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Marco Biagi. “Ancora lo si contesta, ma Bologna lo onora”

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Pubblicato:19-03-2015 18:50
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:12

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commemorazione marco biagi (700 x 587)BOLOGNA – Bologna “ha pagato un prezzo altissimo per la follia del terrorismo di vecchia e di nuova matrice”, ma la città “non si è mai arresa al tempo che scorre” e ha “sempre rivendicato verità e giustizia, per onorare la memoria di chi non c’è più e per assicurare ad ognuno di noi di essere pienamente cittadini, maturi e consapevoli”. Così la presidente del Consiglio comunale, Simona Lembi, ha aperto la seduta straordinaria convocata nel 13esimo anniversario dell’uccisione di Marco Biagi. Al Consiglio ha assistito la moglie di Biagi, Marina Orlandi, insieme alla sorella del giuslavorista, Francesca.

Ai familiari “rinnoviamo la nostra vicinanza, scegliendo di continuare a fare memoria- afferma Lembi- e di chiedere di fare piena luce, al più presto, su quanto accaduto”. Questo “anche alla luce delle ignobili scritte apparse stamane sui muri della Fondazione Biagi a Modena”, sottolinea la presidente del Consiglio comunale. “Scritte che ci motivano ancora di più a ricordare e a trasmettere: a trasmettere il fatto- continua Lembi- che la democrazia ha bisogno di idee diverse, di un confronto costante e di ricordare per reagire ad episodi come quello di stamane, che distorcono la realtà dei fatti e il senso della storia”.

Due gli ospiti che hanno preso parte alla seduta straordinaria, entrambi colleghi di Biagi: Cesare Bisoni (docente di Economia all’Università di Modena e Reggio Emilia) e Carlo Zoli (ordinario di Diritto del lavoro dell’Università di Bologna).


Di Biagi “ricordo, innanzitutto, la voglia di migliorare lo stato delle cose, di qualsiasi cosa si trattasse- afferma Bisoni- e il suo modo di farlo: portare delle idee, discuterle cercando il coinvolgimento di molti, convinto com’era che da più voci nascessero più frutti”, per poi favorire una sintesi che portasse “ad una situazione migliore rispetto a quella di partenza”. Un risultato il cui raggiungimento “era favorito dalla semplicità del suo linguaggio, dal suo carattere aperto- ricorda Bisoni- dalla capacità di porsi nei confronti degli altri con spirito cooperativo”. Da alcune parti “si è accusato Marco (e la sua riforma) di favorire la precarizzazione del lavoro. Questo non è vero e non è giusto”, dichiara Zoli. “A distanza di anni tali critiche si rivelano particolarmente ingiuste. Ed ancor di più lo sono quelle rivoltegli con riguardo al sistema di relazioni industriali, ovvero- continua il docente- alla sua duplice idea di superare la concertazione sociale a favore del modello largamente praticato in ambito europeo del dialogo sociale e di riporre una maggiore attenzione alle dimensioni decentrate e territoriali”. Biagi, infatti, “certamente non riteneva che dovesse essere indebolito il ruolo delle organizzazioni sindacali”, ma “non ammetteva che uno o più sindacati- afferma Zoli- potessero esercitare una sorta di diritto di veto nei confronti dei Governi o delle imprese”.
Oggi, a 13 anni dalla sua morte e nel cuore di una crisi “senza precedenti”, per Zoli non è giusto chiedersi “se Marco avrebbe proposto e compiuto le stesse opzioni tecniche fatte proprie prima dalla riforma Monti-Fornero ed ancor più dal Jobs act. Suggerisco, in altre parole, di evitare facili strumentalizzazioni”.

Prima del Consiglio straordinario, come ogni anno i rappresentanti delle Istituzioni hanno ricordato il giuslavorista nella piazzetta che oggi porta il suo nome, ricavata nel tratto di via Valdonica dove Biagi fu ucciso. Presenti tra gli altri il sindaco Virginio Merola, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, il prefetto Ennio Mario Sodano, il prorettore Roberto Nicoletti, Maurizio Lunghi (Cgil), Alessandro Alberani (Cisl) e Gianfranco Martelli (Uil). Alla deposizione di una corona da parte dei sindacati è seguita quella del Comune. Alla cerimonia ha partecipato il figlio di Biagi, Lorenzo; più in disparte la moglie Marina.

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di Maurizio Papa

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