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Make’n Africa, Eni premia le start up innovative e verdi

A Roma nei giorni scorsi l'Eni Award 2018, che premia i "giovani talenti dall'Africa"

Pubblicato:18-10-2018 10:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:41

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ROMA – In Etiopia, l’Aybar Engineering ha sviluppato un sistema estremamente economico per drenare l’acqua in ambito agricolo, garantendo raccolti abbondanti. In Ghana, Paese in cui 7 milioni di persone non hanno accesso alle reti elettriche, il progetto ‘Solar Pulse Power hub’ sostituisce i generatori a gasolio con uno portatile che sfrutta l’energia solare, utile sia per le famiglie che per le imprese, ma anche per la salute dell’ambiente. Infine in Costa D’Avorio il ‘Kubeko Box’ dell’azienda Lono converte i rifiuti organici in gas da utilizzare in cucina e fertilizzante, dando impulso alle economie locali e in particolare all’empowerment delle donne: sono questi i tre progetti che si sono aggiudicati l’Eni Award 2018, ‘Debutto nella Ricerca: Giovani Talenti dall’Africa’.

In Africa tanto dinamismo ma pochi investimenti

Queste idee vincenti sono state presentate nei giorni scorsi a Roma, nel corso dell’evento ‘Make’n Africa‘ – spin off di Maker Faire Rome 2018 – dedicato da Eni alle startup africane, dove si è anche discusso di innovazione, soluzioni e futuro. Gli esperti intervenuti al dibattito hanno confermato che, sul tema delle startup, esiste un forte dinamismo nel continente, a fronte di una netta carenza di investimenti e formazione: “Circa 10 milioni di giovani entrano nel mercato del lavoro ogni anno, ma i trend di crescita dei singoli Paesi non è in grado di assorbirli tutti”, ha detto Jean Leonard Touadi, economista e politico di origine congolese.

Molti i laureati, ma non nelle discipline ‘Stem’ (ossia quelle scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche) utili a sostenere lo sviluppo di tecnologie innovative, come ha spiegato Mario Molteni, Ceo di E4Impact, fondazione che si si occupa di imprenditorialità in Africa.


Il tasso di imprenditorialità è il più alto del mondo

Molteni ha aggiunto: “In Africa è stato osservato il più alto tasso di imprenditorialità al mondo. Qui in media il 22 per cento della popolazione attiva diventa imprenditrice. Purtroppo però, il 60 per cento sceglie questa strada per ragioni di sussistenza, quindi resta basso il numero di chi si dedica a ideare nuovi prodotti e servizi. A fronte di grande volontà, creatività e determinazione individuale- prosegue l’esperto- a questi giovani manca un’adeguata formazione. Inoltre si riscontrano difficoltà di accesso al credito e ai mercati internazionali, spesso per l’impossibilità di rispettare normative, standard e certificazioni”.

No a una Silicon Valley, bastano soluzioni semplici

Infine Molteni ha sottolineato l’urgenza di creare infrastrutture, ma non solo strade, ferrovie e porti, “serva anche il digitale: pensiamo a quante opportunità daremmo ai giovani che vivono negli slum delle grandi metropoli africane, se il wifi fosse gratuito”. Perché l’Africa “non deve diventare la Silicon Valley: qui funziona il paradigma della tecnologia calma. Vale a dire che non servono le apparecchiature più sofisticate. Spesso soluzioni semplici sono più che sufficienti a risolvere i problemi”.

 

Eni_Make in Africa a Roma_15 ottobre 2018
Melesse Temesgen_ manager Aybar Engineering_Etiopia
Noel Nguessen_Solar Pulse Power Hub_Ghana

Il kit per il drenaggio dell’acqua in Etiopia

I progetti che si sono aggiudicati l’Eni Award dimostrano bene che all’Africa bastano idee semplici ma concrete: tre tipologie di tecnologie semplici, economiche e di facile impiego, che consentono alle famiglie e alle piccole aziende di risolvere problemi altrimenti costosi da affrontare. Il kit per il drenaggio dell’acqua in Etiopia ad esempio richiede 16 dollari di spesa, ma consente di aumentare di 360 dollari il valore del raccolto per ettaro all’anno, ma anche di ridurre l’erosione del suolo, come ha spiegato Melesse Temesgen, manager della Aybar, che aggiunge: “purtroppo in pochi sanno di questa tecnologia: servono promozione e incentivi da parte delle istituzioni”.

In Costa d’Avorio ecco il gas per cucinare tre ore di fila

In Costa D’Avorio si produce il 40 per cento del cacao mondiale, eppure gli agricoltori sono poveri. Io e miei colleghi abbiamo deciso di migliorare le loro condizioni” ha detto invece Noel N’guessen, della Lono. Per questo, “abbiamo sviluppato un congegno che, a partire dai rifiuti, produce gas che consente alle donne di cucinare fino a tre ore consecutive“. Un altro modo per evitare emissioni di gasolio o dispersione di rifiuti nell’ambiente.

In Ghana via i generatori a gasolio, arriva quello solare (e portatile)

La sostenibilità nelle piccole realtà rurali interessa anche gli inventori del ‘Solar Pulse Power hubin Ghana, che assieme ai generatori portatoli a energia solare, hanno sviluppato il servizio ‘pay-as-you-go’, che consente ai clienti di effettuare i pagamenti o trasferire somme di denaro tramite il proprio smartphone. In aree remote, è un altro modo per avvicinare le distanze e abbattere le barriere. “Sognavo di lavorare con le rinnovabili da quando andavo al liceo, e ce l’ho fatta”, ha spiegato uno degli inventori, Prince Nana Kow Essel.

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