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Migranti, Schlein: “Spero nella riforma di Dublino, ma il quadro Ue è pessimo”

L'eurodeputata commenta con la DIRE le scelte della presidenza bulgara

Pubblicato:19-01-2018 10:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:22
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STRASBURGO – Sulla riforma del sistema di accoglienza dell’Unione Europea “bisogna avere molta fiducia, ma il quadro politico purtroppo è pessimo”. Ad affermarlo all’agenzia DIRE, dopo la presentazione del programma della presidenza bulgara dell’Ue è l’eurodeputata Elly Schlein, esponente di Possibile in Italia e del gruppo dei Socialisti e democratici (S&D) a Bruxelles e Strasburgo.

Schlein è stata relatrice, per S&D, della riforma di Dublino approvata a novembre dal parlamento dell’Unione con una maggioranza di 390 voti favorevoli, 44 astenuti e 175 contrari.

L’eurodeputata, 32 anni, alle spalle studi giuridici sulle questioni migratorie, spera nell’applicazione della riforma, ma è critica rispetto al programma bulgaro: “Speriamo che sia l’anno della svolta, purtroppo il segnale non è positivo, la presidenza bulgara ha segnalato di voler iniziare a discutere questa riforma che per noi è già pronta da novembre, insieme a tutte le altre, a partire da maggio: vuol dire che il mese dopo si insedierà la presidenza austriaca, le cui idee sull’immigrazione sono purtroppo ben note. Di certo il lavoro sarà molto difficile, dipenderà anche, soprattutto, dalla posizione che assumerà la Germania”.


La riforma del sistema Dublino elimina il criterio per cui i migranti devono chiedere asilo nel primo Paese di accesso nell’Unione e lo sostituisce con un meccanismo permanente automatico di ricollocamento che, sottolinea Schlein, “obbliga tutti gli stati membri a fare la propria parte pro-quota nell’accoglienza”.

Al centro dell’intervista anche i rapporti con i Paesi del blocco orientale costituito da Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. “Abbiamo lanciato anche un segnale chiaro ai Paesi del gruppo di Visegrad – spiega Schlein – stabilendo che chi si dovesse sottrarre alle responsabilità e agli obblighi di ricollocamento subirebbe conseguenze in termini di fondi strutturali”. Ancora l’eurodeputata: ” Il messaggio che abbiamo voluto lanciare – prosegue – è che non si possono volere solo i benefici di far parte dell’Unione, ma bisogna condividere anche le responsabilità che ne derivano”.

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