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Cisl: “Se Eni vuole uscire da Versalis intervenga la Cassa depositi e prestiti”

ROMA - "Se Eni vuole uscire" da Versalis allora "intervenga la Cassa depositi e prestiti e mantenga la

Pubblicato:19-01-2016 14:27
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:48

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ROMA – “Se Eni vuole uscire” da Versalis allora “intervenga la Cassa depositi e prestiti e mantenga la maggioranza con Eni almeno fino a che non siano stati completati il piano industriale e gli investimenti promessi al 2018”: lo dice Gianluca Bianco, segretario nazionale della Femca Cisl, in audizione alla commissione Industria del Senato sulle prospettive della chimica in Italia, alla vigilia dello sciopero di 8 ore dei lavoratori Eni e Saipem indetto per domani proprio per i timori legati all’operazione su Versalis, la ‘zampa chimica’ del ‘cane asei zampe’, che ha uno stabilmento in Lombardia a Mantova e 1.500 persone impiegate.

ENI benzinaioUn’uscita che avverrebbe in un momento per di piu’ favorevole al settore, visto che “per la prima volta, secondo le informazioni date dall’amministratore delegato Eni Claudio Descalzi, quest’anno la chimica ha 250-300 milioni di attivo”, quindi “torna il segno piu’ dopo 20 anni di perdita”, dice Paolo Pirani, segretario Uiltec-Uil, senza contare che “il 55% di prodotti fatti da Versalis e’ costituito da prodotti di tipo innovativo legati alla chimica verde” e che quindi “ci pare contraddittorio non proseguire su questa strada”.
Alla luce di cio’ “siamo contrari a che Eni esca dalla chimica perche’ c’e’ il rischio di un indebolimento dell’intera filiera”, si associa Bianco, “per questo chiediamo che la chimica resti in mano a Eni perche’ il settore e’ in ripresa ma ancora debole, e quindi riteniamo che debba rimanere il controllo pubblico almeno fino alla piena realizzazione del piano industriale”.

Per il segretario generale della Uiltec, Paolo Pirani il possibile acquirente, il fondo SK Capital, “non da’ nessuna garanzia” e richiama un eventuale ruolo di Cdp: “Perche’ e’ intervenuta su Saipem e non sulla chimica? In passato abbiamo gia’ subito l’operazione Snam- aggiunge- che ha tolto risorse a Eni senza portare benefici ai consumatori in termini di bolletta”.
Per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, “e’ sbagliato svendere i gioielli di famiglia”, per cui “il governo e il Parlamento si devono rendere conto che rischiamo di pagare un prezzo alto dalla dismissione di pezzi importanti dell’industria italiana”.
E allora, se Eni davvero intende uscire “intervenga la Cdp e mantenga la maggioranza con Eni almeno fino a che non siano stati completati il piano industriale e gli investimenti promessi” ribadisce Gianluca Bianco, segretario di Femca-Cisl.


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