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Il mondo della terra nelle scuole del Lazio, ecco la mostra sugli antichi attrezzi FOTO

ROMA - Si chiama 'La cultura contadina

Pubblicato:19-02-2016 15:52
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:00

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ROMA – Si chiama ‘La cultura contadina raccontata attraverso i suoi antichi attrezzi’ la mostra itinerante pronta a entrare nelle scuole elementari e medie di tutto il Lazio. Il progetto, realizzato da Coldiretti in collaborazione con la Regione e con l’Arsial, ha l’obiettivo di far conoscere ai più piccoli la tradizione agricola, ma anche la sua capacità innovativa e l’opportunità che ancora oggi rappresenta il settore.

L’iniziativa raggiungerà 5.000 ragazzi e ragazze che potranno osservare e anche provare alcuni attrezzi tipici della cultura contadina, mentre pannelli illustrativi mostreranno loro immagini e spiegazioni degli strumenti. Ecco allora gli aratri, le zappe e le falci, le macchine per sgranare le pannocchie e quelle per macinare il grano. E ancora, rudimentali ma efficacissime trappole per topi, campanacci per mucche, lampade a petrolio e tanti recipienti in vimini, creta e ferro usati per confezionare la ricotta, ma non solo. Il progetto è stato presentato a Palazzo Rospigliosi dal presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, Sara Paraluppi della Confederazione nazionale Coldiretti, e da Antonio Rosati, amministratore unico di Arsial, che ha anche concesso alcune fotografie per l’esposizione. “Il nostro mondo nel dopoguerra ha risollevato le sorti dell’Italia- ha detto Granieri- e oggi siamo di nuovo in pista per dare una grande risposta al Paese. L’agroalimentare è un settore centrale ed è fondamentale raccontare la cultura agricola per spiegare com’era il nostro lavoro prima e come e’ diventato, perché ci siamo evoluti e questo settore e’ diventato strategico. Ecco perché- ha detto ancora- bisogna dire ai ragazzi, che sono i decisori del futuro, quali sono state le nostre difficoltà e le soluzioni che abbiamo trovato”. Sì, perché per Granieri “abbiamo in mano il vero patrimonio del Paese, insieme ai beni culturali: la terra, che è un bene unico e irreplicabile. È talmente importante- ha tenuto a dire che non deve avere valore di scambio. Ecco- ha concluso Granieri- questo progetto serve a dare consapevolezza di questo e a promuovere l’inclusività”.


La fase di studio, preparazione e allestimento della mostra si concluderà tra circa due mesi, compresa la formazione del personale, e il progetto si concluderà a novembre. Attraverso gli oggetti in esposizione e i 10 pannelli tematici divisi per i tre argomenti del taglio del fieno e dei cereali, del legno e i suoi attrezzi e infine la sezione ‘Pane, burro e formaggio’, la mostra parlerà ai ragazzi della cultura contadina che ha prodotto attrezzi e mestieri che sono rimasti invariati per centinaia di anni e che hanno garantito sostentamento e lavoro per le famiglie e la società. Ma non solo, perché la spiegazione del funzionamento degli attrezzi sarà riferita anche agli strumenti usati oggi in agricoltura, sottolineandone le differenze. “Si tratta di una straordinaria iniziativa- ha detto Rosati- che ci fa riflettere su chi siamo e da dove veniamo, e soprattutto dove pensiamo di andare. Il nostro rapporto con la terra e’ a un bivio, e come ha detto Papa Francesco voi siete i nuovi custodi della terra- ha aggiunto Rosati parlando alla platea di agricoltori che hanno assistito alla presentazione della mostra- La terra non e’ riproducibile, ecco perché la più grande difesa del territorio sono gli agricoltori. Abbiamo un dovere verso i nostri figli: tenere la terra in armonia. Dobbiamo conservare le tradizioni ma anche migliorarle, come abbiamo fatto, perché liberarsi dal sudore e dalla fame credo sia una cosa buona”. Rosati ha poi ricordato la “straordinaria” riforma agraria del 1951 che “ha segnato una civiltà” e, infine, ha lanciato una proposta: “In Italia ci sono 500mila ettari di terre pubbliche incolte- ha detto- bisogna organizzare un grande convegno in cui affrontare il tema di una banca nazionale della terra pubblica per assegnare, con lo strumento dell’affitto, le terre a giovani agricoltori e imprese”.

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