. Ecco quanto ha dichiarato in esclusiva all’agenzia Dire sul lavoro di “rinnovamento” che attende la pediatria italiana.

– Presidente Biasci, diventando presidente Fimp ha indicato i ‘primi 1000 giorni di vita’ come elemento strategico della pediatria: a cosa si riferisce?

“I primi 1000 giorni di vita di un bambino sono quelli in cui il pediatra è chiamato a intervenire con una diagnosi attenta e precoce, grazie alla quale può evitare che certe problematiche diventino croniche. Pensiamo ad esempio all’importanza di una diagnosi precoce nell’ambito dei disturbi del neurosviluppo, in primis l’autismo. Allo stesso modo le vaccinazioni nei primi mesi di vita sono fondamentali per la salute del futuro adulto. Sottolineare l’importanza dei primi tre anni significa ricordare che noi pediatri siamo centrali nell’ambito della promozione della salute pubblica: ci auguriamo che questi elementi diventino consapevolezza per chi progetta le politiche sanitarie, affinché il nostro ruolo sia più evidente, chiaro, percepito ed accreditato”.

– Quanto conta oggi aiutare i genitori ad impostare in questi ‘primi 1000 giorni’ i corretti stili di vita?

“E’ un contributo centrale per avviare una vita adulta tendenzialmente sana. Allattamento materno, alimentazione complementare, indicazioni per una crescita equilibrata, equilibrio nel sonno-veglia: su questi temi il pediatra è il primo compagno di viaggio per i genitori e per il futuro adulto. Dimenticarselo significa sbagliare prospettiva sulla nostra professione”.


– Perché lei ha voluto lanciare l’allarme sull’obesità infantile?

“L’obesità rappresenta un fattore di rischio in forte crescita nel nostro Paese. Una diagnosi di sovrappeso è per un pediatra un atto semplice, quasi banale e routinario, ma spesso i genitori lo evitano, per noncuranza, fastidio o superficialità. Per questo occorre rinforzare il messaggio sugli stili di vita all’interno delle famiglie, affiancandolo con la promozione dell’attività fisica fin da bimbi. Tra l’altro non dimentichiamo che la certificazione di attività agonistica sta in capo proprio ai pediatri”.

– L’attività pediatrica arriva fino ai 14-16 anni: in qualche modo voi incrociate anche i primi segnali delle problematiche dei disturbi alimentari, come bulimia e anoressia…

“I disturbi di alimentazione dell’adolescenza sono una tematica che ci compete per le patologie croniche. Ci pone problematiche e attivazioni assistenziali di secondo livello, con aiuto di specialisti idonei, visto che sono spia di problemi complessi che non si risolvono all’interno di uno studio di pediatria. Però questo conferma la necessità di una corretta multidisciplinarietà, che nell’età infantile ed adolescenziale diventa ancor più necessaria”.

– Sul tema delle vaccinazioni avete sempre avuto una posizione chiara: il periodo critico della diffidenza verso la ‘cultura del vaccino’ è superato?

“Il nostro impegno sul tema delle vaccinazioni è sempre stato totale per risolvere le criticità emerse nel recente passato nel raggiungimento e nel mantenimento di una efficace copertura vaccinale della popolazione. Però aggiungo che per noi il sistema vaccinale italiano deve probabilmente essere rimodernato: l’attuale formato degli ambulatori vaccinali distrettuali, dove i genitori si presentano ad un operatore sanitario mai visto, ci sembra un approccio vecchio, che ora sta segnando il passo”.

– Come si può superare questo formato? Avete già messo a punto delle proposte alternative?

“Le nuove richieste che vengono dai cittadini di ritrovare un rapporto personale con il medico ed anche il nuovo piano vaccini, molto più ampio, impongono una rivisitazione delle modalità esistenti. Faccio un esempio: la Toscana tre anni fa ha avviato il sistema di vaccinazioni effettuate negli studi dei pediatri. Abbiamo così registrato un atto vaccinale molto gradito, perchè la famiglia si trova davanti il proprio medico di fiducia. Mi sembra una scelta molto intelligente, in cui poter credere: la vaccinazione sviluppata nell’ambito del rapporto fiduciario, senza interruzione del processo, può essere una buona prospettiva”.

– Presidente Biasci: proprio sui più piccoli si sono scatenate le guerre più bieche, come nel caso di Stamina e delle polemiche no-vax…

“E’ purtroppo così: questo rappresenta il rovescio della medaglia di una emotività e di un amore verso i nostri bambini che invece di risolversi in quell’azione positiva che è ‘aver cura di loro’, al rovescio diventa strumento per sostenere altre situazioni. Ad esempio la campagna elettorale ha usato in certi momenti proprio il tema delle vaccinazioni maldestramente, come terreno di scontro. Nostro auspicio è che la salute dei bambini non diventi mai merce politica di scambio”.

– Cosa indicare ai genitori rispetto alle problematiche derivate dalla digitalizzazione della vita dei più piccoli?

“Gli strumenti digitali – penso a smartphone, videogames e tablet – incidono pesantemente sul sonno e sulle attività della memoria. Noi siamo per il corretto utilizzo di questi sistemi, compresa anche la tivù, e per questo abbiamo lanciato dei segnali concreti ai genitori. Ad esempio: quante ore di televisione sono compatibili con una crescita equilibrata? Sappiamo bene che troppa tivù incide sul sovrappeso e sulla capacità di una corretta relazione con il mondo. Ma questo deve diventare un tema condiviso da tutti, non solo ricordato dai pediatri”.

– La Fimp è anche un sindacato: obiettivi nel breve periodo?

“Il primo e più importante è giungere velocemente ad un rinnovo dell’Accordo Collettivo Nazionale. Nelle scorse settimane abbiamo firmato una pre-intesa e siamo fiduciosi di riuscire a concludere positivamente le trattative in corso anche per la parte normativa”.

– Con gli altri sindacati e le altre società scientifiche: quale è lo stato di salute dei vostri rapporti?

“Le dico solo una cosa: il dialogo è continuo ed è costruttivo. Per un motivo chiaro: il miglioramento della sanità italiana è frutto di un lavoro comune”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it