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Nato, Giansanti: “Dal fronte sud a Trump, alleanza alla prova”

Ai microfoni della Dire il direttore generale per gli Affari politici e di sicurezza del ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale

Pubblicato:18-11-2016 13:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:19

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farnesinaROMA – La Nato è chiamata a mostrare la propria capacità di adattamento e trasformazione nello “scenario di incertezza” emerso con la Brexit e l’elezione di Donald Trump: lo sottolinea in un’intervista alla Dire Luca Giansanti, direttore generale per gli Affari politici e di sicurezza del ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale. “La Nato, come anche l’Unione Europea, l’altra organizzazione di riferimento per l’Italia, attraversa un momento di grande incertezza dovuto soprattutto allo scenario internazionale” evidenzia il dirigente della Farnesina. “Alle sfide venute negli ultime anni dal sud si sono aggiunte le sorprese registrate all’interno dell’Occidente: nessuno di noi si aspettava né l’esito del referendum sulla Brexit né l’elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti”. Secondo Giansanti, l’Alleanza atlantica deve ora rispondere “in modo coeso, mostrando la sua continua capacità di adattamento“.

La Nato, questa la tesi, “ha una sua insita capacità di trasformazione e non per niente in Virginia c’è un comando dedicato specificamente a questo”. I fronti, d’altra parte, sono più d’uno. Alle sfide provenienti da est, con in primo piano i rapporti con la Russia e l’impegno per la deterrenza, se ne sono aggiunte altre da sud. “Qui la Nato ha forse meno capacità nell’affrontare sfide ibride, attori non statuali e minacce trasversali – sottolinea Giansanti – ma può collaborare con altri attori offrendo un valore aggiunto”.


Secondo il direttore generale, un passaggio importante è stato il vertice dell’Alleanza atlantica che si e’ tenuto a Varsavia nel luglio scorso. “E’ emersa – sottolinea Giansanti – una visione a 360 gradi sulla sicurezza che comprende il ‘framework per il sud’ ed e’ fondata sulla consapevolezza che nell’area del Mediterraneo per essere protagonista la Nato deve essere complementare”. Il modello e’ la missione Sea Guardian, capace di sviluppare sinergie con l’operazione europea Sophia. L’obiettivo, ragiona Giansanti, “proiettare la stabilita’, riformare il settore della sicurezza dei Paesi della sponda sud, rafforzare le istituzioni fragili e sviluppare un dialogo politico, si tratti di Iraq o di Tunisia”.


A questo impegno l’Italia avrebbe contribuito in modo importante. Giansanti cita un intervento pubblicato ad agosto sul quotidiano francese ‘Le Monde’ a firma dei ministri della Difesa e degli Esteri, Roberta Pinotti e Paolo Gentiloni. “Era avanzata anche l’ipotesi di una Schengen della difesa al di la’ dei trattati esistenti” ricorda il direttore generale, che sottolinea il “lavoro intenso” svolto dall’Italia con Francia e Germania. Poi una riflessione, che è anche un appello: “Saggezza vorrebbe che non si punti tutto su una sola organizzazione. Non bisogna sacrificare la difesa europea perchè c’è la Nato. Sono stati compiuti passi avanti, ma bisogna tenere fermo il principio della collaborazione tra l’Alleanza atlantica e l’Unione Europea”.

di Vincenzo Giardina, giornalista professionista

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