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A Expo il ‘Banchetto di Babele’: il cibo unisce le culture – VIDEO

Protagoniste sono quattordici ragazze provenienti dal Congo, dalla Bosnia, dalla Mauritania, dalla Nigeria, dal Senegal, dal Mali, dall'Ucraina

Pubblicato:18-10-2015 09:35
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:39

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il banchetto di babeleAl banchetto di Babele si nutre il corpo ma anche l’anima“. Iniziamo volentieri da questa citazione presa direttamente dall’incipit dello spettacolo omonimo, ‘Il banchetto di Babele’, presentato dalla fondazione Il faro di Susanna Agnelli allo spazio The waterstone by Intesa San Paolo di Expo Milano 2015. Un’anima, la nostra, forse fin troppo inaridita dai recenti avvenimenti a largo delle nostre coste o ai valici delle nostre frontiere e imboccata da questa performance teatrale nata dal lavoro di un gruppo di giovani donne rifugiate allieve di un corso di cucina professionale e di un laboratorio di teatro, che, dirette da Laura Di Pietro di Artigiani digitali, sono state il veicolo per un messaggio fondamentale, ossia di come il cibo possa risultare un collante per unire culture di tutto il mondo.

Protagoniste sono quattordici ragazze provenienti dal Congo, dalla Bosnia, dalla Mauritania, dalla Nigeria, dal Senegal, dal Mali, dall’Ucraina: “L’idea è stata quella di partecipare al progetto in prima persona- ha spiegato Di Pietro- In pratica io ho fatto il corso con le ragazze, una cosa per sole donne con una condivisione al femminile del loro passato, tentando da parte nostra di ascoltare quelle voci”, e realizzando così a lavoro fatto “una riflessione su come loro percepiscono noi e su come noi percepiamo loro, tentando di capire quali sono le esigenze reali di una persona che fugge dal proprio Paese e arriva qui volendo soltanto condividere la possibilità di una nuova vita”, spesso “non sapendo da dove cominciare” perché “noi pensiamo di aver paura di loro ma in realtà loro hanno molta più paura di noi” proprio in virtù del fatto che il nostro “è un mondo completamente diverso”.

babeleSono ormai anni che la fondazione Il faro si impegna nell’assistenza, nell’orientamento, nella formazione professionale di giovani stranieri e italiani che provengono da contesti sociali e politici difficili. In questa circostanza si è avvalsa della collaborazione di Artigiani digitali, un progetto di comunicazione sensibile nato per dare voce alla realtà dell’universo no profit attive nella promozione di iniziative di pubblica utilità e volte al benessere collettivo: “L’integrazione con le tematiche di Expo l’abbiamo fatta quasi senza volerlo- ha spiegato il direttore della fondazione Il Faro, Gianni Del Bufalo- in sostanza lo scorso anno abbiamo immaginato un corso di formazione unito a un percorso teatrale che aveva come temi il cibo e la cultura, con il cibo utilizzato come linguaggio attraverso cui le persone potessero esprimere la loro cultura, e abbiamo coinvolto in questo cammino 14 donne rifugiate. Quando abbiamo visto il tema di Expo abbiamo colto che l’argomento era lo stesso, dunque abbiamo pensato che potesse essere una buona cosa venire a condividere la nostra esperienza con gli amici di Expo”.


E in effetti l’idea non è risultata buona ma ottima, sempre cavalcando quell’idea di comunicazione sensibile e trasversale, che percorrendo un sentiero creativo tra le diversità ci ricorda che siamo tutti figli dello stesso Sole, come ribadisce Del Bufalo: “La cultura diversa di partenza è certo una difficoltà in più- ha raccontato ai microfoni dell’agenzia Dire- ma noi siamo convinti che questa sia una ricchezza”, valorizzata proprio attraverso il cibo che nutre l’anima, “ed è importante che le persone considerino il cibo anche come il modo di vivere la propria cultura anche in Paesi diversi dal proprio”.

di Nicola Mente – giornalista

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