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La buona pratica dell’alternanza Scuola-lavoro e il network tra studenti, famiglie, imprese e istituzioni

di Anna Paola Sabatini, direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Molise Compito della scuola è preparare i nostri ragazzi ad

Pubblicato:18-11-2016 16:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:19

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di Anna Paola Sabatini, direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Molise

Compito della scuola è preparare i nostri ragazzi ad affrontare la vita nel migliore dei modi e questo comporta anche una formazione adeguata rispetto alle nuove opportunità da cogliere sul mercato del lavoro. Uno dei meriti dell’alternanza Scuola-lavoro – resa obbligatoria dalla riforma della Buona Scuola – è proprio quello di aver avvicinato i nostri giovani a queste opportunità. Come evidenziato dal Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, i numeri del primo anno di attuazione dell’obbligo di alternanza sono incoraggianti e importanti. Intanto perché l’iniziativa ha coinvolto il 90% degli studenti previsti. Poi perché l’alternanza è uscita da una fase di sperimentazione diventando più strutturata, con l’obiettivo finale di contrastare l’alto tasso di disoccupazione giovanile e il fenomeno dei Neet. Ma quali sono stati i numeri del primo anno di alternanza? Sono 652.641 gli studenti delle scuole secondarie di II grado che hanno partecipato a percorsi a fronte dei 273.000 dell’anno precedente (2014/2015), con un +139% di ragazzi interessati. Sono 455.062 gli studenti delle classi terze, quelli coinvolti per primi dall’obbligo previsto dalla legge ‘Buona Scuola’, che ha introdotto un numero di ore minimo da effettuare (200 nell’ultimo triennio dei licei e 400 nell’ultimo triennio degli istituti tecnici e professionali). Le risorse stanziate per questo capitolo della riforma si attestano sui 100 milioni di euro all’anno. Smontiamo, allora, subito le critiche “distruttive” di chi contesta questa innovazione.

L’alternanza Scuola-Lavoro non è uno strumento per “sfruttare” gli studenti, come qualcuno tenta di far credere, né tantomeno serve a garantire alle imprese addetti gratis alle fotocopie o al taglio delle aiuole. Se alcuni nostri studenti dovessero essersi imbattuti in queste esperienze negative, le responsabilità vanno ricercate nella scarsa qualità del singolo progetto e non nei principi generali dell’alternanza. Detto questo, dopo i primi 12 mesi necessari al rodaggio del sistema, i percorsi di formazione in programma per l’anno in corso sono sicuramente cresciuti di livello e di qualità, grazie anche al programma “I Campioni dell’Alternanza”, che coinvolge un gruppo di 16 organizzazioni – aziende grandi e medie, ordini professionali e terzo settore per un totale di circa 27.000 posizioni offerte dai partner del Miur. I settori rappresentati sono tredici: servizi, digitale, automotive, alimentare, ristorazione, finanziario, distribuzione, logistica, abbigliamento, arte e cultura, giuridico, manifatturiero, energia. Sul sito dedicato all’alternanza (www.istruzione.it/alternanza) sono presenti le schede di singoli progetti. Nel frattempo, sono stati attivati dal Miur anche nuovi strumenti come la Carta dei Diritti e dei Doveri degli Studenti in alternanza e la Cabina di Regia MIUR-Lavoro, per un maggiore coordinamento su questi temi. Inoltre, famiglie, studenti, scuole e partner dell’alternanza hanno oggi anche un portale Miur dedicato dove trovare informazioni, dati e buone pratiche (www.istruzione.it/alternanza). 


A disposizione delle scuole c’è poi il Registro Nazionale dell’Alternanza Scuola-Lavoro. Ad oggi sono iscritte oltre 500 organizzazioni che offrono oltre 7.000 posizioni. Infine, un capitolo specifico del Piano Nazionale di Formazione Docenti è dedicato proprio all’alternanza con uno stanziamento di circa sei milioni di euro per la formazione in tutte le scuole superiori (2.741) e il coinvolgimento di 35.000 tra dirigenti scolastici e docenti. Sono previsti incentivi per le aziende che assumono studenti che hanno fatto alternanza e il Ministero ha già stipulato 40 Protocolli nazionali e attivato altre 70 partnership a livello locale. Dunque, l’alternanza Scuola – lavoro è la dimostrazione di una buona pratica che coinvolge, in un network produttivo e di crescita formativa e personale: studenti, famiglie, scuole, imprese istituzioni e territorio. Il resto, sono chiacchiere.

 

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