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Eutanasia, l’appello di Fabo a Mattarella: “Vorrei scegliere se morire”/VIDEO

Fabio Antoniani ha 39 anni, è cieco e tetraplegico. Dopo anni di terapie, chiede a Mattarella di poter mettere fine a una vita che "non ha scelto"

Pubblicato:19-01-2017 13:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:48

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ROMA – “Signor Presidente della Repubblica, sono sempre stato un ragazzo molto vivace“. Inizia così l’appello di Fabiano Antoniani, per gli amici Fabo, un ragazzo di 39 anni cieco e tetraplegico che “desidera porre fine a una vita che non ha scelto, immobilizzato in una lunga notte senza fine”. L’appello al Presidente della Repubblica per chiedere un intervento sulle scelte di fine vita in Italia, si legge nella nota dell’Associazione Luca Coscioni, arriva 10 anni dopo Welby. Fabo si è ritrovato cieco e tetraplegico – condizione rarissima al mondo – in seguito a un incidente stradale. Dopo anni di terapie senza esito, ha maturato la precisa consapevolezza di voler porre fine a una quotidianità che non chiama più vita, ma per farlo ha bisogno di aiuto. Ha bisogno che le istituzioni intervengano per regolamentare l’eutanasia e permettere a ciascun individuo di essere libero di scegliere fino alla fine.

Per questo Fabo si è rivolto all’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica che si batte per le libertà civili dall’inizio alla fine della vita, che già aiutò il proprio presidente Piergiorgio Welby a ottenere aiuto medico a morire nel rispetto della Costituzione, e che nel 2013 ha depositato in Parlamento la proposta di legge Eutanasia Legale. L’associazione Luca Coscioni ha deciso di aiutare Fabo a raccontare la propria storia e a trasmetterla al Presidente della Repubblica e, attraverso di lui, al Parlamento e all’opinione pubblica. Fabo trascorre la quotidianità in un letto, assistito dalle cure della madre. Chi era? Un ragazzo che amava la musica – era conosciuto come DjFabo – che amava viaggiare (si era trasferito in India), che amava lo sport, le moto e l’avventura. E che ancora ama ricambiato la sua ragazza, Valeria, che presta la sua voce nel video appello rivolto al Presidente della Repubblica. Fabo spiega di non essere depresso, mantiene tutt’ora il senso dell’ironia, ma si sente umiliato dalle proprie condizioni: immobile e al buio, considera la propria condizione insopportabile, consapevole che potrebbe durare per decenni.


Il prossimo 30 gennaio la Camera discuterà il testo di legge sul testamento biologico. Dopo oltre 3 anni dal deposito della proposta di legge di iniziativa popolare ‘Eutanasia Legale’ da parte dell’Associazione Luca Coscioni, “questo rappresenta un passo fondamentale verso l’obiettivo per cui l’Associazione si batte: il riconoscimento del diritto di scegliere come e quando terminare la propria vita e interrompere la propria sofferenza”, spiega la segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo. Un diritto per il quale il 77% degli italiani ritiene opportuno un intervento del Parlamento, con una legge che regolamenti la scelta di fine vita, anche per chi si trova in grado di intendere e di volere. “Siamo in un momento decisivo del tortuoso percorso per regolamentare il fine vita anche nel nostro Paese. Chiediamo il supporto dei cittadini per conquistare un diritto fondamentale per ogni individuo: la libertà di autodeterminazione. Non si può accettare che sia necessario l’intervento di un giudice per affermare questo diritto. È ora che il Parlamento si assuma la responsabilità di una decisione, prima della fine della legislatura.”, afferma Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni e promotore della campagna Eutanasia legale.

Da più 2 anni sono bloccato a letto immerso in una notte senza fine– si legge ancora nell’appello di Fabo-. Vorrei poter scegliere di morire, senza soffrire. Ma ho scoperto che ho bisogno d’aiuto”. L’Associazione Luca Coscioni “ha depositato in Parlamento una proposta di legge per legalizzare l’eutanasia- continua Fabo-. Ma sono passati più di 3 anni, e non è stato deciso ancora niente. Signor Presidente, sappiamo che non spetta a lei approvare le leggi. Le chiediamo però di intervenire affinché una decisione sia presa. Per lasciare ciascuno libero di scegliere fino alla fine”.

di Adriano Gasperetti, giornalista professionista

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